FILIPPO TURETTA AVEVA ORGANIZZATO TUTTO NEL DETTAGLIO: DA GIORNI AVEVA COMPRATO SUL WEB IL NASTRO ADESIVO CON CUI HA TAPPATO LA BOCCA A GIULIA CECCHETTIN – IL KILLER SI ERA PORTATO TUTTO DA CASA: COLTELLI, GUANTI E SACCHI DI PLASTICA, USATI PER COPRIRE IL CORPO DELL’EX FIDANZATA – PROBABILE CHE SI PROCEDA CON UNA PERIZIA PSICHIATRICA PER VALUTARE LA CAPACITÀ DI INTENDERE E DI VOLERE (ED EVITARE L’ERGASTOLO AL 22ENNE)
1. GIULIA CECCHETTIN, VERSO LA PERIZIA PSICHIATRICA PER FILIPPO TURETTA: «INFERMITÀ MENTALE»
Estratto da www.open.online
filippo turetta giulia cecchettin
L’avvocato di Filippo Turetta, indagato per l’omicidio volontario aggravato di Giulia Cecchettin, lo aveva fatto sapere due giorni fa a Porta a Porta: «Vogliamo chiedere una perizia psichiatrica. Perché escluderla? Vogliamo farlo non per esonerare il ragazzo dalle sue responsabilità. Ma per capire fino in fondo cosa c’è stato nella sua mente», ha detto Emanuele Compagno. Ma è possibile che sia la stessa procura di Venezia a chiederla […]. Per verificare la capacità di intendere e di volere dell’indagato. Anche se questo probabilmente porterebbe poi l’eventuale imputato ad evitare l’ergastolo.
[…] La richiesta di accertare la capacità di intendere e di volere si fonda sull’articolo 85 del Codice Penale: «Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile». L’imputabilità dipende appunto dalla capacità di intendere e di volere al momento del fatto. La decisione finale compete al giudice. Il soggetto della perizia può avere una valutazione di vizio totale o parziale di mente.
L’infermità parziale funge da circostanza attenuante: può portare alla diminuzione di un terzo della pena. L’infermità totale porterebbe all’esclusione dell’imputabilità.
[…] Il Gazzettino scrive oggi che si tratta della mossa difensiva più scontata per chi rappresenta gli accusati come Turetta. Sul quale incombe il rischio di contestazione della premeditazione. […]
2. FILIPPO E LO SCOTCH COMPRATO IN RETE
Estratto dell’articolo di Monica Serra per “La Stampa”
LA RICOSTRUZIONE DELL OMICIDIO DI GIULIA CECCHETTIN
Da giorni Filippo Turetta aveva comprato quel nastro adesivo sul web. Da giorni, molto probabilmente, pianificava l'omicidio di Giulia, mentre al telefono la pregava di incontrarlo, minacciando altrimenti di farla finita. Di togliersi la vita, che non avrebbe avuto alcuna importanza senza di lei.
Turetta ha usato proprio quel nastro argentato, acquistato su un sito, la sera di sabato 11 novembre, per impedire alla ventiduenne di urlare mentre, si ipotizza già in auto, tra il parcheggio dell'asilo di Vigonovo e la zona industriale di Fossò, la colpiva ripetutamente con uno dei coltelli da cucina che si era portato dietro.
GIULIA CECCHETTIN E FILIPPO TURETTA
Più di venti le ferite repertate dal medico legale in attesa dell'autopsia, così tante che non si riescono a spiegare con la sola aggressione ripresa dalla telecamera della zona industriale deserta. E al momento nessuno può escludere […] che Turetta possa aver infierito anche sul corpo della vittima quando era ormai senza vita.
Nella sua Punto nera […] ci sono tracce di sangue ovunque. Sul sedile posteriore ma anche sul lato passeggero. Chiazze evidenti, descritte nei report inviati dagli agenti della polizia tedesca, che hanno fermato il ventunenne in fuga alle 22,30 di sabato scorso, sulla corsia di emergenza dell'autostrada Berlino-Monaco. E quelle tracce […] saranno analizzate dai Ris, così come il coltello da cucina con la lama da dodici centimetri trovato nell'auto del massacro.
RITROVATO IL CORPO DI GIULIA CECCHETTIN
Gli investigatori avevano sequestrato un primo coltello già domenica della scorsa settimana, senza il manico e almeno all'apparenza pulito, nel parcheggio dell'asilo di Vigonovo, a centocinquanta metri da casa Cecchettin.
L'ipotesi è che possa essersi rotto nella prima fase dell'aggressione a Giulia, quando l'unico testimone alle 23,18 ha lanciato l'allarme, mentre Turetta aveva già costretto con la forza la ventiduenne in auto e la stava portando via. Troppo lontano per vedere la targa, per capire davvero cosa stesse accadendo.
Via, verso la zona industriale di Fossò. Nel tragitto, durato 22 minuti, più del tempo necessario per percorrere quella strada deserta di notte, la procura diretta da Gian Bruno Cherchi ipotizza che Turetta possa aver iniziato a pugnalare la ragazza, che si dimenava in auto per provare a sfuggirgli. E che, invano, ha provato a scappare, davanti alla telecamera del capannone della Dior.
Turetta l'ha raggiunta, l'ha colpita ancora, poi l'ha spinta forte facendole sbattere la testa sul marciapiede. Proprio nel punto in cui, i carabinieri del comando provinciale di Venezia, diretti da Nicola Conforti, hanno repertato un pezzo di quel nastro isolante argentato sporco di sangue e coi capelli della vittima. Si era portato tutto da casa Turetta.
Anche i coltelli, i guanti e i sacchi di plastica usati per coprire il corpo martoriato della ragazza, adagiato in un anfratto a due ore di strada, tra Barcis e Piancavallo, a Pian delle More. Si era portato tutto dietro forse proprio perché da tempo pianificava il delitto, anche se la contestazione della premeditazione è ancora al vaglio degli inquirenti, in base ad altri elementi che stanno emergendo in questi giorni dalle analisi di pc e messaggi.
Tra questi, anche un possibile sopralluogo che Turetta avrebbe fatto nella zona industriale di Fossò sabato pomeriggio, prima di andare a prendere per l'ultima volta Giulia da casa. Come si legge nell'ordinanza della gip di Venezia, le telecamere del «varco est» e «varco ovest» registrano il passaggio della Punto. Cosa ci era andato a fare potrà spiegarlo direttamente Filippo Turetta, nell'interrogatorio che potrebbe tenersi già lunedì. —
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