gabriele andriotto

LA STORIA DEL BANCARIO GABRIELE ANDRIOTTO, CLASSE 1964, CHE UN GIORNO DI MARZO DEL 2012 DECIDE DI INSCENARE IL SUO SUICIDIO - SCRISSE LETTERE D'ADDIO ALLE PERSONE CHE AMAVA, INVENTÒ UNA SCUSA PER PRENDERSI UN PAIO DI GIORNI DI VANTAGGIO SULLA RICERCA DEL CORPO - ORA IN UN LIBRO RIVELA LE OPERAZIONI FINANZIARE SPERICOLATE, I MESI IN FUGA DA ROVIGO ALLA PUGLIA, I SETTE MESI VISSUTI SENZA IDENTITÀ E POI IL CLAMOROSO RITORNO A CASA E…

Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”

 

ANDREA PRIANTE - LA VITA CHE MI SPETTA - IL LIBRO SU GABRIELE ANDRIOTTO

«Ora ho trovato il mio equilibrio, la mia serenità. Dire che sono felice è un po' troppo perché la felicità è difficile, sono momenti. Diciamo che sto bene, affronto la vita con sincerità e non c' è più niente che mi spaventi». La voce di Gabriele Andriotto, classe 1964, arriva dalla sua nuova vita ad Adria, Rovigo. Nuova nel senso letterale della parola. Ricostruita daccapo dopo la notte in cui si uccise, fra il 24 e il 25 marzo 2012.

 

Scrisse lettere d' addio alle persone che amava, inventò una scusa per prendersi un paio di giorni di vantaggio sulla ricerca del corpo, scelse un punto in cui il Po era più grosso, le acque più profonde, e annegò. O almeno così fece credere al mondo.

 

Quel ragioniere irreprensibile dalla vita anonima, dal lavoro in banca, dal matrimonio apparentemente perfetto e con una figlia che adorava, mise in scena la sua morte e sparì. C' era improvvisamente una crepa nel muro di bugie che aveva costruito, tutto rischiava di crollare e lui non avrebbe saputo spiegare dieci anni di operazioni bancarie a dir poco strane, di trasferimenti di denaro e redistribuzione di fondi da uno all' altro dei suoi clienti.

GABRIELE ANDRIOTTO

 

Avrebbe perduto la cosa a cui teneva di più: la rispettabilità. «Mi sono chiesto: cosa può far parlare la gente più delle bugie che ho raccontato? C'era solo la morte. Ho vissuto per sette mesi praticamente senza identità, senza sapere cosa avrei mangiato, dove avrei dormito. Ora mi volto poco indietro, quel che è stato è stato».

 

A questo punto la domanda è: perché ripescare adesso quest'uomo dalle cronache di sei anni fa? La risposta sta in un libro che si intitola «La vita che mi spetta», in uscita la settimana prossima per Fernandel. Autore: Andrea Priante, giornalista del Corriere delVeneto che ha impiegato due anni - due - per convincere Gabriele Andriotto a fidarsi di lui e raccogliere una sorta di confessione. Molto più di quel che è scritto nei verbali dei carabinieri che lo ritrovarono in una specie di trullo a Castro (Lecce).

GABRIELE ANDRIOTTO

 

«Il libro è stato una terapia», dice lui stesso, «un modo per fissare i pensieri e star bene con me stesso». Per la prima volta l' ex bancario di Adria è tornato fra i ricordi del finto suicidio, ha ricostruito i dieci anni di irregolarità, ha raccontato dei mesi vissuti alla macchia. Il libro mette a fuoco tutto. Per esempio spiega che cos' era esattamente il gran pasticcio combinato in banca, soprattutto i rendiconti falsi con i quali presentava ai suoi clienti situazioni diverse dalla realtà. «Avevo messo a posto quasi tutto...» dice ancora un po' dispiaciuto per non aver concluso l'opera.

 

Si scopre così che aveva consigliato ai suoi clienti di puntare su titoli crollati assieme alle borse di tutto il mondo dopo l' attacco alle Torri Gemelle. Nel libro racconta che quella gente aveva perso molti soldi, che lui non ci dormiva la notte e che decise di mettersi a studiare per aiutare tutti a recuperare le perdite. Convinse i clienti a non disinvestire mostrando falsi rendiconti, appunto, per rassicurarli. Loro ignari di tutto, lui sempre più esperto di titoli e investimenti. Per dieci anni riuscì a guadagnare dove altri perdevano e ogni volta ridistribuì i soldi ai clienti. Era quasi riuscito a ripianare le perdite di tutti quando, per caso, un collega scoprì che c'era qualcosa che non andava nei documenti che produceva.

GABRIELE ANDRIOTTO

 

«E a quel punto, con quel finto suicidio, ho fatto l'errore più grosso della mia vita» ammette lui. «Ho ferito le persone che mi amavano e soltanto dopo, tornando a casa, ho scoperto che erano ben più di quante credessi. Mia figlia, prima di tutti, poi mia madre, la mia ex moglie, molti vecchi amici. E poi Elena». Elena era la donna con la quale aveva una relazione, quando finse di uccidersi. Adesso è separato e vive con lei, ad Adria. Dalla sua storia nessuna conseguenza giudiziaria, solo una ammenda per il procurato allarme del suicidio simulato, le indagini hanno accertato che non ha tenuto per sé nemmeno un centesimo.

 

Andriotto oggi lavora come impiegato con i medici di base della sua zona. Sul luogo del non-suicidio è tornato una sola volta, con l'autore del libro. Nel suo eremo in Salento, invece - un casotto cadente e abbandonato - torna ogni anno. Per non dimenticare.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?