I 7 GIORNI CHE HANNO DISTRUTTO MR FACEBOOK – UNA VOLTA ERA UN NERD ARROGANTE IN MAGLIETTA, ORA UN PIRLA IMBARAZZATISSIMO CON L’ABITO BLU - LA TRASFORMAZIONE DI ZUCKERBERG, CHE NEGLI ‘EARLY DAYS’ SFOTTEVA TUTTI ("I'M CEO, BITCH", ERA IL SUO BIGLIETTO DA VISITA) E ADESSO PIAGNUCOLA AL CONGRESSO – VI FARESTE GOVERNARE DA UNO COSÌ? LE AMBIZIONI POLITICHE DI ZUCK DISTRUTTE IN DUE GIORNI…
DAGONEWS
UDIENZA DI ZUCKERBERG AL SENATO
Mark Zuckerberg è uno degli uomini più ricchi e famosi del pianeta. Ha un patrimonio stimato intorno ai 65 miliardi di dollari, è ancora molto giovane e invidiato. La settimana che si sta per concludere però è stata la più difficile della sua carriera da imprenditore, forse della sua vita. La testimonianza e le scuse di fronte al congresso hanno reso evidente lo scontro tra la retorica sul fantastico mondo della Silicon Valley e la dura realtà, fatta di leggi e norme etiche che non si possono non tenere in considerazione.
Un lungo articolo del Daily Mail ripercorre il passato, il presente e il futuro di Zuck, anche e soprattutto alla luce delle botte prese – metaforicamente – negli ultimi tempi. Gli errori, le superficialità, la tracotanza, soprattutto, la privacy.
Mark ha vissuto la sua infanzia a pochi chilometri da New York insieme ai 3 fratelli e ai genitori, Karen ed Edward. La madre era psichiatra, il padre dentista - si faceva chiamare ‘Painless Dr. Z’ (dottor indolore). Fu lui a introdurre il piccolo Mark alla programmazione. IL futuro fondatore di Facebook aveva solo 11 anni ma in breve stupì professori e parenti con il suo talento.
La sua arroganza era lì, pronta a uscire al momento giusto: lo fece quando lo contattò Microsoft. La società di Bill Gates era interessata a un algoritmo, inventato dal giovanissimo Zuckerberg, che suggeriva a chi lo lanciava canzoni basate sui propri gusti personali. Lui rifiutò l’offerta. Più tardi rifiutò anche la chiamata da Aol e invece arrivò ad Harvard.
La creazione di Facebook ormai è un evento storicizzato. Merito anche e soprattutto del film “The Social Network”. I fratelli Winklevoss, Eduardo Saverin, le cause, le rivincite le vendette. Mark era un insicuro, ma aveva una sterminata ambizione. Brutale, per certi aspetti. Mark se ne va da Harvard da richman (come il baby cantato dai Beatles, colonna sonora finale di The Social Network) e si trasferisce in Silicon Valley.
Inizialmente conduce una vita sobria e regolata, poi nel 2011 compra una villa da 6 milioni di dollari. Più tardi si comprerà tutto il quartiere, “per non essere osservato dalle case vicine”. Lui invece osserva, e dai personali degli utenti di Facebook, il cui valore nel frattempo raggiunge il miliardo di dollari, ricava un impero. Nel 2012, pochi giorni dopo la quotazione di Facebook, si sposa con Priscilla, medico di origine vietnamita e poi diventa padre. Una sana vita familiare, ovviamente postata - passo dopo passo – su Facebook e Instagram, i social di sua proprietà.
zuckerberg con la moglie e i genitori
Questo è il Mark Zuckerberg privato: sfuggente ma sorridente, timido eppure ambizioso, rispecchia il business model di Facebook. Sempre politically correct, almeno in apparenza, ma pronto a mettere i tuoi dati a disposizione di una Cambridge Analytica qualunque. “Sembra un robot, è sovraprogrammato”, scrisse il New Yorker nel 2010. Non ha hobby, Mark, ma sfide che si concede annualmente. Imparare il cinese, leggere un numero minimo di libri a settimana, e così via.
Zuckerberg sembra un perenne adolescente, ma ormai, come dimostra la sua audizione al congresso, sempre più spesso deve abbandonare la t-shirt in favore dell’abito, che deve indossare sempre più spesso. Altro segno del bipolarismo a cui lo costringe il suo ruolo pubblico, così come il suo proverbiale aplomb oratorio stride con il linguaggio volgare degli ‘early years’. Il suo primo biglietto da visita recitava: “I’m CEO, bitch” – sono l’amministratore delegato, puttana, e gli ex colleghi hanno più volte raccontato di messaggi minatori e parolacce.
Sebbene per un 33enne la vita sia ancora lunga e piena di sfide, Zuckerberg questa settimana è arrivato a uno step importante e difficoltoso. Non sarà la resa dei conti, ma poco ci manca.
E anche l’algido Mark ha cambiato atteggiamento, si è fatto riflessivo e più attento. Per rispondere ufficialmente alle accuse dello scandalo Cambridge Analytica, ci ha messo 4 giorni per fare una dichiarazione ufficiale, e ulteriori 24 ore per formalizzare una specie di scuse.
Più che alla sua carriera imprenditoriale però, lo scandalo potrebbe nuocere alle ambizioni politiche di Zuckerberg. Di una sua candidatura si parla ormai da tempo, e lui ha annunciato un anno di “listening tour”, per sentire le opinioni degli americani e soprattutto avere un feedback dagli utenti di Facebook. Ha assunto persino un fotografo ufficiale: Charles Ommanney, lo stesso che scattava foto alle campagne elettorali di Bush e Obama.
Liberal di cultura e formazione, ma economicamente conservatore in quanto capitalista rapace e aggressivo, la sua appartenenza politica non è chiara. È abbastanza ricco da ambire alla Casa Bianca, ma ha sempre negato un suo interesse. Soprattutto dopo la settimana più dura della sua vita. Forse, il “master of the universe” vuole solo fare soldi, come ogni buon imprenditore.
Forse vuole governare il suo paese, o forse il mondo intero. Ma, conclude il Daily Mail, tutti i soldi del mondo non possono impedire l’imbarazzo. Quello che traspare dalla faccia di Mark Zuckerberg, una volta ambizioso insicuro, adesso messo al muro dalla sua stessa creatura sfuggitagli di mano. L’imbarazzo di una voce flebile ed esitante, che ha sostanzialmente distrutto le sue ambizioni politiche.
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