tivoli alberto delfini ucciso dal suocero

COL SUOCERO NON SI SCHERZA – A TIVOLI UN 25ENNE VIENE UCCISO DAL PADRE DELLA COMPAGNA PER UN DEBITO DI 60 EURO – VIDEO – IL SUOCERO SPARA E POI CHIAMA I CARABINIERI: “È STATO UN INCIDENTE, NON SO COME È SUCCESSO” – MA DOPO AVER LASCIATO IL GENERO IN UN LAGO DI SANGUE HA…

 

Rosalba Emiliozzi e Elena Ceravolo per il Messaggero

 

ALBERTO DELFINI

Ucciso per 60 euro. Un piccolo debito ha scatenato la furia del suocero che, imbracciato il fucile, ha esploso un colpo contro Alberto Delfini, cameriere di 25 anni, compagno della figlia e padre del nipotino di due mesi. Il giovane, ferito alla gola, è morto in un lago di sangue.

 

È stato il suocero a chiamare i carabinieri: «Venite, è stato un incidente, non volevo». Erano le 23,30 di sabato sera. Il corpo senza vita di Alberto è stato trovato sulla strada, in una zona isolata che corre lungo il fiume Aniene, nelle campagne di Castel Madama, vicino Roma. Lì c' è una casa bassa di proprietà di Domenico Nardoni, 46 anni, muratore residente a Castel Madama, nel pomeriggio di ieri fermato per omicidio volontario, dopo 12 ore di indagini da parte dei carabinieri e della Procura di Tivoli. Fin da subito le parole di Nardoni sono apparse contraddittorie.

 

TIVOLI - 25ENNE UCCISO DAL SUOCERO

«Non so come è successo, ma è capitato» ha detto. Delfini è stato ucciso da un unico colpo sparato al collo a distanza ravvicinata. I carabinieri hanno ascoltato in Procura, davanti al pm Luigi Pacifici, i parenti, la compagna di Delfini. Sarebbe emerso un quadro di contrasti familiari, dissidi legati anche ai 60-80 euro prestati dalla vittima, pare al figlio del suocero. Ci sono indagini per chiarire questo aspetto.

 

LE AMMISSIONI

 

ALBERTO DELFINI 2

Il suocero, quando ieri è stato sentito con il suo avvocato Marco Caccialupi, ha iniziato ad ammettere: «È vero, c' è stata una lite, voleva aggredirmi, mi sono difeso».

Dichiarazioni che non hanno convinto gli investigatori anche perché Nardoni, subito dopo aver sparato ad Alberto Delfini, avrebbe cercato di ripulire la casa e i luoghi circostanti, confondendo gli indizi e cercando di sviare le indagini.

 

Avrebbe anche ritardato di mezz' ora la richiesta di aiuto. L' arma, un fucile semi automatico, è risultato rubato.

ALBERTO DELFINI 1

Nardoni, dopo le prime ammissioni, si è avvalso della facoltà di non rispondere. È stato fermato per omicidio e portato in carcere. Secondo quanto accertato dai carabinieri, il suocero era andato nella sua casupola con vigna per una cena a base di bruschette con parenti e amici, quando verso le 22,30 in via Vicovaro è arrivato Alberto Delfini, pare volesse chiarire un recente malinteso tra i due legato al piccolo debito.

 

Nardoni lascia la tavolata e scende in strada, c' è una forte discussione tra i due, poi l' esplosione del colpo, Delfini cade a terra. Il gruppo di amici e parenti (pare non ci fossero né la moglie né la figlia di Nardoni) sente il rumore del colpo, sono momenti concitati, ma per il 25enne non c' è nulla da fare. «Alberto, Alberto» grida più volte Nardoni tra le lacrime.

 

«Era un ragazzo bravo, lavorava in cucina, è stato da noi un mese poi mi ha avvertito che andava a lavorare con il padre» dice il titolare di una pizzeria a Castel Madama.

 

 

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