CHE TRAGEDIA! A MILANO UNA MADRE SI BUTTA CON LA FIGLIA DALL'OTTAVO PIANO. TEMEVA GLIELA TOGLIESSERO - LA 43ENNE E’ MORTA, LA FIGLIA E’ GRAVISSIMA – ALLA DONNA AVEVANO GIÀ TOLTO DUE FIGLI, ERA SEGUITA DAI SERVIZI SOCIALI E AVREBBE AVUTO IN PASSATO, PARE, PROBLEMI DI TOSSICODIPENDENZA...
Andrea Scaglia per “Libero quotidiano”
madre figlia giù dall'ottavo piano
L' aveva scritto l' altro giorno qui su Libero Simona Bertuzzi: ma perché le mamme affrante dalla disperazione si uccidono insieme ai propri pargoli, e invece non scelgono solo per sé stesse di porre fine a un' esistenza evidentemente troppo dolorosa da sopportare? Perché non danno a quei poveri bambini la possibilità di scegliere, di vivere, di costruirsi un futuro magari meno miserabile?
Perché non lasciar loro almeno la speranza? E non si trattava certo d' insensibilità rispetto a quell' insondabile pozzo nero in cui sprofonda la mente e spinge alcune donne a sopprimere persino la persona cui hanno dato la vita, quella che probabilmente loro stesse amano di più - e gli psichiatri ci spiegano che uccidendo il neonato uccidono pure la loro stessa anima. E però l' angoscia per un patimento così immenso e incomprensibile non cancella lo sgomento, questo riaffiora ogni volta che una tragedia del genere accade. Ed è accaduto ancora, maledizione.A Milano, questa volta. In un elegante condominio del centro.
madre figlia giù dall'ottavo piano
Alle tre del pomeriggio, con la metropoli immersa nel suo ritmo convulso, è lunedì e c' è poco da pensare, bisogna lavorare, correre, chiudere. Questa signora italiana - dopo si è scoperto che aveva 43 anni - s' è presentata alla portineria di un palazzo in via Regina Margherita con la sua piccola bambina per mano, si è rivolta alla portinaia con formale gentilezza. Pare abbia chiesto dove potesse trovare un certo studio legale - ma sì signora, certo che è qui, al piano terra. Forse una scusa per farsi aprire il portone, obiettivo comunque raggiunto. La donna è entrata ma, com' è normale, nessuno si è preoccupato di controllare dove fosse effettivamente diretta. Figurati, una signora normale, e poi con la sua bambina.
Ma invece di entrare nello studio in questione, lei e la piccola sono salite. Su, in alto nell' edificio, fino all' ottavo piano. E qui nessuno ha visto effettivamente quel che è successo, le ipotesi si fanno prudenti, c' è da capire, da indagare, da verificare. Ma la terribile impressione è che non ci sia alcun mistero. La donna ha preso in braccio la sua bimba e si è buttata giù. Un vicino ha detto d' aver sentito un tonfo, un colpo forte, «come se avessero buttato dalle scale un elettrodomestico», così ha detto. No, non era un frigorifero. Lei, la mamma, è morta pressoché sul colpo. La bambina ancora no, resiste anche se è gravissima: l' han portata all' ospedale di Niguarda, dovrà essere operata. Ha soltanto tre anni. Forza piccola.
E adesso si cerca di capire. La donna ha lasciato un messaggio sui social, in qualche modo annunciando l' intenzione di voler compiere un gesto estremo - l' ha scritto sui maledetti social, come troppo spesso ormai accade, senza chiamare nessuno direttamente. Diceva di temere che le volessero togliere la bambina, che la volessero dare in affido. Perché ormai «affido» è diventata una brutta parola. Un timore amplificato in lei: le avevano già tolto due figli, era seguita dai servizi sociali e avrebbe avuto in passato, pare, problemi di tossicodipendenza.
madre figlia giù dall'ottavo piano
Erano tre anni che la donna era seguita dai servizi sociali del Comune di Milano, dunque da quando la piccola era appena nata. Lo stesso Comune pare non fosse a conoscenza dei motivi precisi che avevano spinto a giudici a segnalarla: è arrivato solo il decreto giudiziario. Non è indigente, non vive in una situazione di degrado. Ma evidentemente s' era intuito che la maternità potesse essere a rischio, visti i precedenti. Dal Comune spiegano che le erano state prospettate due soluzioni: o la cosiddetta comunità mamma-bambino, in modo che entrambi potessero essere controllati pur senza essere divisi, oppure il cosiddetto alloggio in autonomia, anche qui con la donna che deve sottoporsi a periodiche verifiche. Ma lei - sempre a detta dei servizi sociali - lei non ce la faceva, non ci stava dentro.
Quattro giorni fa proprio i servizi sociali avevano inviato una relazione al tribunale, rimarcando come a loro parere quelle soluzioni fossero inutili. Si era in attesa del pronunciamento dei giudici.
Lei invece ha preso la piccola, è salita all' ottavo piano e si è buttata giù.