LA SFORTUNA DI ESSERE UN POVERO CRISTO E NON CECILIA SALA – SUL CASO DEL COOPERANTE ITALIANO ALBERTO TRENTINI, ARRESTATO IN VENEZUELA LO SCORSO 15 NOVEMBRE, È CALATO IL SILENZIO SUI SOCIAL E SUI MEDIA, NON CI SONO MOBILITAZIONI COME AVVENNE NEL CASO DELLA GIORNALISTA LIBERATA DAL CARCERE IRANIANO, FIGLIA DI MANAGER, CON IL PADRE AMICO DI TAJANI – IL 45ENNE È IN CARCERE DA 80 GIORNI, SENZA CHE NESSUNO ABBIA POTUTO VEDERLO O CHE GLI SIA STATA CONCESSA UNA TELEFONATA AI GENITORI. IL GOVERNO ITALIANO COSA STA FACENDO? – VERDELLI: “QUELLA DI NICOLÁS MADURO È UNA DEMOCRAZIA PER FINTA. TOGLIE DI MEZZO I NEMICI, O PRESUNTI TALI, SENZA DARE SPIEGAZIONI O INVENTANDOSELE”
Estratto dell’articolo di Carlo Verdelli per il “Corriere della Sera”
Un altro italiano che scompare, come di recente Cecilia Sala, solo che stavolta dal buco nero che sembra averlo inghiottito in Venezuela non arrivano segnali di alcun tipo, né motivazioni ufficiali per le quali sarebbe stato arrestato, né dove si trova, come sta (soffre di pressione alta e deve assumere farmaci), in che condizioni è costretto.
Si chiama Alberto Trentini, 45 anni, veneziano, cooperante per studio e professione, una bella faccia buona con i capelli corti, barbetta leggera, occhi chiari, ma il suo volto e il suo nome dicono poco a troppi e sulla sua sorte non sembra montare quell’ondata di partecipazione e di mobilitazione che tante volte è stata decisiva, l’ultima proprio con Cecilia.
La perdita di qualsiasi contatto con Alberto risale ormai al 15 novembre. Ottanta giorni senza che nessuno abbia potuto vederlo, senza che gli sia stata concessa una telefonata ai genitori Armanda ed Ezio o alla sua compagna, senza che sia stato consentito ad alcuna delle autorità italiane di poterlo almeno incontrare.
Il governo di Nicolás Maduro, la cui rielezione nel luglio scorso non è stata riconosciuta da molti Paesi tra cui l’Italia per sospetti brogli elettorali, è una democrazia per finta. Toglie di mezzo i nemici, o presunti tali, senza dare spiegazioni o inventandosele: terrorismo, agenti destabilizzatori, spie al servizio delle opposizioni interne o internazionali.
Laureato in Storia a Ca’ Foscari, master in assistenza a Liverpool e in sanificazione dell’acqua a Leeds, decine di esperienze sul campo (Ecuador, Bosnia, Etiopia, Paraguay, Nepal, Grecia, sei mesi in Perù nel 2017 ad assistere migliaia di famiglie colpite dalle inondazioni) Trentini era in Venezuela da ottobre, coordinatore di una ong francese, «Humanity and Inclusion», prevalentemente dedicata agli aiuti alle persone con disabilità, [...]
cecilia sala con giorgia meloni a ciampino 1
Perché l’hanno arrestato? Perché lo stanno tenendo, come parrebbe, in qualche cella di Caracas e non si sa neanche quale? Perché come Paese veniamo rimbalzati di fronte alla richiesta non soltanto di rilasciare un nostro connazionale, ma persino a quella di poterlo contattare?
Non si può proprio trascurare l’appello che Paola e Claudio, genitori di Giulio Regeni, hanno lanciato da Fabio Fazio durante l’ultima puntata di Che tempo che fa. «La famiglia di Alberto Trentini non ha più notizie dal 15 novembre. Chiediamo che il governo si dia una mossa perché è passato troppo tempo. Vogliamo che questo giovane italiano torni a casa sano e salvo. E venga rispettato come portatore di pace».
[...] Evitare con ogni mezzo che si ripetano tragedie come quella che ha devastato il ricercatore Giulio Regeni: firmato da chi quella tragedia la porterà sulle spalle e nel cuore per sempre.
Forse queste parole, e la credibilità di chi le ha pronunciate, hanno spinto ad accelerare la marcia della nostra diplomazia. Il terreno è minatissimo, l’interlocutore non appare tra i più affidabili, una mossa improvvida può fare precipitare la situazione e chi, malauguratamente, ci si trova dentro.
L’avvocato che si occupa di Alberto Trentini è lo stesso di Giulio, Alessandra Ballerini, e anche questa è una garanzia che ogni passo verrà tentato, con coraggio ma anche con la necessaria sapienza. Ma l’elemento decisivo, pur rispettando la raccomandazione del ministero degli Esteri di non entrare nei dettagli, è che la vicenda esca dall’anonimato e diventi quello che è: un caso nazionale, che sta a cuore alla nazione. La petizione per il suo rilascio, organizzata da Change.org, ha raggiunto le 40 mila firme: ne servirebbero il doppio, il quadruplo.
Se Cecilia Sala è già tornata al lavoro dopo i 21 giorni di incubo in una prigione iraniana, lo si deve in parte anche a questo, cioè all’azione forte di un governo, sostenuto da una spinta altrettanto forte dalla base del Paese. [...]
proteste in venezuela contro la rielezione di nicolas maduro 2cecilia sala con giorgia meloni dopo l atterraggio a ciampino proteste in venezuela contro la rielezione di nicolas maduro 13