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IL BEL RENÉ - ACCUSATO DI AVER RUBATO LE MUTANDE ALL’ESSELUNGA VALLANZASCA GRIDA AL “GOMPLOTTO”: “MI HANNO INCASTRATO, ENTRO NATALE POTEVO TORNARE LIBERO. SE AVESSI RUBATO DAVVERO, DOVREI ANDARE IN MANICOMIO”

Davide Milosa per “il Fatto Quotidiano

 

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Sono stato incastrato, contro di me un complotto, entro Natale avrei dovuto discutere della mia liberazione condizionale e potevo tornare libero”. Renato Vallanzasca, l’ex bandito più ricercato d’Italia, finito in carcere il 13 giugno per aver rubato un paio di mutande in un supermercato Esselunga di viale Umbria a Milano, ieri ha reso una dichiarazione spontanea davanti al giudice Ilaria Simi De Burgis. In sostanza il bel Renè, camicia chiara, capelli rasati e i baffi d’ordinanza, ha spiegato di essere stato avvicinato da un ragazzo che si è offerto di portargli la borsa dei vestiti sporchi utilizzati in carcere.

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“Quelle cose - ha detto più volte - io non le ho rubate” e tutti i suoi sforzi per ottenere la liberazione condizionale “sono stati vanificati da un cretino, da un pazzo, forse un malato di malavita”. Ecco la sua versione. “Avevo una lista di cose da comprare - ha spiegato -. Ho preso anguria, cipollotti, insalata, salmone e mortadella”. In quel momento, ha ricostruito, è stato avvicinato da un ragazzo che lo ha chiamato “zio Renato”. Dopo aver sentito ripetere il suo nome due volte, Vallanzasca si è girato. “Ho visto un giovane di circa 30 anni e mi ha detto ti ricordi di me? Ti ho sempre mandato i saluti tramite zia Antonella”.

 

A quel punto Vallanzasca ha raccontato di aver detto al ragazzo di non vedere e sentire la ex moglie, dalla quale si sta separando, da tre anni, ma il 30enne ha insistito dicendo di averlo avvicinato “alla festa di un blog che gestivo anni fa con la mia ex moglie” e di essere stato a tavola con lui a un matrimonio. Quindi “ha detto di chiamarsi Pino, se avessi saputo il nome e il cognome non avrei fatto tutta questa pantomima”.

 

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Il ragazzo si è quindi offerto di portare lui la borsa nera che Vallanzasca aveva con sè. A quel punto lo stesso Vallanzasca si è avvicinato al banco della salumeria e ha preso la mortadella, perdendo di vista il 30enne, che lo ha raggiunto solo alle casse. Il ragazzo gli ha riconsegnato la borsa nera e ha detto di aver ricevuto una telefonata dalla madre che gli ha comunicato che la sorella aveva avuto un incidente d’auto. Quando Vallanzasca ha pagato la sua spesa, un vigilante lo ha fermato intimandogli di aprire la borsa nera. In quel momento nessuno lo ha riconosciuto.

 

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Vallanzasca solo si è limitato a dire: “Vedrete che casino verrà fuori ora”. Frase interpretata dal pm come minaccia, da qui l’accusa di rapina impropria. Il bel Renè poi ha aggiunto che quelle mutande non sono della sua taglia e che gli indumenti intimi non li compra al supermercato. “E comunque – ha detto l’ex bandito –se fosse vero portatemi in manicomio”.

 

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La tesi del complotto viene sostenuta anche dal suo avvocato Debora Piazza. Per il legale da anni Vallanzasca sta facendo un percorso di ravvedimento e “si stava pensando anche a una forma di risarcimento per le vittime”. Quindi ha spiegato: “Lui è stato un altro tipo di criminale ma ha pagato, ha fatto 42 anni di carcere come nessuno, nemmeno il peggior mafioso, ha mai fatto in Italia” e alla vigilia della possibilità di ottenere la libertà condizionata è stato coinvolto in questo “complotto ai suoi danni”, con l’esito di vedersi sospesa la semilibertà. Il processo è stato rinviato al 10 ottobre prossimo.

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