pescatori 1

DIETRO ALLE SPALLE UN PESCATORE E LA MEMORIA È GIÀ DOLORE – LE TESTIMONIANZE DEI 18 MARINAI SEQUESTRATI IN LIBIA - "TRE MESI IN PRIGIONE, CI HANNO TOLTO LE FEDI, I TELEFONI” – “QUESTI CENTO E PASSA GIORNI IN LIBIA SONO STATI I PIÙ LUNGHI DELLA MIA VITA. È STATA UNA GALERA…” - "LE GIORNATE COME PASSAVANO? POCHI CONTATTI CON GLI ADDETTI ALLA SORVEGLIANZA, NESSUNO CON L'ESTERNO" – LA LETTERA DI UN BAMBINO: “PER FAVORE MINISTRO DI MAIO, MI PORTA A CASA IL MIO PAPÀ?”

Laura Anello per “la Stampa”

 

PESCATORI SEQUESTRATI IN LIBIA 5

La speranza si fa largo di buon mattino tra i vicoli multietnici che profumano di couscous, dilaga tra i pescherecci del porto, esplode a mezzogiorno nell'aula consiliare del Comune, diventata il presidio delle famiglie dei marinai sequestrati. «Liberi, sono liberi», è il tam tam che diventa frenetico tra le madri, i figli, le mogli che aspettano e combattono da tre mesi.

 

«Liberi, sono liberi», confermano le prime fotografie che arrivano sui telefonini. Le immagini di 18 uomini dimagriti, provati, che fanno il segno di vittoria sul bus che li porta via dalla prigione, sulla banchina della città libica di Bengasi, e poi sui loro pescherecci, i pescherecci che sono casa, lavoro e trincea. «Liberi, sono liberi», ripete adesso Rosetta Ingargiola, che per 108 lunghissimi giorni ha pregato e sperato.

 

PESCATORI SEQUESTRATI IN LIBIA 5

Tra i prigionieri, laggiù, c'era suo figlio Pietro Marrone, comandante del Medinea, 46 anni, l'unico "uomo di casa" che le è rimasto dopo la morte del marito e quella del figlio Gaspare, inghiottito dal mare forza nove a 23 anni. Era il 1996, quasi un quarto di secolo fa. «Non potevo perdere anche Pietro», dice prima di sciogliersi nell'abbraccio del vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero. «Grazie per quello che ha fatto», gli sussurra. «Il Padreterno ha fatto tutto», le risponde lui con gli occhi che gioiscono sopra la mascherina.

 

Ma Pietro è vivo, l'ha già chiamata, poche parole per dirle che sta bene, prima di mettersi al lavoro per salpare. Tornerà sulla sua barca, la barca con cui era partito per quella fatidica battuta di pesca, insieme con i compagni dell'altro peschereccio, l'Antartide. È già tardo pomeriggio quando chiama il suo armatore, Marco Marrone: «Grazie a tutta Italia», gli dice. Poche parole, «per il momento non posso dire altro, dobbiamo ricaricare le batterie per avviare i motori».

 

PESCATORI 1

Il Medinea è già pronto e messo in moto, come risulta dal Blue Box satellitare di bordo, ma l'Antartide è ancora fermo. Una volta partiti, dovranno fare poco più di quattrocento miglia, due giorni di navigazione, arrivo previsto tra sabato notte e domenica, e ad aspettarli ci saranno i fuochi d'artificio. «Una cosa piccola e simbolica per accoglierli - chiarisce il sindaco Salvatore Quinci - non dobbiamo dimenticare che siamo nel pieno della pandemia». In tempo di Covid anche abbracciarsi è vietato, e quindi sulla banchina del porto nuovo - all'arrivo - saranno ammessi solo i familiari stretti. I marinai dovranno fare il tampone e poi la quarantena.

 

«Ma l'importante a Natale è stare tutti insieme, noi siamo una famiglia piccola, niente assembramenti», dice Gaetana Giordano, madre di un altro marinaio sequestrato, Giacomo Giacalone, 32 anni e una figlia di un anno e 5 mesi. «Da una settimana non faceva che dire: papà, papà. Ha portato fortuna». È un sospiro di sollievo al femminile. Sollievo di madri, di mogli, di figlie, di sorelle. Donne per cui la solitudine e l'attesa sono consuete compagne di vita. Donne forti come rocce. Donne che mettono in conto tutto. Qui a Mazara c'è gente che è stata sequestrata cinque, sei, sette volte. Gente che ha lo scafo impallinato dalle mitragliatrici.

PESCATORI SEQUESTRATI IN LIBIA 1

 

Gente che è sfuggita per un soffio al sequestro mentre pescava l'oro di questo mare, il gambero rosso. Gente che ha sempre commentato con sarcasmo gli accordi con la Libia, i trattati di amicizia, le motovedette italiane in regalo, perché la Libia qui è sempre stata la minaccia, il nemico, la prigione. Alcune mogli hanno appreso della liberazione mentre erano a Roma, a protestare. Come Cristina Amabilino, moglie di Bernardo Salvo, tre figli. Adesso aspetta il marito, sceso dal motopesca Natalino, una delle barche che sono riuscite ad allontanarsi al momento dell'agguato. A Mazara c'è il cognato Vito Gancitano: «I libici fanno così, intimano al comandante di salire sulla motovedetta, poi dicono agli equipaggi di seguirli. Ma in questo caso sette pescherecci sono riusciti a scappare, mio cognato è rimasto sequestrato nonostante non fosse il comandante.

 

PESCATORI ITALIANI 9

Il comandante, Luciano Gancitano, ha detto che aveva un malore, è andato lui». «Mio marito sta in mare per 35 giorni e torna a casa per 5, così sempre e da sempre - racconta Paola Bigione, moglie di Michele Trinca, il comandante dell'Antartide -. È la nostra vita. Io a vent' anni mi sono sposata, ho cresciuto due figlie da sola, e non mi sono mai lamentata, vengo anche io da una famiglia di pescatori». Le due figlie si chiamano Ilaria e Margherita, e di loro ha chiesto Michele quando è riuscito a comunicare.

 

«Lo abbiamo chiamato noi a un numero libico, ce l'hanno passato». Poche parole, per dire che sta bene, ma che non è stata una passeggiata: «Siamo stati in prigione, ci hanno tolto le fedi, i telefoni». E lui, che non piange mai, questa volta ha pianto.

 

ONOFRIO, FABIO, IL DIARIO DELLA GALERA «I GIORNI PIÙ LUNGHI DELLE NOSTRE VITE»

Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera”

 

michele trinca

«Questi cento e passa giorni in Libia sono stati i più lunghi della mia vita. Non passavano mai. È stato brutto, difficile. Ed è stata una galera...». Comincia e si interrompe così, in un minuto, la prima telefonata di Fabio Giacalone, il direttore di macchina dell'Antartide quando tutti cercano di captare le prime notizie sulla liberazione. Nel salone del municipio di Mazara, da tre mesi bivacco e rifugio dei parenti dei 18 sventurati, è Monica, una ragazza di 15 anni, ad afferrare un telefonino quasi per abbracciare il padre, Onofrio Giacalone, sorridente fra gli altri pescatori che sembrano sereni nella foto postata dal premier Conte. Scattata sulla banchina di Bengasi. Tra le fiancate graffiate dell'Antartide e del Medinea, i pescherecci siciliani sequestrati a colpi di mitraglia.

giovanni bonomo

 

Drammatico prologo «di questa vera e propria galera» trascorsa a due passi dal nuovo molo, sempre nell'area portuale. «In un edificio che per accesso ha un varco presidiato da uomini armati», ripetono adesso a madri e figli sgomenti. Rimbalza per prima quella foto di Conte a Mazara. Poi arriva un'altra telefonata. E Monica euforica ascolta finalmente la voce del padre, forzatamente rassicurante, come se volesse fare coraggio alla ragazza: «Siamo, liberi. Ci hanno fatto uscire dalla casa e ci hanno portato qui sul ponte dei pescherecci.

 

Insomma, non siamo più in galera». Nel diario di questi 108 giorni riecheggia più volte la parola galera. E come passavate le giornate? «Pochi contatti con gli addetti alla sorveglianza, nessuno con l'esterno». Per Giacalone un pensiero continuo a quanti lo attendevano a casa. Anche al padre, Pietro, un pescatore pronto a fare i primi calcoli nautici: «Sono circa 410 miglia, diciamo due giorni di navigazione... Sabato notte insieme».

giacomo giacalone

 

E il figlio ancora lontano gli dice «la cosa più bella». Una frase che pone davvero fine all'incubo: «Ora lasciatemi in pace che devo accendere i motori». Scatta però un'emergenza, come apprendono da Mazara i due armatori, Leonardo Gangitano e Marco Marrone. Un imprevisto a quest' ultimo comunicato dal suo comandante Pietro Marrone, 44 anni, stesso cognome: «Batterie da ricaricare dopo 3 mesi. Ma se parte il primo ci agganciamo e salpiamo comunque insieme. Non possiamo certo restare qui dopo questo tempo in cui ogni giorno mille angosce mi venivano anche per mia madre...».

 

onofrio giacalone

Poi nella notte i motori si accendono, i pescherecci sono pronti a partire. E riesce da quelle 410 miglia a farla sorridere la mamma, Rosetta Ingargiola, 74 anni, la nonnina rimasta per settimane all'addiaccio in una tenda davanti a Montecitorio per protestare, per accendere i riflettori. Suo figlio, grato: «Il pensiero andava a lei rimasta vedova e senza mio fratello, annegato a 24 anni in mare per una tempesta». Sono le tragedie di questo mondo della pesca che nel giorno più felice di Mazara offre l'esempio di una comunità integrata. Come si percepisce dalla solidarietà fra mamme e figli di siciliani, tunisini, senegalesi, confusi fra chador e mascherine, uniti nei balli etnici che esplodono a sera, mentre le batterie sono ancora sotto carica.

 

C'è Islem Ben Haddata che con il suo perfetto italiano scongiura il padre tunisino: «Basta con il mare. Avevo il terrore che non tornasse più». Come Insaf, la giovane figlia di Jemmali Farat, il secondo motorista del Medinea. O di Chaima, la primogenita di un altro pescatore berbero, Habib Mathlouthi. Tutte pronte a confortare Marika Calandrino, la più giovane delle mogli al megafono per tre mesi, grandi occhi azzurri, in lacrime quando sente il marito Giacomo Giacalone, 32 anni.

pietro marrone

 

Ma importante è che echeggi la voce da Bengasi, «da quell'inferno», come lo ha chiamato per 108 giorni Cristina Amabilino, la moglie di un altro marittimo, Bernardo Salvo, pronto a tranquillizzare con un flash dal telefonino libico: «Siamo usciti dalla galera...». Sorride finalmente anche il figlio, dieci anni appena, che su Facebook aveva pubblicato una letterina scritta su un foglio a quadri: «Per favore ministro Di Maio mi porta a casa il mio papà?». E invece papà parla al telefono e prova ad accendere i motori.

vito barracoI PESCATORI ITALIANI RAPITI IN LIBIA LIBERATIHAFTAR PESCATORIgli otto pescatori italiani prigionieri in libiapescatori libiaparenti pescatoriparenti pescatorifabio giacalonesalvo bernardo

Ultimi Dagoreport

tulsi gabbard donald trump laura loomer timothy haugh

DAGOREPORT - È ORA D’ALLACCIARSI LE CINTURE. L’INTELLIGENCE OCCIDENTALE E' NEL PANICO TOTALE: SU CONSIGLIO DI UNA MAGA-INFLUENCER, LA PROCACE LAURA LOOMER, GIOVEDI' TRUMP HA CACCIATO SU DUE PIEDI IL GENERALE TIMOTHY HAUGH, DIRETTORE DELLA NATIONAL SECURITY AGENCY - LA NSA È LA PRINCIPALE AGENZIA DI CYBERSPIONAGGIO DEGLI STATI UNITI (CON 32 MILA DIPENDENTI, È QUASI IL 50% PIÙ GRANDE DELLA CIA) - LA CACCIATA DI HAUGH AVVIENE DOPO LA DECAPITAZIONE DEI CAPI DEI SERVIZI SEGRETI DI CIA E DI FBI, CHE TRUMP CONSIDERA IL CUORE DI QUEL DEEP STATE CHE, SECONDO LUI, LO PERSEGUITA FIN DALL’ELEZIONE PRESIDENZIALE PERDUTA CONTRO BIDEN NEL 2020 – UNA EPURAZIONE MAI VISTA NELLA TRANSIZIONE DA UN PRESIDENTE ALL’ALTRO CHE STA ALLARMANDO L’INTELLIGENCE OCCIDENTALE. CON TRUMP CHE SI FA INTORTARE DA INFLUENCER BONAZZE, E FLIRTA CON PUTIN, CONDIVIDERE INFORMAZIONI RISERVATE CON WASHINGTON, DIVENTA UN ENORME RISCHIO - (E C’È CHI, TRA GLI 007 BUTTATI FUORI A CALCI DA ''KING DONALD'', CHE PUÒ VENDICARSI METTENDO A DISPOSIZIONE CIÒ CHE SA…)

vespa meloni berlusconi

DAGOREPORT - VABBE’, HA GIRATO LA BOA DEGLI 80 ANNI, MA QUALCOSA DI GRAVE STA STRAVOLGENDO I NEURONI DI "GIORGIA" VESPA, GIA' BRUNO - IL GIORNALISTA ABRUZZESE, PUPILLO PER DECENNI DEL MODERATISMO DEMOCRISTO DEL CONTERRANEO GIANNI LETTA, CHE ORMAI NE PARLA MALISSIMO CON TUTTI, HA FATTO SOBBALZARE PERFINO QUELLO SCAFATISSIMO NAVIGATORE DEL POTERE ROMANO CHE È GIANMARCO CHIOCCI – IL DIRETTORE DEL TG1, PRIMO REFERENTE DELLA DUCETTA IN RAI, E’ RIMASTO BASITO DAVANTI ALL’”EDITORIALE” DEL VESPONE A "CINQUE MINUTI": "DAZI? PER IL CONSUMATORE ITALIANO NON CAMBIA NULLA; SE LA PIZZA A NEW YORK PASSERÀ DA 21 A 24 EURO NON SARÀ UN PROBLEMA". MA HA TOCCATO IL FONDO QUANDO HA RIVELATO CHI È IL VERO COLPEVOLE DELLA GUERRA COMMERCIALE CHE STA MANDANDO A PICCO L’ECONOMIA MONDIALE: È TUTTA COLPA DELL’EUROPA CON “GLI STUPIDISSIMI DAZI SUL WHISKEY AMERICANO’’ - VIDEO

elon musk donald trump matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - LE “DUE STAFFE” NON REGGONO PIÙ. IL CAMALEONTISMO DI GIORGIA MELONI NON PUÒ PIÙ PERMETTERSI DI SGARRARE CON MACRON, MERZ, URSULA, CHE GIÀ EVITANO DI CONDIVIDERE I LORO PIANI PER NON CORRERE IL RISCHIO CHE GIORGIA SPIFFERI TUTTO A TRUMP. UN BLITZ ALLA CASA BIANCA PRIMA DEL CONSIGLIO EUROPEO, PREVISTO PRIMA DI PASQUA, SAREBBE LA SUA FINE -  UNA RECESSIONE PROVOCATA DALL’AMICO DAZISTA TRAVOLGEREBBE FRATELLI D’ITALIA, MENTRE IL SUO GOVERNO VIVE SOTTO SCACCO DEL TRUMPUTINIANO SALVINI,

IMPEGNATISSIMO NEL SUO OBIETTIVO DI STRAPPARE 4/5 PUNTI AGLI ‘’USURPATORI’’ DELLA FIAMMA (INTANTO LE HA “STRAPPATO” ELON MUSK AL CONGRESSO LEGHISTA A FIRENZE) - UN CARROCCIO FORTIFICATO DAI MEZZI ILLIMITATI DELLA "TESLA DI MINCHIA" POTREBBE FAR SALTARE IN ARIA IL GOVERNO MELONI, MA VUOLE ESSERE LEI A SCEGLIERE IL MOMENTO DEL “VAFFA” (PRIMAVERA 2026). MA PRIMA, A OTTOBRE, CI SONO LE REGIONALI DOVE RISCHIA DI BUSCARE UNA SONORA SCOPPOLA…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - LA CACCIA GROSSA AL LEONE DI TRIESTE INIZIA COL CDA DEL 24 APRILE MA SI CONCLUDERÀ A MAGGIO CON L’OPS DI MPS-CALTAGIRONE-MILLERI SU MEDIOBANCA CHE, UNA VOLTA ESPUGNATA COL SUO 13% DI GENERALI IN PANCIA, APRIRÀ LA VIA A CALTARICCONE PER ARRIVARE AL COMANDO DEL PRIMO FORZIERE D’ITALIA (843 MILIARDI) – CHE SUCCEDERA' QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I PEZZI GROSSI: ANDREA ORCEL DI UNICREDIT E CARLO MESSINA DI INTESA? - INTANTO, OGNI GIORNO SI REGISTRA UNO SCAZZO: SE IL PROXY ISS SOSTIENE MEDIOBANCA, IL PROXY GLASS LEWIS INVITA GLI AZIONISTI A PUNTELLARE MPS - (POTEVA MANCARE L’ANGOLO DEL BUONUMORE CON DAVIDE SERRA DEL FONDO ALGEBRIS?)…

zuppi sinodo claudio giuliodori ruini bergoglio

DAGOREPORT – ATTENZIONE: SI AGGIRANO CORVI SUL CUPOLONE – CON BERGOGLIO ANCORA CONVALESCENTE, L’ALA CATTO-CONSERVATRICE DI RUINI SI È “VENDICATA” SUL LIBERAL ZUPPI: SUL DOCUMENTO NON VOTATO DALL’ASSEMBLEA SINODALE CI SAREBBERO INFATTI LE MANINE DELL’EX CAPO DELLA CEI AI TEMPI DI BERLUSCONI. COME? NEL PORTARE A SINTESI I TEMI DISCUSSI NEL LUNGO CAMMINO SINODALE, SONO STATI SBIANCHETTATI O “AGGIRATE” QUESTIONI CRUCIALI COME IL RUOLO DELLE DONNE NELLA CHIESA, LA TRASPARENZA SUGLI ABUSI E L’OMOSESSUALITÀ. PIÙ DI UN VESCOVO HA CRITICATO L’ASSENZA NEL TESTO DELLA SIGLA “LGBTQ” – LA MIGLIORE SPIEGAZIONE SUL CAMBIO DI CLIMA LA DA' UN PORPORATO ANZIANO: "ANNI FA, ALLA FINE AVREMMO ABBOZZATO E VOTATO..."

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CERCASI DISPERATAMENTE TALE MELONI GIORGIA, DI PROFESSIONE PREMIER, CHE DEFINIVA “UN’OPPORTUNITÀ” LA MANNAIA DEL DAZISTA TRUMP - DOVE È ANDATA A NASCONDERSI L’’’ANELLO DI CONGIUNZIONE’’ TRA AMERICA FIRST E L’EUROPA DEI "PARASSITI?" A CHE È SERVITA LA SUA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON LO PSICO-DEMENTE DELLA CASA BIANCA CHE CINGUETTAVA: “MELONI È UN LEADER E UNA PERSONA FANTASTICA”? - CHE FOSSE TAGLIATA FUORI DAI GIOCHI, LA REGINA DI COATTONIA DOVEVA FICCARSELO IN TESTA QUANDO L’ALTRO GIORNO HA CHIAMATO URSULA PER SCONGIURARLA DI NON RISPONDERE CON I CONTRO-DAZI AL TRUMPONE. LA KAISER DI BRUXELLES LE HA RISPOSTO CON PIGLIO TEUTONICO CHE LA DECISIONE FINALE SULLA POLITICA COMMERCIALE DELL’UNIONE APPARTIENE SOLO A LEI. COME A DIRE: "A COSETTA NON T’ALLARGA’, QUI COMANDO IO!" - ED ORA “IO SONO GIORGIA” SI TROVA A DOVER AFFRONTARE UNA GUERRA COMMERCIALE CHE TOCCA MOLTO DURAMENTE LA SUA BASE ELETTORALE, E NON SOLO QUELLA CHE VIVE DI EXPORT, COME AGRICOLTURA, LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE, I TESSILI. UN BAGNO DI SANGUE E, IN PROSPETTIVA, UNA CATASTROFE POLITICA…