
"CHIARA NON VENDEVA PANDORI PER DONARE SOLDI AI BAMBINI MALATI, AVEVA UN MATRIMONIO INFELICE E NON ERA UNA VERA IMPRENDITRICE" - SELVAGGIA LUCARELLI SUONA LA SVEGLIA ALL’INFLUENCER CHE, DOPO UN 2024 DISASTROSO ANCHE PER LA SUA SOCIETÀ “LA FENICE”, NON HA UN PROGETTO PER RIPARTIRE: “DAL PANDOROGATE IN POI, I FILTRI FELICITÀ SONO SVANITI. SAPPIAMO CHE QUASI NULLA DI CIÒ CHE VEDEVAMO ERA, ED È, VERO. FERRAGNI DOVREBBE IMPEGNARSI A ESSERE DIMENTICATA PER CIÒ CHE È STATA. MA IL SUO PROBLEMA È LA MANCANZA DI CAPACITÀ DI ACCETTARE L’IDEA CHE NON POTRÀ MAI TORNARE QUELLA DI PRIMA. IL PIÙ GRANDE AIUTO GLIELO HANNO FORNITO FEDEZ E CORONA CHE, A FURIA DI FARCI SAPERE QUANTO FOSSE CORNUTA, HANNO OTTENUTO DUE EFFETTI…"
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L\'ANNUS HORRIBILIS DI CHIARA FERRAGNI: HA DIVORZIATO E LA SUA SOCIETA (\'FENICE\') STA ANDANDO A...
Dalla newsletter “Vale Tutto” di Selvaggia Lucarelli
COSA NON STA FACENDO CHIARA FERRAGNI PER SALVARE LE SUE SOCIETÀ
Le prime notizie sul bilancio 2024 delle società di Chiara Ferragni sono disastrose e credo non ne sia stupito nessuno. Dopo il Pandoro Gate (dicembre 2023) i suoi contratti da testimonial sono stati annullati, non ne sono arrivati di nuovi, molti prodotti del suoi brand sono finiti svenduti su piattaforme estere se non nei mercatini o addirittura donati a qualche scuola africana.
Come riporta oggi il “Corriere della sera”, il brand Chiara Ferragni, fino a novembre 2024, ha realizzato poco meno di 2 milioni di fatturato con perdite cumulate (2023+2024) a circa 10 milioni. La sua società Fenice ha tagliato brutalmente i costi: oggi il numero dei dipendenti si è ridotto da 16 a otto e la società ha lasciato i suoi uffici per trasferirsi nella sede della holding Sisterhood di Chiara Ferragni.
Il futuro è molto nebuloso. Il 2025 non sembra essersi aperto con prospettive brillanti. Ad oggi, l’unico brand di cui Chiara Ferragni è testimonial sarebbe una linea di prodotti per capelli vegana la cui strana società, con sede in Spagna, non pare un colosso nel mondo della cosmetica. Anzi.
Il problema, poi, è che si tratta di un brand decisamente lontano dal posizionamento-Ferragni che, negli anni, ha dimostrato di non avere alcuna sensibilità per temi etici legati a ambiente e animali. Anzi, è stata tra le poche influencer a indossare ostinatamente pellicce e pure nell’ultimo anno ha più volte esibito le famose Hermès di pelle esotica, oltre che i soliti, amatissimi hamburger di varie multinazionali. Che ci azzecchi, dunque, il simbolo del consumismo 2.0 Ferragni con il veganismo è cosa ignota, ma non è la questione etica che mi interessa al momento.
La sua idea di legarsi a un brand vegano è la dimostrazione di quanto purtroppo il suo progetto di ripartenza non tenga in considerazione l’importanza di una strategia. Che come primo step dovrebbe individuare un nuovo posizionamento. Come ho sempre detto, il problema di Chiara Ferragni è la mancanza di capacità di accettare l’idea che non potrà mai tornare quella di prima.
Ha una sorta di dismorfofobia per cui lei si guarda allo specchio e si vede ancora Barbie City Life, non scorge le macerie che solo in piccola parte il tempo ha spazzato via. I cumuli restano e per quanto siano montagne ai bordi delle strade e non più cemento e polvere che impediscono il cammino, Chiara Ferragni non ha ancora riparato il disastro che ha combinato.
E non riuscirà a farlo in maniera seria e solida finché non capirà che sta provando a rientrare dalla stessa porta da cui era uscita, mentre dovrebbe cominciare a costruire altrove. La sua presenza a qualche sfilata dovrebbe essere l’accessorio di una strategia larga, magari utile a sostenerla anche sul piano dell’autostima, ma non è la vera ripartenza che Ferragni immagina.
Quel suo malinconico “Mi siete mancati” ai fotografi la catapulta di nuovo in una dimensione vanesia e adolescenziale in cui Ferragni si racconta come una ragazzina messa ingiustamente in pausa dalla sua fame di flash. E ricorda in maniera inquietante quel “….poi uscivo e le persone mi chiedevano i selfie” detto da Fabio Fazio.
CHIARA FERRAGNI MILANO FASHION WEEK
Ed è ancora più sbagliato, a livello strategico, rispondere ancora ai giornalisti che le chiedono del Pandoro Gate “Io non ho fatto niente, io sono innocente” (come ha fatto qualche giorno fa). Chiara Ferragni ha pagato una sanzione milionaria all’antitrust, ha risarcito i consumatori perché ritirassero le querele, ha fatto una donazione milionaria ai Bambini delle fate per chiudere il suo contenzioso con l’Antitrust, ha donato spontaneamente un milione all’Ospedale Regina Margherita per cercare di recuperare la sua reputazione.
Se non avesse fatto nulla, se fosse stata innocente tutto questo non sarebbe accaduto. Che abbia fatto pubblicità ingannevole giocando sulla beneficenza è ormai un dato di fatto. Non è in discussione. Al massimo, si può dire innocente in relazione al procedimento penale in corso, ma sul resto sarebbe meglio tacere.
E dico “tacere” perché capisco che quando ti attende un processo ammettere le proprie colpe possa metterti in una situazione complicata, ma basterebbe dire “ho sbagliato e mi sono assunta le mie responsabilità pagando come giusto sanzioni e risarcendo i consumatori. Ho commesso gravi errori per cui chiedo scusa e per cui sto ancora pagando, ma non ho commesso reati e intendo dimostrarlo in tribunale”. Fine.
Un paio di settimane fa, a Verissimo, dicevo che io credo che Chiara Ferragni meriti la sua seconda possibilità e che sia insopportabile il riferimento al Pandoro dei commentatori con la bava alla bocca qualunque cosa faccia. Il problema però è che l’attenzione riuscirà a focalizzarsi su altro quando Chiara Ferragni sarà in grado di trovare un nuovo posizionamento. Quando si metterà a fuoco e deciderà di cercare sostanza anziché ricominciare da una dimensione basata sull’apparenza a cui non crede più nessuno.
I pensierini sulla felicità, le immagini motivazionali rubacchiate in giro, le foto patinate in vacanza, i bambini di spalle sono contenuti della stessa materia di cui erano fatti quelli della famigliola felice con Fedez. Fuffa. Dal Pandoro in poi tutti i filtri felicità sono svaniti, ora sappiamo che quasi nulla di ciò che vedevamo era, è, vero. Non stavamo assistendo alla vita dei Ferragnez, ma alla mercanzia che mettevano in vetrina.
Ecco, Ferragni oggi continua ad abbellire la sua vetrina ricalcando lo stesso stile decorativo, ma non si preoccupa di cosa ci sia poi realmente in negozio. A queste condizioni, non può costruire la sua seconda opportunità, perché sta cercando di riacchiappare disperatamente la prima. E quindi- non lo ha ancora capito- proponendo lo stesso film, riceverà le stesse critiche dagli stessi spettatori.
Quel tipo di comunicazione, quella del privilegio, dell’esibizione del lusso, della dimensione svagata della vita perennemente in vacanza alternata alla narrazione zuccherosa di lacrime a favore di videocamera e della famiglia bionda con i filtri per spianare rughe e guai, è respingente. Evoca “il prima”. L’inganno a cui abbiamo assistito.
Chiara non vendeva Pandori per donare più soldi ai bambini malati di cancro, aveva un matrimonio infelice, non era una vera imprenditrice. Ci vendeva uno spot della sua vita e “noi” compravamo, ma l’immagine sulla confezione non somigliava al contenuto della scatola. Chiara Ferragni, dopo che quella scatola è stata aperta, l’ha chiusa di nuovo con lo scotch e non ci ha messo nulla di nuovo. Al massimo ha tolto qualcosa, continuando a occuparsi solo dell’immagine sulla confezione.
So che molti, in quest’anno trascorso nel caos, hanno provato a darle dei consigli lavorativi o si sono offerti di farlo, ma Ferragni è impermeabile ai consigli. Vuole fare di testa sua. E apparentemente non ha altre strategie se non quella di tornare alle sfilate, ai supplied, a quello che ci siamo detti. Probabilmente, sulla scia di ciò che sta facendo arriverà il momento del suo nuovo documentario autocelebrativo sulla Fenice che risorge dalle ceneri e su quanto ha sofferto e così via.
achille lauro fedez chiara ferragni
Escamotage che non servirà a riposizionarla davvero perché Ferragni non ha bisogno di venire perdonata. HA BISOGNO DI VENIRE CANCELLATA. Anziché sforzarsi di venire ricordata per ciò che era, dovrebbe impegnarsi a venire dimenticata per ciò che è stata e a fare in modo che le persone possano appassionarsi alla sua nuova sé.
Ammetto di aver provato a cercare qualcosa che potesse farmi sperare in un suo cambiamento, ma alla soglia dei 40 anni è purtroppo cristallizzata in una dimensione adolescenziale che sembra irrecuperabile. Il fatto di non riuscire a dire a sua madre di smetterla di lasciarle sotto ogni foto quei commenti caramellosi e svenevoli che la infantilizzano, la dice lunga sulla determinazione nell’uscire dal cliché della influencer che non riesce a diventare adulta. Neppure dopo lo tsunami che ha affrontato.
fedez angelica montini chiara ferragni achille lauro novella 2000
E non aiuta quel mostrarsi sempre in vacanza, decine e decine di vacanze che vanno nella direzione opposta rispetto a ciò che le occorrerebbe per costruire una nuova immagine. O forse una nuova Chiara Ferragni, quella vera però. Come racconto nel mio libro “Il vaso di Pandoro” l’incidente della beneficenza è stato a lungo preceduto da una serie di indizi che lasciavano presagire il disastro imminente (per gli occhi attenti, ovviamente).
Tra quegli indizi c’era proprio il fatto che Ferragni sembrasse andare nella sua direzione ostinata (un muretto a secco) senza mai ascoltare le critiche. La più importante riguardava l’esibizione spudorata del privilegio che poi - come un boomerang - ha trasformato la disapprovazione per il Pandoro Gate in una valanga d’odio proporzionata, ahimè, a quella spudoratezza.
Purtroppo Ferragni non sembra neppure aver capito neppure questo. La sua vita in vacanza, reputazionalmente parlando, non la aiuta. E alimenta l’idea di vacuità che le è rimasta appiccicata addosso dopo le testimonianze dei suoi ex dipendenti che non la vedevano mai in ufficio. E che sapevano quanto fosse Fabio Damato la vera “mente”. I recenti video di TikTok delle sue dipendenti che raccontano come sia una giornata di lavoro con Ferragni sono infantili e cringe.
Non aiutano a restituire un’idea solida della Ferragni imprenditrice e della sua azienda, ma somigliano a un qualsiasi TikTok del fuori sede che racconta una sua giornata tipo a Milano tra monolocale di 11 mq, aperitivo e lezioni in Bicocca. Tra parentesi, nel video della dipendente Maria si parla del “debutto” dello stilista emergente di Marco Rambaldi, che in realtà ha debuttato parecchi anni fa (nel 2014) e non è un novellino.
Paradossalmente, il più grande aiuto da un punto di vista reputazionale ad oggi glielo ha fornito il duo Falena/Pianta infestante (Fedez e Corona) che a furia di farci sapere quanto fosse cornuta, a furia di sbeffeggiarla o semplicemente di gettare la sua carcassa ai lupi famelici del gossip più becero, hanno avuto due effetti: svegliarla per una volta dal suo torpore e costringerla a reagire (querelando finalmente Corona e spiegando- in minima parte- al mondo chi sia il suo ex marito). E accusando finalmente l’ex marito di complicità con l’altro.
In secondo luogo, la volgarità con cui la premiata ditta si è scagliata su di lei, il modo in cui il suo ex marito- per mesi e mesi- ha lasciato che l’altro parlasse di lei e del suo nuovo fidanzato Tronchetti Provera, il fatto che lo abbia messo al corrente della vita sua e di Chiara con particolari intimi e privati, ha avuto l’effetto che Fedez e Corona mai avrebbero voluto: e cioè che alla fine Chiara Ferragni sia passata per la vittima di due maschi “tossici”.
giovanni tronchetti provera chiara ferragni
Che il pubblico (me compresa), in questa vicenda, abbia simpatizzato per lei. Quello che mi ha inorridita è che in compenso non ci sia stato un giornalista e una femminista di quelle molto attive sui social e che prima le strizzavano l’occhio continuamente, che l’abbiano difesa dalla violenza con cui quei due si sono scagliati contro di lei. L’uno passando informazioni inutilmente crudeli e pruriginose, l’altro dandole in pasto al pubblico con fattura annessa. Con commenti e pensieri sessisti e violenti.
Quando era all’apice del suo successo Ferragni veniva difesa dai suoi soldatini della stampa perfino da una mia mezza critica sul suo modo di gestire la ricchezza e la privacy dei figli (per dire), ora che non conta più nulla non viene difesa da chi la massacra gratuitamente. Ma questa è un’altra storia di cui parlerò più in là.
chiara ferragni giovanni tronchetti provera foto chi 9
Infine, potremmo dire che Ferragni, nella sua totale incapacità di reinventarsi, ha centrato solo un punto: il fidanzamento. Nonostante si dica che la famiglia di lui non sia entusiasta, il legame con Giovanni Tronchetti Provera sembra sopravvivere agli imbarazzanti scossoni degli ultimi mesi.
Per Ferragni, l’ingresso ufficiale nella famiglia Tronchetti Provera vorrebbe dire una nuova verginità in molti ambienti che contano, un ingresso nella Milano dei poteri forti e la conseguente, totale sudditanza di molta parte della stampa italiana. E dunque, il “perdono” da parte di molte maison. Perchè in Italia se sei milionario i giornalisti ti amano. Se sei miliardario ti venerano.
Non è però la soluzione a tutti i suoi problemi, al momento. E dipende molto da ciò che Ferragni sogna di diventare. Una ricchissima signora milanese con molti figli, molti giorni di vacanza tra Forte, Portofino e St Moritz e lo sfizio della moda (legittimo) o/e altro?
chiara ferragni giovanni tronchetti provera
In realtà, l’ “altro” non esiste perché Ferragni sembrerebbe- al massimo- cercare di tenere aperta la possibilità che ci siamo detti fin qui. E cioè tornare ad essere Barbie City Life lasciandosi indietro il passato senza averne fatto niente di buono. Perché in fondo- l’amara sensazione è questa- quel che le importa non è ciò che ha imparato dal suo annus horribilis , ma ciò che le è mancato: i fotografi.