vincenzo d andrea heriberto vasquez ciro

NON TORNARE A SORRENTO - IL SINDACO SI OPPONE A UN MATRIMONIO GAY NEL CHIOSTRO FRANCESCANO (CHE APPARTIENE AL COMUNE): “CI SONO I FRATI AL PRIMO PIANO, SAREBBE INOPPORTUNO. CON LORO ABBIAMO UN ACCORDO: SI' A MATRIMONI CIVILI MA NIENTE UNIONI CIVILI” - IL RIFIUTO INNESCA UNA GUERRA A COLPI DI CARTE BOLLATE E SCATENA L'INDIGNAZIONE DELLA COMUNITÀ LGBT ITALIANA   

Ciriaco M. Viggiano per “il Messaggero”

 

Vincenzo D Andrea Heriberto Vasquez Ciro

Erano pronti a coronare il loro sogno d' amore. Proprio lì, tra le colonne e gli archi del chiostro di San Francesco, uno dei luoghi-simbolo di Sorrento e della Costiera. Ma quando i funzionari comunali e il sindaco hanno capito che a sposarsi sarebbero state due persone dello stesso sesso, per Vincenzo D' Andrea ed Heriberto Vasquez Ciro è arrivata la doccia fredda: «Ci dispiace, qui non celebriamo particolari riti civili».

 

Un rifiuto destinato a sfociare in una guerra a colpi di carte bollate ma che, nel frattempo, scatena l' indignazione della comunità lgbt italiana. A rendere nota la vicenda è la sezione napoletana dell' Arcigay. È a quest' ultima che il 27enne napoletano Vincenzo, receptionist in un hotel di Roma, si rivolge per denunciare la discriminazione di cui si ritiene vittima insieme a Heriberto, 39enne colombiano al quale è legato da sei anni.

SORRENTO - CHIOSTRO DI SAN FRANCESCO

 

LA DECISIONE

I due hanno appena deciso di unirsi civilmente in una delle location più gettonate a Sorrento e dintorni: il chiostro di San Francesco, dove ogni anno circa 500 coppie pronunciano il fatidico «sì» e dove d' estate si celebrano anche tre o quattro riti al giorno. Vincenzo s' informa su tariffe, regolamenti e, soprattutto, verifica che il chiostro sia di proprietà comunale: un luogo in cui due persone dello stesso sesso possano unirsi liberamente come prevede la legge approvata dal Parlamento nel 2016.

 

Tutto è pronto: la data è fissata, la location del rito e del ricevimento è definita, la lista degli invitati è pronta. A smorzare l' entusiasmo di Vincenzo ed Heriberto, però, è la risposta all' istanza con cui hanno chiesto di sposarsi nel chiostro di San Francesco: «Ci dispiace, qui non celebriamo particolari matrimoni civili», fanno sapere dal Comune. Ed è proprio quell' aggettivo a essere percepito come discriminatorio dai giovani che, a quel punto, contattano i vertici napoletani dell' Arcigay. In campo scende Antonello Sannino, numero uno dell' associazione, che chiede spiegazioni prima agli uffici comunali di Sorrento e poi al sindaco Giuseppe Cuomo.

 

sorrento

«Il funzionario ha ammesso il carattere discriminatorio del rifiuto e mi ha invitato a discuterne col primo cittadino», racconta Sannino. A chiarire definitivamente la vicenda è proprio Cuomo: «La struttura in questione appartiene al Comune, ma su un piano ospita le celle dei frati francescani che, per accedervi, passano proprio attraverso il chiostro. Con loro abbiamo un accordo verbale, ma chiaro: sì ai matrimoni civili, niente unioni civili», taglia corto il sindaco prima di offrire come location alternativa una tra la sala consiliare, villa Fiorentino e la sala degli Specchi del Museo Correale.

 

IL CAMBIAMENTO

Fatto sta che Vincenzo ed Heriberto sono costretti a cambiare programmi: si sposeranno non più il 2 agosto a Sorrento, ma il 25 luglio nella vicina Piano dove il Comune ha aperto loro le porte di Villa Fondi. Vicenda archiviata? Nemmeno per sogno. Il 27enne napoletano e il 39enne colombiano, infatti, sono pronti a impugnare davanti al Tar della Campania il rifiuto opposto alla loro richiesta di sposarsi nel chiostro di San Francesco.

 

SORRENTO - CHIOSTRO DI SAN FRANCESCO

Nel frattempo, l' Arcigay stigmatizza le parole del sindaco di Sorrento: «Il primo cittadino può fare ciò che vuole in casa sua, ma non in una struttura pubblica». commenta Antonello Sannino - La legge Cirinnà elimina qualsiasi discriminazione tra matrimoni e unioni civili, prescrivendo che debbano svolgersi secondo le stesse modalità. La scelta operata dal Comune, invece, dimostra lo scarso senso delle istituzioni di Cuomo».

Opinione condivisa da Claudio Finelli, delegato nazionale dell' Arcigay, secondo il quale «il caso di Sorrento è gravissimo perché frutto di un pregiudizio omofobo e del mancato rispetto di una legge dello Stato».

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