“VATTENE DA CASA MIA!” - GINEVRA BOMPIANI E LA LITE PER LA VILLA A LERICI, IN LIGURIA: IL VICINO, IL NOTAIO PASQUALE SCRUFARI, FINISCE A PROCESSO PER STALKING - LO SCONTRO PER UNA SERVITÙ DI PASSAGGIO: LA BOMPIANI PER ACCEDERE ALLA SUA CASA E’ COSTRETTA A TRANSITARE PER IL GIARDINO DELLA VILLA DEL VICINO - LA FIGLIA DELL'EDITOR PARLA DI "VENT'ANNI DI VIOLENZA E INSULTI" E SNOCCIOLA TUTTI GLI IMPEDIMENTI, "ANCHE FISICI", MESSI IN ATTO DAL NOTAIO (CHE NEGA TUTTO) - TRA I TESTIMONI ANCHE LUCA FORMENTON, NIPOTE DELL'EDITORE MILANESE ARNOLDO MONDADORI...
Estratto dell'articolo di Tiziano Ivani per “la Stampa”
L'affaire è ambientato in uno degli angoli più suggestivi di Lerici, località Maralunga, dove splendide ville a picco sul mare si nascondono tra la macchia mediterranea e l'ombra del castello che caratterizza l'abitato dell'estremo levante ligure.
Ginevra Bompiani, scrittrice e figlia del fondatore della casa editrice che porta il suo nome, è proprietaria di una di quelle abitazioni e per accedervi è costretta a transitare dal giardino di un'altra villa che lei stessa, nel 1999, vendette, riservandosi un diritto di passaggio, al notaio Pasquale Scrufari. Tra loro, però, i rapporti non sarebbero mai stati idilliaci e, oggi, anni di tensioni e carte bollate deflagrano in un processo che vedrà il notaio con studio a Sarzana imputato con l'accusa di stalking a danno della figlia del grande editore Valentino Bompiani.
Sì, perché i carabinieri, coordinati dalla pm Federica Mariucci, per più di un anno hanno portato avanti un'inchiesta nel tentativo di chiarire ogni aspetto di una vicenda che, di primo acchito, appariva come una bega di vicinato.
La pm è arrivata a ipotizzare il reato di stalking sostenendo che Ginevra Bompiani, che oggi è una signora di 83 anni, sia stata costretta «a cambiare le proprie abitudini di vita, in particolare limitando la permanenza nell'abitazione di Lerici fino a non poter più usufruire del proprio immobile» per timore degli atteggiamenti del notaio: ogni volta che la incontrava l'uomo avrebbe insultato lei e i suoi ospiti impedendo pure «il passaggio e l'accesso pedonale alla villa».
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Ovviamente Bompiani (assistita dall'avvocato Jacopo Memo) si costituirà parte civile, ma in aula sono pronti a sfilare anche testimoni vip che, di volta in volta, hanno assistito a episodi che dovranno essere circostanziati durante la fase dibattimentale. Tra questi anche Luca Formenton, il nipote dell'editore milanese Arnoldo Mondadori.
Per orientarsi in modo corretto nella vicenda occorre però tornare al 23 luglio 2021 quando nella caserma dei carabinieri di Lerici si presenta, in persona, Ginevra Roberta Bompiani, erede dell'editore che pubblicò Alberto Moravia e Umberto Eco, per presentare una denuncia. Davanti a un luogotenente spiega di essere proprietaria di «un immobile a Lerici» e che per accedervi deve «attraversare un camminamento che fa parte del giardino della villa di Pasquale Scrufari»:
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I problemi però, stando al racconto della scrittrice, iniziano fin da subito: «Poco dopo la cessione, Scrufari ha iniziato a opporsi al mio diritto di passaggio – continua la donna –. Prima tentando un accordo, che rifiutavo, poi con impedimenti fisici di vario genere. Intendo la non consegna del telecomando del cancello principale, la collocazione di una tavola marcia di legno tale da rendere pericoloso il passaggio. Per il telecomando ricorrevo, tra il 2002 e il 2004, alle vie legali in sede civile ottenendo ragione e quindi costringendo Scrufari a consentire il mio passaggio. Voglio, inoltre, far presente che tali atti sono continuati ogni anno dal 2000 a oggi».
Bompiani, poi, passa a descrivere le presunte aggressioni verbali: «Un'altra volta sono passata con un'amica quando Scrufari ha iniziato a insultarmi dicendo "Vattene da casa mia...". Quindi faceva per venirmi addosso. La moglie di lui, anch'ella presente, gli diceva di smetterla». Successivamente la donna fa mettere a verbale episodi ancora più gravi, attribuendo al notaio gesti e parole che avrebbero avuto l'unico fine di intimorirla. La difesa di Scrufari (l'avvocato Paolo Mione) respinge ogni accusa ritenendo di poter dimostrare l'innocenza del proprio assistito durante il processo che inizierà a maggio.