studente giorgia meloni gesto della pistola in senato

"VERMI. LA PISTOLA A VOI PIACE NEL CULO, TUTTA ROMA LO SA" - LE MINACCE DEI FASCISTELLI ALLO STUDENTE DI ROMA CHE HA MIMATO IL GESTO DELLA PISTOLA VERSO GIORGIA MELONI, IN SENATO - IL RAGAZZO, CHE HA COMPIUTO UN GESTO GRAVE, È STATO MESSO IN CROCE ANCHE DAI FRATELLI D'ITALIA, CHE PARLANO DELL'EPISODIO COME SE LA MELONI FOSSE SCAMPATA A UN ASSALTO TERRORISTA. C'È ADDIRITTURA CHI EVOCA LE BRIGATE ROSSE - IL 16ENNE: "MI SCUSERÒ CON UNA LETTERA, MA IL DISSENSO NEI CONFRONTI DI QUESTO GOVERNO E DI QUESTA CLASSE POLITICA RIMANE..."

LE MINACCE NERE ALLO STUDENTE CHE HA MIMATO IL GESTO DELLA PISTOLA VERSO MELONI: "VERMI". MA LA RUSSA LO ASSOLVE

Estratto dall’articolo di Valentina Lupia per “La Repubblica – Edizione Roma”

 

STUDENTE DEL LICEO RIGHI MIMA UNA PISTOLA AL SENATO

“Vermi”. E ancora “la pistola a voi vi piace nel cu…, tutta Roma lo sa”. Dopo che uno studente minorenne del liceo scientifico Righi di Roma martedì ha fatto il gesto della pistola in Senato, sulla mail del collettivo scolastico, il Ludus, stanno arrivando insulti e minacce.

 

Il “ragazzo antifascista del Righi”, come chiede di essere definito lo studente, fa infatti parte del gruppo politico della scuola di via Boncompagni. Il video ripreso dalle telecamere del Senato ha iniziato a fare il giro del web e sulla casella mail del collettivo fioccano minacce. […]

 

GIORGIA MELONI AL SENATO

Nei mesi scorsi la scuola è già stata presa di mira da gruppi d’estrema destra, che sui muri esterni del Righi, così come al liceo accanto, il Tasso, hanno disegnato svastiche e scritto frasi come “Heil Hitler” e “Roma è fascista”. […]

 

Il minorenne ha inviato la sua lettera di scuse al Senato: “il mio gesto non voleva essere di minaccia o un richiamo alla violenza e riconosco che si è trattato di un gesto sbagliato per esprimere dissenso nei confronti dei presenti. Tutti: destra e sinistra”, ha detto ieri in un’intervista a Repubblica. La lettera si conclude con la frase “cari saluti antifascisti”.

 

Anche dalla scuola è arrivata una lettera di scuse che è stata letta in Aula dal presidente del Senato Ignazio La Russa: la preside Cinzia Giacomobono ha annunciato che il ragazzo sarà punito con la severità che merita, coinvolgendo anche la famiglia, e che ci sarà anche un approfondimento e una riflessione con i ragazzi. […]

 

“PER IL GESTO DELLA PISTOLA MI SCUSO. NON CE L’HO CON MELONI MA QUESTO NON È UN GOVERNO DI SANTI E BRAVI”

Estratto dell'articolo di Valentina Lupia per www.repubblica.it

 

EMANUELE POZZOLO

 

"Se avessi fatto il gesto del pugno chiuso forse tutto questo casino non sarebbe successo. Mi scuso, ma il dissenso nei confronti di questo governo e di questa classe politica rimane”. È un fiume in piena lo “studente antifascista del liceo Righi” — così chiede di essere definito — che questa mattina mentre era in gita con la sua classe ha allungato un braccio e ha mimato con le mani una pistola.

 

Si è detto che ha “mirato” verso la premier Giorgia Meloni. È così?

“No, era verso l’alto. Le immagini e la prospettiva possono ingannare. Non ce l’ho con lei in particolare: questo non è un governo di santi e di bravi. E in Aula c’erano anche altri politici che in passato non hanno certo fatto il bene di studenti e cittadini. Pensiamo alla ‘Buona Scuola’”.

 

Dopo quel gesto è scoppiato il caos. Lo rifarebbe?

“No, è stata una cavolata e lo riconosco. Non volevo minacciare nessuno, è un gesto che ha radici precise di lotta, ma oggi non ha un connotato violento come invece poteva averlo in passato. In generale, non mi pento di aver espresso il mio dissenso, avrei potuto farlo col pugno alzato e forse questo casino non sarebbe successo”. [...]

 

IL MINI REVOLVER DI EMANUELE POZZOLO

La sua professoressa, ci raccontano dalla scuola, è sconvolta e si è sentita male. La dirigente scolastica Cinzia Giacomobono ha anche annunciato sanzioni, secondo il regolamento d’istituto, dopo che il consiglio di classe si sarà riunito.

“Mi dispiace per la reazione della docente. Voglio sottolineare che è stata una responsabilità solo mia. Se la scuola riterrà di dover prendere dei provvedimenti, facesse pure. A me basta che i miei compagni e la prof non ci rimettano in alcun modo, né si sentano messi in mezzo. [...]”.

GIORGIA MELONI AL SENATO

 

Si scuserà?

“Sì, con una lettera. Ma, ripeto, non per arretrare sul dissenso, perché non cambio idea. Ma solo per il gesto in sé, che arriva dalla storia di Autonomia Operaia”.

 

Cosa ha scritto nella lettera?

“Non posso dirlo per ora, non l’ho ancora inviata. In sintesi: mi scuso coi presenti per il mio gesto, che non voleva essere di minaccia o un richiamo alla violenza e riconosco che si è trattato di un gesto sbagliato per esprimere dissenso nei confronti dei presenti. Tutti: destra e sinistra. E l’ho chiusa a mio modo, per ricordare che non siamo dalla stessa parte”.

 

Cioè, come?

“Con ‘cari saluti antifascisti’”.

 

POZZOLO FA PROSELITI, MA FDI NON GRADISCE

Estratto dal “Fatto quotidiano”

 

ignazio la russa 2

Lungi da noi voler minimizzare il gesto compiuto ieri da un sedicenne in visita col suo liceo al Senato, il quale ha mimato con le dita una pistola e l'ha puntata contro Giorgia Meloni. Ma insomma, forse anche nelle reazioni si è andati un filino lunghi.

 

A leggere le dichiarazioni degli esponenti di FdI sembra che la premier sia scampata per miracolo all'assalto di un terrorista o di un serial killer. Un paio mettono in guardia: “Nessuno tenti di far passare per una ragazzata il gesto dello studente” (Carmela Bucalo); “Non è una bravata, non bastano i provvedimenti della preside” (Elisabetta Gardini). Sandro Sisler evoca le Brigate Rosse: “Spero non sia il segnale del ritorno dei cattivi maestri e dei compagni che sbagliano”.

 

Cinzia Pellegrino gli va dietro: “Sembrano cronache degli anni 70. C'è qualcuno che non ha appreso la lezione degli anni di piombo”. In assenza del pistolero professionista Pozzolo, per il ragazzo non c’è gloria: il sedicenne si è intrattenuto “a lungo” con il questore anziano del Senato Gaetano Nastri, poi ha scritto una lettera di scuse alla premier che pare aver “apprezzato”. Chissà se basterà a evitargli l’ergastolo.

 

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