T-RAVASI DI BILE SUL BURQA DI CARNE - “TRAMONTO” PARIETTI: “SE UNA DONNA SUPERATI I 40 ANNI NON HA UNA RUGA È PERCHÉ È ANDATA DAL CHIRURGO PLASTICO. ANCHE LA FACCIATA DI UNA CHIESA NON RESTA BELLA SENZA RESTAURO”
1. RAVASI, POLEMICA SU 'BURQA DI CARNE'? SARABANDA PIROTECNICA
(ANSA) - La polemica sorta attorno all'espressione "burqa di carne" contenuta nel documento preparatorio alla consulta sui saperi femminili a proposito della chirurgia estetica non è che "una sarabanda pirotecnica".
MONSIGNOR GIANFRANCO RAVASI jpeg
Così l'ha definita il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha voluto liquidare così le polemiche di questi giorni nel suo saluto introduttivo ai lavori della plenaria aperti questo pomeriggio con una performance teatrale dal titolo 'Lo sguardo delle donne' al Teatro Argentina. Alle polemiche sull'espressione, Ravasi ha voluto rispondere anche con una citazione di Joseph Conrad che, ha detto, "dedico a tutte le donne: essere donna è terribilmente difficile perché consiste soprattutto nell'aver a che fare con gli uomini".
2 - DALLE TETTE AI NEURONI LA “CROCIATINA” DI RAVASI
Daniela Ranieri per il “Fatto quotidiano”
NANCY BRILLI E CARDINALE RAVASI
Nell’occhio del ciclone-Bergoglio, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, scopre le “culture femminili” (che sono cosa ben diversa dalla culturatout court) e indìce un’assemblea plenaria per celebrarle. A fare da testimonial invita l’attrice Nancy Brilli, con la quale incappa nella polemica sulla chirurgia estetica, definita nel documento preparatorio dell’incontro, con un’espressione “pertinente anche se sferzante”, “burqa di carne”. La Brilli fa notare che se la chirurgia serve a sentirsi meglio non bisogna demonizzarla, e poi lei è moglie di chirurgo estetico “che si occupa prevalentemente di ricostruzione post-cancro”.
In sostanza potremmo serenamente infischiarcene, se non fosse che la vicenda apre a paradossali considerazioni. Non stupisce che il Vaticano dia spazio alle donne (grazie!) purché corrispondano al ritratto della femminilità che reputa ammissibile – da qui la valorizzazione e la sanzione, l’encomio e i distinguo.
NANCY BRILLI MAGGIONI RAVASI TARANTOLA
Conta che il raffinato e colto prelato si riferisse alle donne che aderiscono a un “modello estrinseco” di bellezza, essendo egli, come immaginiamo, non tanto interessato al seno femminile (anche se disapprova le diciottenni che se lo gonfiano) quanto alle neuroscienze; infatti, “quando si inizia a intervenire sulla interconnessione neuronale siamo di fronte a ambiti che hanno ridondanze delicate sul piano etico”.
E si sa come funziona, si parte dalle tette e si arriva ai neuroni. A parte che non avremmo niente da ridire sul trapianto cerebrale di molti, questo artificio retorico è un vecchio trucco. Girato per il verso giusto, il discorso rivela la sua piega implicita: la vecchia ossessione della Chiesa per il sesso.
La donna che si “corregge” il corpo che Dio le ha dato lo fa inequivocabilmente per piacere di più agli uomini e quindi accoppiarsi di più. Lo fa perché, a differenza dell’uomo, è incapace di comprendere da sola il valore del corpo femminile autentico e non adulterato, ben chiaro ai detentori del potere biopolitico che per secoli hanno messo le mani negli organi delle donne e oggi le vedono decidere senza il loro permesso.
“Il corpo delle donne”, specie di panda in via di estinzione a causa di una cultura maschilista, diventa così – ma a sua tutela! - oggetto di torsione etica. Come fosse un bene comune, del demanio, un monumento dentro le mura vaticane da proteggere e tutelare, anche a scapito, se occorre, della stessa volontà delle donne.
Sarebbe facile dare torto a quegli oscurantisti di preti, sennonché quella del “burqa di carne” non è una loro invenzione: viene dal mondo “femminista”. Dal movimento Se non ora quando, ad esempio, nel cui film-manifesto Il corpo delle donne una galleria di maschere botulinizzate viene inanellata a illustrazione dei nuovi mostri.
Ai tempi delle intemperanze di Berlusconi, il giudizio sulla chirurgia estetica assurgeva a epitome di una più estesa disapprovazione del modo in cui le donne sono rappresentate sui media e nella società occidentale, ed era severissimo: il ritocco nascondeva il “vero” volto delle ragazze delle Tv e delle case dell’ex premier, le spogliava della loro libertà come fa il burqa , e induceva innocenti adolescenti a imitarle.
Così il “femminismo moralista” disapprova la donna-oggetto anche qualora fosse ella stessa soggetto di questa reificazione, e riconosce dignità solo a una femminilità “vera” e “decente”, in pericolosa consonanza con quella ammessa o imposta dalle destre e dalla morale cattolica. Colpisce quanto questo giudizio condiviso con la Chiesa contro l’“obbrobrioso mercato delle carni” promuova un’etica della moderazione, della riservatezza se non dell’invisibilità che è molto più affine al fondamentalismo di quanto lo sia l’abuso di botulino.
3 - ALBA PARIETTI: “TUTTE SI RIFANNO, BRUTTO È MENTIRE”
E.L. per il “Fatto quotidiano”
La prima a scherzarci su è lei. “Le mie labbra non passeranno mai in prescrizione. Ormai è una condanna. Tornassi indietro non le rifarei, ma avevo 28 anni e oggi che ne ho 53 fanno parte di me. Avrei paura”.
Dunque la Parietti è pentita?
Per le labbra sì. Non ne avrei avuto bisogno, ma oggi mi piacciono. Mi piace la mia età e tutto il resto. Non mi piace l’ipocrisia.
Ce l’ha con qualcuno?
Con molte mie colleghe che in questi giorni si sono riempite la bocca di retorica. Dicono che loro mai no, mai nessun ritocchino, sono contrarie. Ma smettetela. Si vede lontano un miglio. Rilasciano interviste, poi corrono dal chirurgo.
Fuori i nomi.
No, non ha senso. Mettiamola così: non c’è attrice o showgirl che non sia rifatta. Escludiamo Anna Magnani, tutte le altre si sono ritoccate. Ma è normale. Stupido è dichiarare il contrario. O quelle che dicono che bisogna farlo per piacere agli uomini. Quando mai? Noi vogliamo piacere a noi stesse, non agli uomini. C’è una sola differenza tra me e altre.
Quale?
Che io dico la verità, sono sincera. Le altre no. Da quando la chirurgia estetica esiste tutte ci sono passate. Normale per chi fa un lavoro dove l’apparire è una delle espressioni
Femministe dell’ultim’ora. Ma perché?
Semplice. Dagli Stati Uniti arriva la moda stop al lifting e tutte si adeguano. Io ho una teoria.
Ci spieghi la teoria.
Che se una donna decide di rifarsi vada pure, purché non si metta nelle mani di un impostore. Non si può affidare il restauro di un Canaletto a un imbianchino. Giusto?
Intende Nicole Kidman o Meg Ryan?
Donne di una bellezza straordinaria che si sono buttate via. La facciata di una chiesa non resta bella senza restauro o quadro antico rischia di scomparire senza ritocco. Qui ci siamo.
Dunque è a favore del lifting?
Sì, a favore. Non lo farei. Ma è una paura mia, avrei il terrore di non riconoscermi, chi non lo teme è liberissima di farlo. Purché non ci prenda per i fondelli: accendete la tv o andate al cinema. Se una donna superati i 40 anni non ha una ruga è perché è andata dal chirurgo plastico. E comunque è bene che ci sia un distinguo ben preciso: una cosa è il lifting altro è la chirurgia plastica. Ma diciamo che no, non condanno nessuno. E altrettanto dovrebbe fare la chiesa.