“UNA GUERRA IN EUROPA? OGNI SCENARIO È POSSIBILE. È LA PRIMA VOLTA DAL 1945 CHE CI TROVIAMO IN UNA SITUAZIONE DEL GENERE” – IL PRIMO MINISTRO POLACCO, DONALD TUSK, EVOCA UNO SCONTRO CON LA RUSSIA: “SO CHE SEMBRA DEVASTANTE, SOPRATTUTTO PER I PIÙ GIOVANI, MA È L’ERA PREBELLICA. NON STO ESAGERANDO. STA DIVENTANDO OGNI GIORNO PIÙ EVIDENTE. DOBBIAMO SPENDERE IL PIÙ POSSIBILE PER ACQUISTARE ATTREZZATURE E MUNIZIONI PER L’UCRAINA, PERCHÉ I PROSSIMI DUE ANNI SARANNO DECISIVI. SE NON RIUSCIREMO A SOSTENERE L’UCRAINA, SE PERDERÀ, NESSUNO IN EUROPA POTRÀ SENTIRSI AL SICURO…”
Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
La guerra in Europa, per la prima volta dal 1945, è un fatto «reale». Stiamo entrando in una fase «prebellica». Donald Tusk ne parla apertamente alla luce delle minacce sempre più fosche che arrivano da Mosca. E il premier polacco avverte che l’Europa non è ancora pronta per affrontare un conflitto, e che si deve invece preparare a quest’eventualità rafforzando la sua difesa, anche con gli Eurobond o i fondi Bei.
EMMANUEL MACRON - DONALD TUSK - OLAF SCHOLZ
[…] Politici, militari, esperti di tutta Europa affermano che entro pochi anni la Russia potrebbe attaccare i Paesi della Nato. La guerra è inevitabile?
«È una domanda che ci si pone ovunque... Non voglio spaventare nessuno, ma la guerra non è più un concetto del passato. È reale, è già iniziata più di due anni fa. La cosa più preoccupante è che ogni scenario è possibile. È la prima volta dal 1945 che ci troviamo in una situazione del genere. So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani, ma dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era. È l’era prebellica. Non sto esagerando. Sta diventando ogni giorno più evidente».
L’Ucraina sta attraversando un periodo difficile. Cosa accadrebbe se perdesse la guerra?
«Abbandoniamo i “se”. Il nostro obiettivo principale deve essere quello di proteggere l’Ucraina dall’invasione russa e di tutelare la sua indipendenza e integrità. […]».
[…] Lei è stato invitato alla Casa Bianca due settimane fa. Quale messaggio ha portato dagli Usa?
«Il messaggio è che, a prescindere da chi vinca le elezioni americane, se Joe Biden o Donald Trump, è l’Europa che deve fare di più sulla difesa. Non per raggiungere l’autonomia militare nei confronti degli Usa o per creare strutture parallele alla Nato, ma per sfruttare meglio il nostro potenziale, le nostre capacità e la nostra forza […] anche se Trump dovesse vincere, l’Europa dovrà comunque essere più attiva nel promuovere i legami transatlantici, perché sono l’unico modo responsabile per difendersi dalla Russia e da altre autocrazie».
Lei dice che l’Europa dovrebbe spendere di più per la difesa. Ma come si può finanziare?
«Non c’è motivo per cui gli europei non debbano rispettare un principio fondamentale e spendere almeno il 2% del Pil per la difesa. Il punto di partenza è questo. Posso capire che non tutti i Paesi vogliano adottare il modello polacco. Noi spendiamo il 4%, ma è anche vero che la nostra situazione è più complessa di quella della Spagna o dell’Italia. Il 2% del Pil, però, deve essere considerato un must . Non capisco chi lo mette in discussione. Possiamo discutere di Eurobond per la difesa e di un maggiore coinvolgimento della Bei.
Ma dobbiamo spendere il più possibile per acquistare attrezzature e munizioni per l’Ucraina, perché stiamo vivendo il momento più critico dalla fine della Seconda guerra mondiale. I prossimi due anni saranno decisivi. Se non riusciremo a sostenere l’Ucraina con attrezzature e munizioni sufficienti, se perderà, nessuno in Europa potrà sentirsi al sicuro».
Non teme che Putin usi l’attacco alla Crocus City Hall vicino a Mosca come pretesto per inasprire la guerra in Ucraina?
«La storia ci insegna che Putin usa queste tragedie per i suoi scopi. […] Putin ha […] bisogno di giustificare attacchi sempre più violenti contro obiettivi civili in Ucraina».
Torniamo all’Europa. Che ruolo ha attualmente il Triangolo di Weimar polacco-tedesco-francese per la Ue?
«La cosa più importante per la sicurezza dell’Europa è l’intesa e la cooperazione tra Francia, Germania e Polonia sulla difesa. La Polonia, grazie alla sua posizione geografica e al suo attivismo nell’area, può svolgere un ruolo molto costruttivo.
Nell’Ue esistono vari formati. Quando sono diventato primo ministro, la mia prima iniziativa è stata quella di rinnovare le relazioni con i Paesi nordici, in particolare con la Svezia e la Finlandia quando hanno aderito alla Nato. In termini di solidarietà sulle questioni di sicurezza, è un formato estremamente promettente. E ora sto cercando di migliorare le relazioni con i colleghi del gruppo di Visegrad». […]