“HO FATTO UNA CAZZATA. VENITE, HO ACCOLTELLATO MIO PADRE” – A SESTO SAN GIOVANNI, ALLE PORTE DI MILANO, UN DICIANNOVENNE HA UCCISO IL PAPÀ E POI HA CHIAMATO I CARABINIERI: QUANDO I MILITARI SONO ARRIVATI IL CORPO DELL’UOMO ERA SUL LETTO, A PEZZI E IN PARTE DISOSSATO – I RACCONTI DEI VICINI: “NON SI SONO MAI SENTITE URLA O LITIGI, MA NON STAVANO BENE” – IL FIGLIO, GIANLUCA LOPRETE, ERA STATO SEGUITO PER UNA VITA DAGLI PSICHIATRI: HA ABBANDONATO LA SCUOLA PRIMA DEL DIPLOMA E NON AVEVA UN LAVORO. IL PADRE ERA STATO COLPITO DA UNA FORTE DEPRESSIONE DOPO LA SEPARAZIONE CON LA MOGLIE E NON USCIVA MAI DI CASA...
Monica Serra e Andrea Siravo per www.lastampa.it
Quando alle otto del mattino ha chiamato i carabinieri, ha detto soltanto: «Venite, ho accoltellato mio padre». All’arrivo dei militari nell’appartamento al terzo piano del palazzo vicino all’ospedale di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, il diciannovenne Gianluca Loprete era sotto choc.
Ha farfugliato qualcosa: «Ho fatto una cazzata», indicando la camera matrimoniale. Sul letto c’era quel che restava del padre Antonio. Il corpo fatto a pezzi, in parte disossato, addosso ancora brandelli della sua maglietta, in mano un grosso coltello da cucina. Probabilmente proprio quello usato per ammazzarlo.
«Mai da quell’appartamento si sono sentite urla, litigi», racconta un vicino di casa. «Forse però il papà non aveva capito suo figlio. E poi, tutti e due non stavano bene», scuote la testa. Per una vita Gianluca Loprete era stato seguito da uno psichiatra infantile. Con la maggiore età, è passato in cura al Cps, dove si è presentato per l’ultima volta nel marzo scorso.
«Fumava marjuana con gli amici. Certe volte la puzza si sentiva dalle scale del palazzo, così ero andato a lamentarmi col padre, che diceva di non essersi mai accorto di nulla», racconta Luciano, che vive al quinto piano. «Spesso lo faceva con gli amici, li vedevamo uscire da casa fatti, era inaccettabile».
Il diciannovenne aveva abbandonato la scuola prima ancora del diploma, risultava iscritto a una scuola serale ma di fatto trascorreva il suo tempo a far nulla. Era rimasto a vivere da solo col padre, dopo la separazione dalla madre, ecuadoriana, che si era trasferita a Bolzano, dove Gianluca era anche andato a stare per un periodo di recente. «Quando è tornato - dice ancora Luciano - era più ombroso di prima. Lui, però, almeno usciva. Andava al parco nord, secondo me continuava a fumare ma non lo faceva più qui».
Il padre, Antonio Loprete, 57 anni, invece, quasi non usciva più, da quando era stato colpito da una forte depressione, che lo aveva portato anche a una settimana di ricovero in ospedale. Laureato all’università Bocconi «con 110 e lode - racconta Luciano - tanto che all’epoca le banche facevano a gara ad assumerlo», per tanto tempo ha diretto una filiale della banca popolare di Milano. Quando ha iniziato a stare male, però, ha abbandonato il lavoro e si è chiuso in casa, dove trascorreva le sue giornate in condizioni di grande difficoltà. L'ultima volta che i vicini lo hanno visto è stato sabato, tra le undici e mezzogiorno, poche ore prima di essere ammazzato.
I carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, diretti dai comandanti Michele Miulli e Antonio Coppola, hanno trovato l’appartamento di famiglia in condizioni di grande disagio. Era tutto sporco, in disordine. In attesa del medico legale e della squadra Rilievi, il diciannovenne è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario e vilipendio di cadavere, ed è stato accompagnato in caserma.
Davanti al pm di turno della procura di Monza, Carlo Cinque, dopo aver consultato il suo avvocato - che chiederà una perizia psichiatrica - si è avvalso della facoltà di non rispondere. Per questo al momento è difficile capire se ci sia stata e quale sia stata l’eventuale causa scatenante del delitto, con un precedente recente per le modalità a Melzo, sempre in provincia di Milano, dove una donna ha ucciso e fatto scempio del corpo dell’anziana madre.