preso daniele ferri re della coca

“CHE FANNO MAGNANO SOLO LORO QUI E NON SI MAGNA PIÙ? SPARIAMOGLI E PRENDIAMO LE PIAZZE, POI CI METTIAMO TUTTI I PISCHELLI” – A ROMA PRESO IL RE DELLA COCA DANIELE FERRI, CON LUI IN MANETTE 16 SODALI: TRA LORO ANCHE UN POLIZIOTTO – LA ROCCAFORTE ERA AL TRULLO, AFFARI DA 500MILA € AL MESE –  QUELL’IMPIANTO DI SORVEGLIANZA CON 18 TELECAMERE PUNTATE ALL'ESTERNO - IL PROCURATORE CAPO PRESTIPINO SULLA "MESSICANIZZAZIONE" DI ROMA: "NEGLI ULTIMI 2 ANNI ESCALATION DI VIOLENZA"...

Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”

 

casa daniele ferri re della coca

È Daniele Ferri uno dei capi della droga a Roma. Ambizioso, spregiudicato e violento, rispecchia lo stereotipo del perfetto narcos in salsa romana. Ferri è uno dei re della coca della Capitale che ieri è stato costretto a deporre la corona. È finito in carcere (7 ai domiciliari) assieme alla sua corte. Una tribù composta da 16 persone pronte a tutto pur di espandersi e avere più soldi e potere.

 

Guadagni stellari «500 mila euro al mese», spiegano gli investigatori, e un diluvio di piombo (sventato) pronto ad abbattersi sui rivali che non chinavano la testa di fronte al boss e ai suoi uomini.

 

Se Roma precipita verso una messicanizzazione del crimine è sicuramente presto per dirlo. Di certo «il tasso di violenza negli ultimi due anni, per il controllo e la conquista delle piazze di spaccio, è aumentato». Parole pronunciate in conferenza stampa dal procuratore capo di Roma, Michele Prestipino. Magistrato che negli anni si è quasi sempre occupato di criminalità organizzata.

 

operazione antidroga preso daniele ferri re della coca

I REATI Associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di cocaina, hashish e marijuana, aggravata dall' uso di armi. Questi i reati contestati al gruppo che riforniva di droga i quartieri di Monteverde e Montespaccato e stava estendendo i suoi tentacoli verso il comune di Pomezia. Al vertice dell' organizzazione c' era appunto Daniele Ferri, 42 anni.

 

La sua residenza, da vero capo, era una mega villa sulla Portuense: sale arredate con sfarzo, un impianto di sorveglianza con 18 telecamere puntate all' esterno che, tuttavia, non gli sono state utili per evitare l' arresto da parte dei carabinieri di via In Selci. Così come altri accorgimenti, un poliziotto a libro paga (arrestato) e l' impiego di telefonini anti-intercettazione.

 

operazione antidroga preso daniele ferri re della coca

La «banda del Trullo», secondo quanto accertato dagli inquirenti, aveva un giro d' affari per l' attività di narcotraffico che arrivava anche a mezzo milione di euro al mese. La base operativa era il salone di parrucchieri della madre di Ferri, in via del Monte delle Capre, al Trullo. Lì avvenivano gli incontri e si pianificavano le «attività» anche nei confronti dei gruppi criminali rivali.

 

Il gruppo, secondo quanto è emerso dalle indagini avviate nel 2017, aveva a disposizione un arsenale che utilizzava per minacciare i componenti delle altre organizzazioni e per impossessarsi di zone di spaccio. «Gli diamo una botta...due botte...sta andando a casa...lo lasciamo per terra». Afferma uno degli affiliati in una intercettazione citata dal gip nell' ordinanza di custodia cautelare, annunciando in questo modo la volontà di vendicarsi con una persona verso cui l' organizzazione vantava un credito di droga.

 

casa daniele ferri re della coca

L' indagine ha confermato che i nuovi gruppi criminali attivi a Roma facciano un uso spregiudicato della violenza. Un quadro confermato da Prestipino secondo cui i segnali «sono allarmanti» nelle dinamiche utilizzate dalle bande per la riscossione dei crediti legati alla droga. «Torture, violenze feroci - ha spiegato ieri il procuratore - fino ad arrivare al sequestro di persona emergono come una costante: una ferocia sostenuta dalla disponibilità di armi di gruppi organizzati che gestiscono le piazze di spaccio, con un giro d' affari milionari e una concorrenza agguerrita».

 

2 - «SPARIAMOGLI E PRENDIAMO LE PIAZZE E POI CI METTIAMO TUTTI PISCHELLI»

Giu.Sca per “il Messaggero”

 

Il boss Daniele Ferri ha ben chiaro i futuri scenari sulla vendita della droga a Roma. Lui vuole rompere gli equilibri in alcune zone, conquistare nuovi territori, accrescere i guadagni.

 

E lo vuole fare nell' unico modo che le leggi del grande crimine ammettono. Con la forza, o con i pugni di uno dei suoi picchiatori o il piombo delle pistole. Lo dice esplicitamente, lo spiega a un membro della banda in una conversazione che è stata intercettata dai carabinieri di via In Selci.

 

operazione antidroga preso daniele ferri re della coca

«Se vuoi fare la guerra tutto a posto», sostiene Ferri spavaldo di fronte ai suoi uomini. La seconda fase, delineata dall' ambizioso narcos, prevede l' installazione perenne del suo personale sul territorio. Le vedette e i pusher per la vendita al dettaglio del prodotto, la droga: cocaina, marijuana e hashish.

 

Il Ferri-pensiero è racchiuso in una intercettazione degli inquirenti. Una conversazione che descrive perfettamente le mire espansionistiche che il boss stava ponderando.

 

LA CONVERSAZIONE «Dal contenuto di alcune particolari conversazioni tra presenti - scrive il pubblico ministero titolare dell' inchiesta, Barbara Zuin, nella richiesta d' arresto - appare chiara la ferma volontà del Ferri di estendere capillarmente la sua organizzazione mediante l' imposizione di nuovi soggetti su nuove piazze di spaccio in modo da affermare il suo predominio territoriale».

 

Ecco il riassunto della conversazione tenuta dal boss con i suoi uomini il nove dicembre del 2017: «Io voglio dire a Carmine (Carmine De Luca) se lui conosce persone di cominciare a mettersi a fare le piazze, che ne so dove conosciamo mettiamo persone, se hai una persona valida lui lo prendiamo gli diamo la robba (la sostanza stupefacente da spacciare) e lo mettiamo sulle piazze queste qua, questa la piazza dal ciccione, prendiamo uno valido lo mettiamo alla piazza qui al Green bar (Green bar gelateria in via del Trullo)».

cocaina

 

E poi aggiunge: «c' abbiamo un altro valido? Lo mettiamo alla piazza, facciamo tutti pischelli mettiamo tutti in piazzali mettiamo tutti a lavorare con i pezzetti». «Con conseguente aumento dei profitti», annota la procura.

 

IL CONFLITTO Di fatto Ferri non si accontentava, semplicemente, di essere un grande fornitore di droga. Il suo obiettivo era diventato duplice: grossista ( lo era già) e anche venditore al dettaglio. «Allora mettemose- continua Ferri nella conversazione intercettata - e che fanno magnano solo loro qui e non si magna più?». «Tale è la determinazione che - si legge nelle carte della procura - all' obiezione di Carmine De Luca dell' eventualità di dover entrare in un conflitto armato con altri concorrenti» che Ferri gli risponde in questo modo: «Se vuoi fare la guerra tutto a posto allora prima spariamogli e poi ci mettiamo i pischelli». «Il Ferri - annota il sostituto procuratore Barbara Zuin - dichiara di volersi assumere tale rischio, fare la guerra».

poliziotto cocaina

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...