GIUSTIZIA E’ SFATTA! HA UCCISO E FATTO E PEZZI PAMELA. E ADESSO PER INNOCENT OSEGHALE SI PARLA DI UN RIVOLTANTE E INACCETTABILE SCONTO DI PENA – LA CASSAZIONE CONFERMA LA CONDANNA PER OSEGHALE MA SOLO PER L’OMICIDIO. SARA’ LA CORTE D'APPELLO DI PERUGIA A STABILIRE SE PAMELA SIA STATA ANCHE STUPRATA DAL PUSHER NIGERIANO…
Valentina Errante per "il Messaggero"
Adesso sarà la Corte d'appello di Perugia a stabilire se Pamela Mastropietro sia stata anche stuprata da Innocent Oseghale, il pusher assassino, che l'ha uccisa con due coltellate al fegato per poi fare a pezzi il cadavere e scarnificarlo, come ieri ha riconosciuto la Cassazione. Ma i giudici, che hanno condiviso la ricostruzione del drammatico omicidio della diciottenne romana, ritrovata in due trolley il 31 gennaio 2018 a Pollenza (Macerata) hanno disposto un processo bis sulla violenza, la parte più debole dell'indagine, proprio a causa delle condizioni del cadavere, sezionato e lavato con la varechina.
E così la pena di Oshegale, l'ergastolo con isolamento diurno per diciotto mesi, potrebbe subire ritocchi a suo vantaggio. Se la violenza non venisse riconosciuta nell'appello bis, la pena potrebbe arrivare a ventotto anni, con la continuazione dei reati di vilipendio e occultamento di cadavere (l'omicidio ne prevede 24). Bisognerà attendere le motivazioni: gli Ermellini potrebbero semplicemente chiedere alla corte d'Appello di argomentare meglio la parte relativa all'aggravante della violenza sessuale, l'unica contestata. Disperata la mamma della ragazza: Sono quattro anni che aspetto giustizia». E lo zio spiega l'amarezza: «L'annullamento rischia di portare ad una riduzione della pena».
LA VIOLENZA Ieri, il procuratore generale Francesca Loy aveva chiesto la conferma dell'ergastolo e dell'isolamento diurno per l'imputato, sollecitando l'inammissibilità delle istanze presentate dalla difesa e sottolineando anche il fatto che l'unico movente dell'omicidio potesse essere la violenza e il fatto che l'uomo temesse di essere denunciato.
Per il pg, non ci sarebbe altro motivo per lo scempio del cadavere se non quello di cancellare le tracce. La decisione della Suprema Corte arriva a 14 mesi dalla sentenza della Corte d'Assise d'appello di Ancona che, nel 2020, aveva ribadito in pieno l'impianto accusatorio dei pm di Macerata.
Nel corso del processo di secondo grado, Oseghale, aveva respinto l'accusa di omicidio. «Non l'ho uccisa io», aveva sostenuto in aula ammettendo però di averne sezionato il corpo per disfarsene perché non entrava in valigia. «Ero sotto choc, confuso, agitato - aveva riferito davanti ai giudici marchigiani - ho fatto una cosa terribile...mi dispiace».
LA REAZIONE Per la sentenza definitiva si dovrà quindi ancora attendere e tra i familiari della ragazza non si nasconde la delusione per la decisione presa oggi dalla Suprema Corte dopo alcune ore di camera di consiglio. «La madre di Pamela è amareggiata, per lei è un supplizio - commenta il legale Marco Valerio Verni, zio della ragazza - Speravamo di chiudere questa vicenda oggi ma la decisione dei giudici ci lascia l'amaro in bocca perché dovremmo affrontare un nuovo processo con il rischio di una riduzione della pena. Noi siamo convinti che Oseghale sia l'autore anche dello stupro.
Se la procura di Macerata avesse messo maggiormente a fuoco, nel processo di primo grado, le patologie psichiatriche di cui purtroppo era affetta Pamela forse saremmo arrivati al vaglio della Cassazione più blindati: questo prologo di processo rappresenta per noi una dolorosa pena».
Il corpo della giovane era stato ritrovato all'interno di due trolley sul ciglio di una strada a Pollenza, vicino Macerata, dove Oseghale l'aveva lasciato. Per l'accusa, l'uomo l'aveva uccisa dopo aver abusato di lei, approfittando dello stato di fragilità della ragazza - con doppia diagnosi borderline e di tossicodipendenza - scappata il giorno prima da una comunità terapeutica.
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