DITE A EFE BAL CHE NON HA PIU’ SCUSE PER NON PAGARE LE TASSE - CHI SI PROSTITUISCE PUÒ PAGARLE: LO DICE LA LEGGE - DAL 2007 NELL'ELENCO DELLE 3MILA ATTIVITÀ SOGGETTE A IMPOSIZIONE C’È ANCHE QUELLA DELLE "ACCOMPAGNATRICI" CHE POSSONO APRIRE UNA PARTITA IVA E RICHIEDERE IL BLOCCO DELLE RICEVUTE DA RILASCIARE AL CLIENTE IN FORMA ANONIMA, AL PARI DI UNA LAVANDERIA…
Thomas Mackinson per https://www.ilfattoquotidiano.it
“Oltre un milione di euro, capisci? Questo Stato è il peggiore dei papponi”. Passeggia per via della Moscova coi sui cagnetti, ma ha un diavolo per capello Efe Bal, il trans più famoso d’Italia che invoca “pace fiscale” per tutte le prostitute d’Italia. Ricevuta l’ultima maxi-cartella Equitalia, per oltre un milione, ha girato i salotti della tv denunciando che “solo un pappone chiede tanto senza darti nulla. Vorrei pagare le tasse ma non posso, perché la prostituzione non è riconosciuta e non me lo stesso Stato non me lo permette”.
Ma le prostitute in Italia le tasse possono pagarle eccome, senza neppure nascondersi o esporre i clienti. Basta usare gli strumenti che già ci sono. Tra le attività soggette a imposizione, da oltre dieci anni, c’è quella specifica per le“accompagnatrici”. È legata a tre numerini, e chiunque abbia a cuore il Pil e la legalità di questo Paese dovrebbe segnarsi.
Le prostitute in Italia non pagano le tasse, si sa. Nella maggior parte dei casi perché esercitano la professione per costrizione e il rapporto col Fisco è l’ultimo dei loro problemi. Altri o altre invece per convenienza, preferendo tenersi l’intero incasso di giornata. Il terzo motivo è perché poco o per niente lo pretende lo Stato, che ha gli strumenti per farlo ben si guarda all’usarli: per non turbare la santa quiete da ipocrisia generale, lascia correr via quel fiume di denaro che ingrossa le vie del sommerso lontano dalla fiscalità generale e dalla crescita del Pil. Ma non per questo si può dire che impedisca ai mercenari del sesso di essere fedeli contribuenti.
Per legge, il nostro Stato tassa perfino i criminali, imputando loro coattivamente il pagamento di Iva e Irpef sui patrimoni che hanno accumulato da proventi illeciti. E la prostituzione non è neppure un reato, perché tali sono lo sfruttamento e l’induzione.
Può farlo, sempre qualora un reddito emerga, grazie a una legge del 1993 (n.537, art. 14, comma 4) che recita: “Nelle categorie di reddito di cui all’articolo 6, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi […] devono intendersi ricompresi, se in esse classificabili, i proventi derivanti da fatti, atti o attività qualificabili come illecito civile, penale o amministrativo se non già sottoposti a sequestro o confisca penale. I relativi redditi sono determinati secondo le disposizioni riguardanti ciascuna categoria”. Sgomberato il campo dall’equivoco, resta la questione fiscale. Dicono le Efe Bal d’Italia che una prostituta non può essere in regola col Fisco. E che faccio, faccio una fattura al cliente?