LA STRADA OLANDESE VERSO LA MORTE – ORA IL PAESE AMMETTE L’EUTANASIA NON SOLO IN PRESENZA DI UNA MALATTIA TERMINALE, MA ANCHE NEL CASO DI DEMENZA SENILE: A DARE IL VIA LIBERA È STATA LA CORTE SUPREMA DELL'AJA CHE NE HA STABILITO LA POSSIBILITA' ANCHE PER QUESTI PAZIENTI, SEPPUR NON IN GRADO DI RIBADIRE IL LORO DESIDERIO DI PORRE FINE ALLA PROPRIA VITA – PROSCIOLTA LA DOTTORESSA CHE NEL 2016 L'HA EFFETTUATA SU UNA MALATA DI ALZHEIMER E INCAPACE DI PARLARE…
Sarina Biraghi per “la Verità”
Nel 2002 fu il primo Paese al mondo ad autorizzare ufficialmente l' eutanasia e il suicidio assistito. Oggi, dopo 18 anni, l' Olanda fa un ulteriore passo avanti, tutto «etico», e ammette l' eutanasia non soltanto in presenza di una malattia terminale ma anche per demenza senile, cioè per l' Alzheimer, cioè il 54% di tutte le demenze in Europa, con una prevalenza nella popolazione ultrasessantacinquenne del 4%.
La Corte suprema dell' Aja, infatti, ha dato il via libera all' eutanasia per i pazienti affetti da demenza avanzata, seppur non in grado di ribadire il loro desiderio di porre fine alla propria vita. Fino a oggi infatti era richiesto che il paziente confermasse il suo consenso, precedentemente dato, prima di procedere.
La sentenza è stata presentata come una «chiarificazione giuridica» sulla scia di un processo inedito. Nel 2016 una dottoressa era stata accusata di aver praticato l' eutanasia su una paziente di 74 anni affetta da Alzheimer, che l' aveva chiesta prima che le sue condizioni peggiorassero, ma senza avere la certezza del suo consenso.
Sull' onda delle polemiche divampate nel Paese e malgrado la famiglia dell' anziana avesse appoggiato la decisione della dottoressa, il pubblico ministero aveva rinviato il caso dinanzi alla Corte suprema «nell' interesse della legge», proprio per chiarire le condizioni in cui un medico può procedere all' eutanasia anche se il paziente non è più in grado di rinnovare il suo consenso, quindi senza rischiare il processo.
«L' eutanasia si può attuare anche quando il paziente è incapace di esprimere la sua volontà a causa di una demenza avanzata», ha sentenziato la massima giurisdizione olandese, precisando che in tal caso «il medico può dare seguito a una domanda, pregressa scritta». Insomma i medici olandesi possono procedere alla «dolce morte» ritenendo valido il testamento biologico, le Dat (dichiarazioni anticipate di trattamento) fatte dal paziente prima di essere colpito da una malattia degenerativa, prima cioè che la sua mente lo abbandoni.
Nessun problema etico per i Paesi Bassi, che già nel 2002 legalizzarono l' eutanasia, attuabile dopo che almeno due medici attestassero l' assenza di un' altra soluzione ragionevole per il paziente, la cui sofferenza è insopportabile e le cui condizioni di salute non possono in alcun modo migliorare.
A queste condizioni, i magistrati orange nella loro sentenza hanno aggiunto soltanto una postilla: «I medici possono effettuare preventivamente una richiesta scritta di eutanasia nelle persone con demenza avanzata».
Ancora una volta la dura conferma della coerenza dell' Olanda, che non si pone limiti nei confronti di un tema etico che spacca le coscienze.
È il Paese infatti che dopo aver previsto l' eutanasia infantile, dai 12 ai 16 anni con il consenso dei genitori, lo scorso anno ha visto arrivare in Parlamento un rapporto in cui l' 84% dei pediatri olandesi ritiene necessario introdurre la morte assistita nella fascia di età da 1 a 12 anni, per la quale attualmente l' eutanasia non è ammessa perché i bambini non sono in grado di scegliere consapevolmente la morte.
È la stessa Olanda che ha sempre detto no in sede comunitaria agli aiuti economici per l' Italia e, anche nell' emergenza coronavirus, ha visto come fumo negli occhi la proposta degli eurobond. Per cui oggi al vertice Ue sarà probabilmente soddisfatta nel vedere il premier italiano, Giuseppe Conte, capitolare sul Mes.
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