olof palme pieter botha stieg larsson

TUTTE LE STRADE PORTANO A PRETORIA – A 30 DALL’OMICIDIO DI OLOF PALME LA GIUSTIZIA SI PRONUNCERÀ CON UN VERDETTO CHE SVELA I RAPPORTI TRA L’ULTRADESTRA SVEDESE E L’APARTHEID: IL LEADER SOCIALDEMOCRATICO, UCCISO NEL 1986 MENTRE ANDAVA AL CINEMA A STOCCOLMA, AVEVA BLOCCATO LE FORNITURE DI MODERNISSIME ARMI AL REGIME SUDAFRICANO CHE AVEVA AVUTO L'ATOMICA CON IL SOSPETTO DI AIUTO ISRAELIANO E LAVORAVA A VIRUS LETALI SOLO PER I NON BIANCHI...

Andrea Tarquini per “la Repubblica”

 

olof palme

Bella sera quel venerdí 28 febbraio 1986 nell'affollatissima Sveavägen in pieno centro a Stoccolma. Olof Palme stava andando al cinema senza scorta, lui premier svedese con tanti nemici nel mondo. Sognava ore da persona normale, la moglie Lisbet a braccetto. Alle 23,21 un uomo lo sfiorò, gli sparò un solo colpo di Magnum 357 e fuggì indisturbato nella folla.

 

jan stocklassa 2

Domani mattina alle 9,30 in punto, dopo 30 anni d'indagini finora girate a vuoto sul caso Kennedy del Grande Nord, la giustizia svedese darà il verdetto finale. E Jan Stocklassa - il reporter investigativo amico dello scrittore Stieg Larsson e che dopo la sua morte ha preso il testimone dell'inchiesta segreta - è ottimtista. «Confido che sapremo dai giudici il nome dell'assassino. Uno svedese ancora vivo. E ora vi racconto come andò, col ruolo decisivo di una polizia segreta straniera e dell'ultradestra svedese », racconta come in un giallo nordico.

 

stieg larsson 4

«Avremo la soluzione, non credo definitiva, ma sapremo molto di più», dice Stocklassa, prevedendo polemiche. «Probabilmente domani il pubblico mondiale conoscerà il nome dell'assassino, uno svedese ancora vivo libero in Svezia ». Stocklassa sa chi è, ma tace per non incappare nel reato di calunnia. La pista giusta non è quella seguita decenni fa a carico del reazionario Stieg Engstrom poi morto suicida nel 2000, né del tossicomane Christer Petterson arrestato e poi rilasciato per insufficienza di prove. Poi si parlò di un ex mercenario, Bertil Wedin, accusato di contatti con il Sudafrica razzista.

 

olof palme 1

«Non faccio nomi svedesi, ma certo scattò un'intesa, un complotto tra svedesi di estrema destra convinti che Palme atteso in visita a Mosca volesse svendere la Svezia all'Urss - lui che aveva portato alle stelle le spese militari contro la minaccia sovietica - e la polizia segreta sudafricana. Alti ufficiali sudafricani, guidati dal colonnello Craig Williamson organizzarono tutto, aiutati dalla P2 legata in affari in Sudafrica. Alcuni vennero da noi. La Säpo, l'intelligence svedese, non si accorse di nulla».

 

Simpatie di destra di alti ufficiali svedesi facilitarono. «Gli ultrà svedesi avevano armi legalmente registrate o Smith&Wesson importate illegalmente come quella che uccise Palme. I sudafricani ne portarono altre, e li addestrarono. Non trovarono tra gli ultrà svedesi professionisti come loro: il killer sparò un colpo solo, non due al cuore e uno alla testa come tradizione degli assassini di Stato di Pretoria». Ancora oggi sarà difficile per polizia e giudici fare un nome, «ma scommetto che è svedese vivo e libero, in Svezia», dice Stocklassa.

OMICIDIO DI OLOF PALME

 

«Non un professionista, ma riuscì a fuggire tra la folla: la polizia reagì con incompetenza, troppo lentamente, chiuse e isolò una zona troppo piccola del centro, non inviò né reparti cinofili né truppe speciali né elicotteri. Lo stato d'emergenza fu proclamato solo due ore e mezza dopo», quando Palme era già morto in ospedale. Secondo questo filone di indagine i sudafricani volevano vendicarsi: Palme aveva bloccato forniture di modernissime armi al regime razzista che aveva avuto l 'atomica con il sospetto di aiuto israeliano e lavorava a virus letali solo per i non bianchi.

OLOF PALME

 

«I nuovi 007 sudafricani hanno appena fornito in segreto alla Svezia ogni informazione sul ruolo del passato regime, in cambio della loro totale immunità e amnistia, 30 anni dopo - aggiunge Stocklassa - Stieg Larsson lo aveva presunto e poi scoperto: il veto di Palme alle forniture di superarmi svedesi ai razzisti era motivo sufficiente per eliminarlo, a questo si affiancò l'odio della destra svedese verso Palme».

 

Per Pretoria, operazione prioritaria: «Dieci o venti loro 007 operarono da noi, con ogni informazione, da terroristi pronti a uccidere. Guidati da Craig Williamson che poi divenne uomo-chiave dello Stato maggiore delle forze armate dell'apartheid. Aiutati da ultrà svedesi, allora ben meno organizzati e temibili di oggi. Incitati da Pretoria a uccidere Palme accusato di voler tasformare la Svezia nella sedicesima repubblica dell'Urss».

 

pieter botha 2

Adesso il cerchio si chiude, la Svezia ha scelto la soluzione negoziata con Pretoria. Il massimo in grado Craig Williamson è ancora vivo, non teme nulla. Trent' anni dopo, Palme premier di sinistra odiato dalla destra perché pacifista e a sinistra, perché aristocratico tra Kennedy e Berlinguer, resta vittima rimpianta ma senza colpevoli.

OLOF PALME olof palme 3Olof Palme olof palme 6olof palme 4olof palme 5OLOF PALMEOLOF PALME OLOF PALME

 

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…