gianni marella agnelli

1. SE NE VA A 92 ANNI MARELLA AGNELLI, VEDOVA DELL’AVVOCATO: ERA MALATA DA TEMPO – E’ STATA L’”ULTIMO CIGNO”, L’ULTIMA RAPPRESENTANTE DI UNO STILE CHE NON C’È PIÙ - L’ARTE, LA MODA, I WEEK END CON I KENNEDY, LE VACANZE DORATE, LE FESTE ORGANIZZATE DALL’AMICO TRUMAN CAPOTE A NEW YORK - NELLE INTERVISTE GIANNI HA AMMESSO DI ESSERE STATO UN MARITO DEVOTO, MA NON FEDELE. MARELLA LO SAPEVA. ANCHE DA QUESTO FORSE È NATO IL SUO DISTACCO, IL SUO RIFIUTO DELLA MONDANITÀ, IL RINCHIUDERSI IN UN MONDO FATTO DI CASE E DI CANI, DI QUADRI E FOTOGRAFIE - LE LITI CON LA FIGLIA MARGHERITA SULL'EREDITA'

  1. AGNELLI

Da Dagospia del 22 gennaio 2018

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/storia-uomo-che-vita-ha-avuto-tutto-bellezza-fascino-165403.htm

 

  1. LA VITA PAZZESCA DELL'AVVOCATO

Da Dagospia del 7 settembre 2017

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/nbsp-notti-bianche-base-sesso-coca-testicoli-toro-serviti-155540.htm

 

  1. AGNELLI A MOLLO
  2. Da Dagospia del 7 agosto 2018

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/agnelli-mollo-esclusiva-39-39-chi-39-39-foto-180512.htm

 

 

Vittorio Sabadin per la Stampa

MARELLA GIANNI AGNELLI

Addio a Marella Agnelli. La vedova dell’Avvocato Giovanni Agnelli è morta questa mattina nella sua casa di Torino. Aveva 91 anni. Marella Caracciolo di Castagneto sarà ricordata dalla gente per il suo volto enigmatico, per il lungo collo del ritratto di Richard Avedon, per quel suo essere seducente e distante insieme, e per la riluttanza a esibire il privilegio del suo rango. Chi l’ha conosciuta e le ha voluto bene, e ha avuto modo di scoprirne i segreti, la ricorderà in un altro modo: come una donna dinamica e arguta, sempre alle prese con qualche nuovo progetto. Ma a volte anche fragile e sofferente, consapevole che ogni grande fortuna ha un suo lato oscuro, un prezzo da pagare per averla avuta in dono.

MARELLA GIANNI AGNELLI

Donna Marella era figlia di una coppia che si era incontrata troppo giovane. Filippo Caracciolo di Melito, discendente di un nobile e antico casato napoletano, aveva solo vent’anni quando sposò l’americana Margaret Clarke, figlia di un magnate del whisky. Due ragazzi che affrontavano la vita in una “fragilissima imbarcazione”, come ricordò la stessa Marella, incapaci di costruirsi un futuro che poi Filippo troverà nella diplomazia. La sua grande famiglia era gremita di espatriati angloamericani e di esponenti della vecchia aristocrazia, lunghi e dinoccolati come nei ritratti di Modigliani, che passavano il tempo a farsi visita in ville sempre più decrepite sulle colline di Firenze, discutendo ogni volta per ore del nulla.

 

marella agnelli by richard avedon

Dopo la guerra, l’incontro con i figli di Edoardo Agnelli e di un’altra nobildonna con vibrante sangue americano nelle vene, Virginia Bourbon del Monte, svelò a Marella l’esistenza di un mondo diverso. Quei giovani vivevano una vita elettrizzante, che a lei sembrava invitante e persino allegramente amorale. Diventò molto amica delle ragazze: Maria Sole le regalò le prime scarpe sexy, rosse e con i tacchi, mentre Susanna cominciava già a pensare a come farle sposare Gianni, perché era convinta che il fratello non avrebbe potuto trovare una donna più adatta a lui.

L’Avvocato non ricordava quando aveva incontrato Marella la prima volta: forse a Roma, con le sorelle, forse al Forte, in Versilia. Si frequentarono per otto anni, con alti e bassi, scappatelle di Gianni, burrasche e riconciliazioni. Si sposarono nel 1953, nella cappella del castello di Osthofen, fuori Strasburgo, lui ancora con le stampelle dopo l’incidente in auto in Costa Azzurra, lei magnifica nell’abito di Balenciaga, fotografati con discrezione da Robert Doisneau, quello del “Bacio davanti all’hotel De Ville”.

Non si sa se Giovanni Agnelli abbia mai detto davvero che solo le cameriere si innamorano, ma avrebbe potuto sicuramente pensarlo. Nelle interviste ha ammesso di essere stato un marito devoto, ma non fedele. Diceva di avere conosciuto mariti fedeli che erano pessimi mariti, e mariti infedeli che erano ottimi mariti. A Enzo Biagi aveva spiegato qual era per lui il confine invalicabile: «Si può fare di tutto, ma la famiglia non la si può lasciare». Marella lo sapeva. Anche da questo forse è nato il suo distacco, il suo rifiuto della mondanità, il rinchiudersi in un mondo fatto di case e giardini, di cani, di tessuti e mobili, di quadri e fotografie, di ricordi e pensieri affidati a libri che ora andrebbero riletti, l’ultimo dei quali, “La signora Gocà”, è uscito solo l’anno scorso.

Gianni Agnelli con Marella

Gli anni della mondanità sono finiti presto. I week end con i Kennedy, le vacanze dorate, le feste organizzate dall’amico Truman Capote a New York, come quella del vestito bianco di Givenchy, con la maschera e le piume, per il “Black and White Ball” al Plaza nel 1966, le lasciavano un senso di vuoto. Citava spesso una frase di Russel Page, il celebrato paesaggista inglese: «Occorre saper essere il servitore di qualcosa di più alto, o si diventa schiavi di tutto ciò che c’è di più in basso». E quello che c’era di più in alto era la bellezza dell’arte, l’armonia dei giardini, l’elegante equilibrio di una stanza bene arredata nella quale sentirsi bene.

Delle sue case, Marella amava molto quella di famiglia, a Villar Perosa, di cui aveva rifatto il giardino prima con l’aiuto di Page e poi di Paolo Pejrone. A fine maggio, invitava ogni anno un centinaio di personalità e di dirigenti del gruppo Fiat “a visitare il giardino delle rose”. Riceveva gli ospiti all’ingresso uno per uno con il marito, a volte anche con i figli Edoardo e Margherita, sottoponendosi a un’ora di estenuanti ossequi e impacciati baciamano. Ogni particolare di quei ricevimenti era impeccabile e il giardino meraviglioso. Nello splendido parco di quella villa Marella ha visto giocare i suoi nipoti, tutti figli di Margherita: John, Lapo e Ginevra Elkann; Pietro, Sofia, Maria, Anna e Tatiana de Pahlen; e poi i sei pronipoti, che hanno ripetuto negli anni sull’erba e intorno alla piscina le stesse grida e gli stessi giochi.

Edoardo, Marella e Gianni Agnelli

Non stava invece volentieri alla Villa Leopolda di Villefranche-sur-mer, una residenza degna dei libri di Scott Fitzgerlad, ma troppo legata agli anni giovanili di Gianni, né nell’ex convento di Alzipratu, in Corsica. C’erano poi le case di Roma, vicino al Quirinale, lo chalet di Chesa Alcyon a Sainkt-Moritz, i due appartamenti di Parigi, e il 17° e 18° piano del palazzo di Park Avenue a New York, che lei aveva arredato con mobili antichi russi e francesi che erano stati nelle stanze di imperatori e zar, e anche con un finissimo bureau plat appartenuto al figlio illegittimo di Talleyrand che da solo valeva 5 milioni di dollari. C’erano poi i quadri: i Picasso, i Balthus, i de Lempicka, i Canaletto, i Renoir, i Moreau, il Bacon di “Studies for a Pope”, gli Schiele e i Klimt, distribuiti nelle residenze che dovevano essere lussuose, ma non sembrare case da ricchi. Ogni cosa, nello stile di Donna Marella, doveva essere misurata, armoniosa, non esibita e mai completamente svelata. Molti di questi quadri si trovano ora nella Pinacoteca del Lingotto a Torino, inaugurata poco prima della morte di Giovanni Agnelli.

gianni agnelli e marella caracciolo

Dicono che sia stata una madre assente, totalmente presa dal suo mondo. Ma niente le ha causato più sofferenza del drammatico suicidio del figlio Edoardo nel 2000 e delle recenti incomprensioni con la figlia Margherita sull’eredità dell’Avvocato. Le chiamava “le sofferenze inaspettate”, quelle che colpiscono a tradimento e per questo causano un dolore dal quale non si guarisce. Dopo la morte di Edoardo si era rifugiata nel sogno di un’altra splendida casa, quella di Ain Kassimou, “l’occhio della fonte”, a Marrakech in Marocco, acquistata da Patrick Guerrand-Hermès. Dal 2005 vi abitava stabilmente, lontana da ogni ricordo, coltivando il suo ultimo giardino segreto.

Nata a Firenze il 4 maggio del 1927, Marella Caracciolo di Castagneto Agnelli si è spenta a Torino a 91 anni. E’ stata, come diceva il titolo inglese di una sua biografia, l’”Ultimo cigno”, l’ultima rappresentante di uno stile che non c’è più, e che non era solo frutto della ricchezza e del privilegio. Il giorno in cui Gianni Agnelli morì, Marella era rimasta accanto al letto per ore, tenendo nella sua la mano del marito sofferente. Guardava quell’uomo dal fascino irresistibile che aveva sempre amato, e che era andato a volte molto lontano, ma era sempre tornato a casa. Nella notte lui aveva sussurrato: «Vorrei dormire». Lei aveva risposto con un altro sussurro: «Dormi…». L’ultima parola che l’Avvocato ha sentito.

MARELLA AGNELLIgiovanni e marella agnelli al ballo di truman capoteok-goca- marella agnellimarella agnelli 5Goca-lettera - marella agnelligiovanni e marella agnelli al ballo di truman capote

gianni e Marella Agnellimarella agnelli 3Marella Caracciolo Agnelli marella agnelli gianni agnelli e marellla agnelli marella agnelli last swan marella agnelli Marella Caracciolo Agnelli Marella Caracciolo Agnelli Contessa Marella Caracciolo Agnelli con un abito da sera di Federico Forquet , 1946 - foto ghergo napolitano e marella agnelli Giovanni Spadolini, marella e Susanna Agnelli, Marco Benedetto, Cesare RomitiMargherita e Marella Agnelli GIOVANNI AGNELLI E MARELLA CARACCIOLO AL BALLO SERRA DI CASSANO John Elkann e Marella AgnelliLapo Elkann e Marella Agnellimarina cicogna Marella Agnelli e il fratello Carlo Caracciolo MARELLA GIANNI AGNELLI

1961 Carlo e Marella Caracciolo Giovanni Agnelli Oddone Camerana

 

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…