OSPIZIO? IL SOLITO STRAZIO - SI ALLARGA L’INCHIESTA SULL’ISTITUTO EUROPEO PER LA TERZA ETÀ DI SALERNO, DOVE SONO STATI RILEVATI EPISODI DI MALTRATTAMENTI NEI CONFRONTI DI ANZIANI - I CARABINIERI HANNO SCOPERTO CHE IL GESTORE DELL’ISTITUTO AVEVA MESSO IN PIEDI UN RAGGIRO PER APPROPRIARSI DEI SOLDI DI UNA RICCA 86ENNE: SFRUTTANDO LO STATO DI INCAPACITÀ DELL'ANZIANA, LE HA FATTO REDIGERE DUE TESTAMENTI OLOGRAFI IN CUI VENIVA NOMINATO EREDE UNICO E…
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(ANSA) - Si allarga l'inchiesta riguardante l'Istituto Europeo per la terza età con sede a Salerno, dove sono stati scoperti episodi di maltrattamenti nei confronti di anziani residenti nella struttura. I carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Salerno hanno dato esecuzione, quest'oggi, ad un'ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di Sante Sica, gestore di fatto dell'Istituto Europeo per la terza età con sede a Salerno, sottoposto alla misura dei domiciliari; Karolin Cupo, direttrice nonché vicepresidente del consiglio di amministrazione, sottoposta alla misura del divieto di esercitare imprese e di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese, nonché di svolgere l'attività professionale di operatore socio sanitario per la durata di un anno.
Ed ancora, Angela Pina Grossi, sottoposta alla sospensione dell'esercizio del pubblico ufficio di amministratore di sostegno, tutore e curatore, per la durata di un anno. Nel corso delle indagini eseguite dai carabinieri del Nas di Salerno, che, lo scorso 29 ottobre, hanno già portato all'esecuzione di un'ordinanza cautelare a carico di dieci persone per i reati di sequestro di persona e maltrattamenti nei confronti di anziani, sono emersi elementi probatori che hanno consentito di contestare una complessa macchinazione ideata da Sante Sica e finalizzata ad appropriarsi del patrimonio di una signora facoltosa di 86 anni residente presso la struttura.
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Sica, sfruttando lo stato di incapacità dell'anziana ospite, le ha fatto redigere due testamenti olografi in cui veniva nominato erede unico. Ruolo chiave avrebbe rivestito anche l'amministratrice di sostegno, Angela Pina Grosso, la quale, anziché tutelare gli interessi della beneficiaria, ha aiutato il gestore della struttura promettendo di redigere una relazione dove falsamente si sosteneva che la donna aveva raggiunto un grado di autosufficienza tale da potersi revocare la nomina dell'amministrazione di sostegno in cambio della promessa di ottenere la metà del patrimonio della donna.