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“SONO SICURO CHE GIOVANNI MOTISI SIA MORTO IN COLOMBIA” - PARLA IL FOTOREPORTER ANTONELLO ZAPPADU, CHE A “GENTE” HA RIVELATO LA NOTIZIA DEL DECESSO DI “U PACCHIUNI”, IL BOSS DI COSA NOSTRA RICERCATO DA 27 ANNI: “DA TRE ANNI SONO IN CONTATTO CON UNA PERSONA. MOTISI VOLEVA FARE UN’INTERVISTA, MA NON L’HO MAI INCONTRATO, NÉ HO SENTITO LA SUA VOCE. NEL GIUGNO 2022, MOTISI VOLEVA CONSEGNARSI IN ITALIA PERCHÉ STAVA GIÀ MALE. CI SAREMMO DOVUTI INCONTRARE A ISTANBUL, DOVE LUI SAREBBE ARRIVATO DAL BRASILE, MA…”
Estratto dell’articolo di Salvo Palazzolo per www.repubblica.it
Dopo Matteo Messina Denaro è diventato lui il gran fantasma della mafia siciliana: Giovanni Motisi, 64 anni, da 27 ricercato, dato per morto almeno due volte. E, adesso, una terza. Il fotoreporter Antonello Zappadu, l’autore dello scoop sulla villa di Berlusconi in Sardegna, ha scritto su Gente.it che il killer fidato di Totò Riina è deceduto in una clinica di Cali, in Colombia, stroncato da un tumore. Un altro scoop o una fake news?
Se lo chiede anche la procura di Palermo, che ha subito incaricato il Servizio centrale operativo della polizia di ascoltare Zappadu, che vive in Sardegna. Mentre altre verifiche sono state avviate dall’ambasciata d’Italia a Bogotà.
«Da tre anni sono in contatto con una persona — racconta Zappadu a Repubblica — Motisi voleva fare un’intervista». C’è dunque un misterioso tramite fra il fotoreporter e il latitante. «Motisi non l’ho mai incontrato, né ho sentito la sua voce», precisa Zappadu. Ma il fotoreporter si dice «sicuro» della sua fonte. E aggiunge: «Nel giugno 2022, Motisi voleva consegnarsi in Italia, così mi fu detto. Perché stava già male. Ci saremmo dovuti incontrare a Istanbul, dove lui sarebbe arrivato dal Brasile.
Mi fu chiesto di accompagnarlo alla frontiera, in Italia». Zappadu dice di essersi rifiutato. E da quel momento i contatti si sarebbero diradati. Fino alla notizia della morte di Motisi, che sarebbe avvenuta il 13 febbraio. Un racconto preciso, ma i dubbi di chi indaga sono molti. […]
Motisi, uno dei killer del vicequestore Ninni Cassarà, non è un capo come lo fu Messina Denaro, e non sarebbe neanche più un mafioso in attività dalla fine degli anni Novanta. Sembra, per sua scelta. Dopo essere stato ripreso pesantemente dal vertice mafioso, non è ancora ben chiaro per cosa. Qualche pentito ha raccontato che aveva una gestione allegra della cassa del mandamento di Pagliarelli, di sicuro non condivideva con gli altri mafiosi i proventi delle estorsioni.
[…] All’inizio degli anni Duemila, Motisi avrebbe lasciato anche la moglie, che chiese al vertice del clan di potersi rifare una vita pure lei. Inizialmente, era arrivato un no. Poi, invece il capo del mandamento Nino Rotolo autorizzò. L’unico caso in cui Cosa nostra ha approvato un divorzio.
Ma, poi, davvero Motisi ha abbandonato Cosa nostra? O è diventato un manager in giro per il mondo, addetto a curare gli affari dei clan? Sono ancora i misteri dell’ultimo fantasma della mafia siciliana.
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