
TROVATE IN UNA CANTINA DI NEW YORK LE CENERI DI WILLY LEY, “PROFETA” DEL VOLO EXTRAORBITALE CHE AVEVA PREVISTO I VIAGGI DELL’UOMO NELLO SPAZIO MORTO NEL 1969, ALLA VIGILIA DEL LANCIO DELL’APOLLO 11 – NEL 1927, LO SCRITTORE AVEVA FONDATO UNA SOCIETÀ DEL VOLO SPAZIALE CON LO SCOPO DI "DIFFONDERE IL CONCETTO CHE I PIANETI SONO RAGGIUNGIBILI DALL'UMANITÀ, SE SOLO L'UMANITÀ SI SFORZA DI RAGGIUNGERLI" – ADESSO LE CENERI POTREBBERO ESSER DISPERSE IN ORBITA O SULLA LUNA…
(ANSA) - In vita aveva previsto i viaggi dell'uomo nello spazio, è morto mentre si preparava ad applaudire a Houston il lancio dell'Apollo 11: resta così un mistero come le ceneri di Willy Ley, profeta del volo extraorbitale, siano rimaste per decenni in una cantina dell'Upper West Side di New York, scoperte per caso durante lo sgombero dei locali.
Adesso la presidente della co-op, Dawn Nadeau, ha una missione davanti a sé: far si che i resti mortali chiusi in una lattina siano dispersi in orbita o magari sulla Luna. "Ceneri di Willy Lee, cremato il 26 giugno 1969", si legge sull'etichetta del contenitore al cui interno si trovano i resti del visionario che aveva anticipato di decenni il primo volo di Yuri Gagarin e di cui oggi il New York Times ricostruisce la storia.
Nato in Germania nel 1906, Ley si era convinto fin da ragazzo che l'uomo un giorno sarebbe andato nello spazio e nel suo primo libro, scritto a 20 anni, aveva spiegato al pubblico i potenziali dei voli spaziali e della missilistica. Nel 1927 aveva fondato una Società del Volo Spaziale con lo scopo di "diffondere il concetto che i pianeti sono raggiungibili dall'umanità, se solo l'umanità si sforza di raggiungerli".
Ley invitò il giovane Wernher von Braun a unirsi alla società, dando inizio alla prima di molte collaborazioni con il pioniere dei voli aerospaziali. Nel 1930, a Berlino, presentò poi un razzo a propellente liquido a un gruppo di ingegneri aeronautici: "Razzi di questo tipo un giorno porteranno uomini sulla Luna", aveva detto allora, secondo quanto lui stesso, decenni dopo, raccontò al New York Times.
Tutto questo per dire che Ley era un personaggio famoso e pionieristico, il che rende ancora piu' strano che i suoi resti siano finiti in cantina. Spaventato dalla possibilità che il regime nazista potesse trasformare i razzi in armi, nel 1935 Ley lasciò la Germania e finì a Queens guadagnandosi da vivere come divulgatore scientifico. Negli anni Cinquanta, al lancio del primo Sputnik, fu lui l'esperto di riferimento citato dai giornalisti.
Morì di infarto il 24 giugno 1969, atteso invano al centro di controllo di Houston come ospite d'onore della Nasa in vista del volo dell'Apollo 11. Tristi capricci del fato: quando Neil Armstrong compì il suo "piccolo balzo per un essere umano, ma un grande balzo per l'umanità", tutto ciò che restava del profeta che lo aveva previsto erano le ceneri chiuse in una lattina. (ANSA).