recep tayyp erdogan xi jinping turchia cina

LA VIA DELLA SETA PASSA (ANCHE) DALLA TURCHIA – XI JINPING FA ACCORDI ANCHE CON ERDOGAN PER FAR ARRIVARE I TRENI PIENI DI MERCI CINESI IN EUROPA - LA TURCHIA È UN PASSAGGIO OBBLIGATO, E CONVIENE PURE AL SULTANO AVERE RICCHI INVESTIMENTI IN UN PERIODO NERO PER L’ECONOMIA - DEVE SOLO CHIUDERE UN OCCHIO SULLA REPRESSIONE DEI MUSULMANI UIGURI…

Articolo di Nicolas Cheviron pubblicato da “il Fatto quotidiano”

(traduzione Luana De Micco)

 

xi jinping recep tayip erdogan

Il 6 novembre scorso è giunto alla stazione di Ankara il primo treno merci in arrivo dalla Cina e diretto in Europa. L' evento, celebrato dalle autorità turche, è l' esito più eclatante di tanti anni di cooperazione per portare a buon fine il progetto cinese delle "nuove vie della seta", che punta a rilanciare le rotte commerciali storiche.

 

Se Mosca fa sfoggio del suo recente riavvicinamento con Ankara, c' è infatti un' altra capitale che, con molta più discrezione, sta avanzando le sue pedine in Anatolia: Pechino. Per la Cina la Turchia è un alleato cruciale per poter realizzare il suo progetto commerciale verso i mercati europei: ma a condizione che Ankara chiuda un occhio sugli abusi cinesi contro i "cugini" uiguri.

 

relazioni turchia cina

Il treno, partito da Xi' an (Cina nord-occidentale), con 40 vagoni carichi di prodotti elettronici, ha attraversato le steppe del Kazakistan, il Mar Caspio e il Caucaso per raggiungere la capitale turca in dodici giorni. È poi ripartito per Praga, dove è arrivato sei giorni dopo, passando per Istanbul e il tunnel ferroviario sotto lo stretto del Bosforo. La tratta lunga 11.500 km dovrebbe essere operativa a un ritmo quasi giornaliero a partire dal 2020. "Abbiamo stipulato dei contratti con le autorità cinesi per organizzare 300 treni il primo anno e mille il secondo.

 

erdogan xi jinping

L' obiettivo del governo cinese è di raggiungere i cinquemila treni nel 2023 - ha dichiarato Cem Kaniogullari, direttore generale della Srap, l' azienda che gestisce la linea ferroviaria, sentito da Mediapart -.

 

Il nostro obiettivo è di gestire un quarto dei treni che partono dalla Cina". Avviato dal presidente cinese Xi Jinping nell' ottobre 2013, il gigantesco progetto Belt and Road Initiative (Bri) ha già portato la Cina a investire 800 miliardi di euro nelle infrastrutture di 70 paesi che servono a unire l' Asia all' Europa attraverso una rete di collegamenti terrestri e marittimi. Il BRI , destinato a facilitare gli scambi ma anche a rafforzare l' influenza cinese in questi paesi, potrebbe costare in tutto alla Cina tra 3.200 e 6.500 miliardi di euro. Nel progetto di Pechino, la Turchia svolge un ruolo di primo piano.

 

turchia e cina

"È un punto di passaggio obbligato. Gli scambi dall' Europa verso la Cina e viceversa dovranno per forza passare per la Turchia", sottolinea il responsabile per il commercio del consolato della Cina a Istanbul, Huang Songfeng, citato dall' agenzia di stampa turca Dha. Per quanto riguarda gli scambi per via terrestre, "la Cina ritiene che la Turchia rappresenti la piattaforma principale", spiega Selçuk Colakoglu, docente di relazioni internazionali all' Università Yildirim Beyazit di Ankara, specializzato sull' Asia.

 

Un primo treno merci cinese aveva raggiunto Londra nel gennaio 2017 passando per Mosca, ma "la Cina non intende dipendere dalla Russia", precisa l' esperto. Secondo un recente rapporto del think tank turco Seta (Fondazione per la ricerca politica, economica e sociale), le aziende pubbliche cinesi hanno investito 720 milioni di dollari (650 milioni di euro) sulla linea ferroviaria Ankara-Istanbul. Inoltre "per la Cina la Turchia rappresenta la porta di ingresso per il Medio Oriente", aggiunge Colakoglu, che è anche consigliere del Centro di ricerca strategica del ministero degli Esteri turco.

 

relazioni turchia cina 1

Per quanto riguarda la via marittima, i porti turchi sono seri rivali del porto greco del Pireo, di cui la Cina ha acquisito la quota di maggioranza nel 2016. Pechino ha anche un progetto di treno ad alta velocità tra Atene e Budapest. A fine 2015 un consorzio cinese ha acquisito il 65% delle azioni del Kumport, il porto per navi container di Istanbul, per 940 milioni di dollari (850 milioni di euro). Ora Ankara sta tentando di interessare gli investitori cinesi ad altri tre porti: quello di Candarli, sul Mar Egeo, di Mersin, sul Mediterraneo orientale, e di Zonguldak, sul Mar Nero.

 

via della seta

"Tutti e tre presentano un certo interesse per la Cina", ha affermato Altay Atli, specialista di relazioni economiche con l' Asia all' università Koç di Istanbul. "Il porto di Candarli è situato di fronte al Pireo, ma sta raggiungendo i suoi limiti naturali e non può più essere ampliato. Mersin è importante perché rappresenta un collegamento con il Medio Oriente: quando la ricostruzione della Siria prenderà il via, la Cina avrà infatti bisogno di un porto - aggiunge il docente - Zonguldak, infine, rappresenta il punto di collegamento tra la Turchia e i paesi che si affacciano sulla riva nord del Mar Nero".

 

recep tayyp erdogan xi jinping

Per Altay Atli, che è anche direttore di un' agenzia di consulenza in strategia aziendale con la Cina, la via marittima è la vera sfida di questa nuova via della seta. "Il treno cinese che ha appena attraversato la Turchia trasportava 40 container, mentre la più grande nave portacontainer del mondo ne può trasportare 23.700", precisa.

 

Gli investimenti cinesi in Turchia non si limitano alle infrastrutture per i trasporti. A fine 2018 sono stati registrati 15 miliardi di dollari di investimenti (13,5 miliardi di euro), soprattutto nel settore dell' energia. Quest' ultimo ha rappresentato da solo il 63,1% degli investimenti cinesi in Turchia, serviti a finanziare soprattutto la costruzione di una centrale termoelettrica ad Adana e il gasdotto Tanap, tra il Mar Caspio e l' Europa.

 

 La partecipazione cinese nell' economia turca è favorita da un accordo di cambio di valute (swap) stipulato nel 2012 e rinnovato nel 2019, che ha consentito il trasferimento in Turchia, a metà anno, dell' equivalente in yuan di un miliardo di dollari, nonché l' ingresso sul mercato turco delle banche cinesi Icbc (che detiene il 75,5% delle azioni di Tekstil Bank) e Bank of China. L' afflusso di denaro cinese passa anche per lo sviluppo del turismo: il numero di visitatori cinesi è passato da 77 mila nel 2010 a 394 mila nel 2018 (decretato dalle autorità cinesi come l'"anno del turismo in Turchia") e a 383 mila nei primi nove mesi del 2019.

 

proteste per gli uigurihong kong, proteste in difesa degli uiguri 1

Una manna per la Turchia che esce da nove mesi di recessione, con una timida ripresa della crescita (+0,9%) nel terzo trimestre 2019, ma deve far fronte a elevati tassi di disoccupazione (14% ad agosto) e all' inflazione (10,56% a novembre). Il riavvicinamento economico con la Cina riflette anche la volontà di Ankara di riaffermarsi sul piano diplomatico. Volontà che si è già tradotta nell' acquisto di missili terra-aria russi S-400 e nell' offensiva dell' esercito turco nella regione curda siriana del Rojava, lanciata ad ottobre malgrado l' alleanza stipulata dalla Nato, di cui la Turchia è membro, con l' amministrazione curda per combattere i jihadisti dell' Isis.

 

prigionieri uiguri bendati nello xinjiang, in cina

L' istituto Seta, vicino al governo islamico-conservatore, non esita a menzionare nel suo rapporto sulla Cina un cambiamento di paradigma diplomatico: "L' atteggiamento unilaterale, capriccioso e autoritario degli Usa sta spingendo in modo irreversibile la Turchia e la Cina verso un nuovo sistema di alleanze". La spiegazione non convince Altay Atli: "Il comportamento del governo turco non è dettato dall' ideologia - ritiene l' esperto -. Il mondo è cambiato, è interdipendente e la Turchia deve poter essere in grado di andare d' accordo e di fare affari con chiunque. Tutto il resto è politica interna".

 

prigionieri uiguri bendati nello xinjiang, in cina 1

Se delle correnti anti-occidentali ed "eurasiatiche" esistono nella cerchia del potere ad Ankara, con lo scopo di utilizzare Russia, Cina e Iran per fare pressione sugli alleati occidentali della Turchia, questi ultimi, secondo Selçuk Colakoglu, "non hanno capito le realtà e le priorità" di questi tre paesi che, su varie questioni, come la Siria e Cipro, sono in netta opposizione con il governo turco. Per quanto riguarda la Cina, queste divergenze sono la causa principale di ritardi nell' attuazione dei progetti di cooperazione. Gli esperti puntano il dito contro l' atteggiamento di Pechino che, per realizzare i progetti che finanzia, vuole imporre le proprie aziende, e che si oppone al trasferimento di tecnologie. Atteggiamento a cui Ankara, in un contesto di rapporti già impari tra i due paesi, rifiuta di cedere.

recep tayyp erdogan xi jinping 1

 

Nel 2018, la Turchia ha importato dalla Cina, secondo fornitore dopo la Russia, 20,72 miliardi di dollari (18,7 miliardi di euro), soprattutto di prodotti manufatti, contro appena 2,91 miliardi di dollari (2,6 miliardi di euro) di esportazioni, di materie prime in particolare (marmo, metalli, boro). Ma nelle relazioni divergenti tra i due paesi intervengono innanzi tutto fattori di ordine politico. La Turchia, che tradizionalmente protegge le popolazioni di origine turca d' Asia centrale e ospita una vasta comunità di esiliati uiguri, ha più volte denunciato, negli ultimi venti anni, i soprusi commessi dalle autorità cinesi contro gli uiguri musulmani e di lingua turca nell' ambito della sua campagna di "sinizzazione" della provincia dello Xinjiang.

 

Erdogan si è spinto fino a accusare Pechino nel 2009 di "quasi-genocidio".

La Cina ha a sua volta accusato la Turchia di sostenere il "terrorismo uiguro" e di favorire il trasferimento dei jihadisti uiguri in Siria, dove vengono addestrati al combattimento prima di un eventuale ritorno nello Xinjiang.

hong kong, proteste in difesa degli uiguri 3

 

Ma le critiche delle autorità turche verso Pechino si sono attutite molto, tanto che le rivelazioni, a metà novembre, del New York Times sui campi di concentramento uiguri nello Xinjiang non hanno sollevato alcuna reazione ufficiale da Ankara. "Queste rivelazioni hanno solo confermato ciò che si sapeva già: cioè che la Turchia non può più permettersi di criticare le violazioni dei diritti umani nei confronti dei suoi fratelli -, osserva Bayram Balci, direttore dall' Istituto francese di studi sull' Anatolia di Istanbul e specialista d' Asia centrale -. Isolata, in difficoltà economiche, la Turchia non ha altra scelta che tacere".

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…