LA VERSIONE DI MUGHINI – CI VOLEVA UN INTELLETTUALE LIBERO DA IMPICCI IDEOLOGICI QUALE ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA PER SCRIVERE “UNA CAPITALE PER L'ITALIA”, UN LIBRO CHE RACCONTA A MERAVIGLIA COME A ROMA CI SIA UN ECCEZIONALE COMPARTO ARCHITETTONICO NOVECENTESCO MARCHIATO DAI CONNOTATI DEL FASCISMO – “IL FASCISMO DI PIETRA” RAGGIUNSE RISULTATI TALVOLTA CLAMOROSI A OPERA DI UNA GENERAZIONE DI GIOVANI ARCHITETTI CHE, DA UN CANTO ERANO AFFASCINATI DALLA RIVOLUZIONE CULTURALE ATTUATA DAL BAUHAUS, E DALL'ALTRO ERANO FASCISTI AL CENTO PER CENTO....
Giampiero Mughini per Dagospia
ernesto galli della loggia - Una capitale per l Italia
Caro Dago, ci voleva un intellettuale libero da impicci ideologici quale Ernesto Galli della Loggia per scrivere questo pungentissimo Una capitale per l'Italia (Il Mulino, 2024), un libro che racconta a meraviglia come in una delle città più belle del mondo – Roma – ci sia un eccezionale comparto architettonico novecentesco marchiato dai connotati del fascismo.
E del resto non a caso si tenne a Roma nel 1932, al Palazzo delle Esposizioni, quella fatidica Mostra in occasione del decennale del fascismo vittorioso che passa come una delle più belle mostre mai fatte in Italia nel secolo scorso.
Sì, "il fascismo di pietra", come Galli della Loggia lo chiama nel suo libro, raggiunse risultati talvolta clamorosi a opera di una generazione di giovani architetti più o meno trentenni che da un canto erano affascinati dalla rivoluzione culturale attuata dal Bauhaus e dall'altro erano fascisti al cento per cento.
Giuseppe Pagano, Luigi Figini, Giuseppe Terragni, Adalberto Libera, Mario De Renzi, Luigi Moretti, Giovanni Michelucci (il creatore della contestatissima Stazione di Firenze), Enrico Del Debbio (il cui ruolo fu decisivo nell'apprestare il Foro Mussolini) furono tutti di quella partita. Tutti attori protagonisti di quella ambiguità che fa da cuore del fascismo, che ne costituiva l'intima natura.
Galli della Loggia l'ha descritta così: "Era una foga modernista – tale psicologicamente ancor prima che culturalmente –, un giovanilismo compiutamente iconoclasta ansioso di mandare in soffitta tutto ciò che sapeva di vecchiume borghese, di nobilmente paludato, era una volontà confusa ma autentica di entrare in sintonia con il rivolgimento dei tempi nuovi insieme al desiderio di lasciare comunque un segno di efficienza, di energia, di rottura [...] Il fascismo fu anche tutto questo".
Ne vennero alcuni aspetti e alcune fisionomie del progetto dell'Eur (purtroppo interrotto e irrisolto), la Casa del Fascio di Terragni a Como che è oggi patrimonio dell'Unesco, il Foro Mussolini e la Casa delle Armi di Moretti a Roma (il cui restauro purtroppo sta prendendo tempi infiniti), gli edifici di Sabaudia, e potremmo continuare. Nel frattempo la popolazione di Roma passava dai 700mila abitanti del 1921 al milione di dieci anni dopo. Nello stesso periodo il territorio urbanizzato del Comune aumentò di quasi dieci volte.
Il volto della Roma/capitale d'Italia che amiamo è inscindibile dalle tracce che vi ha lasciato il fascismo, e a meno che l'ideologia non ottunda completamente il tuo sguardo. Aggiungi, lo scrive della Loggia, che il tutto venne costruito con una gran speditezza, in buona parte dovuta alle condizioni di notevole insicurezza in cui lavoravano gli operai edili del tempo. Quanti morti sul lavoro ci vollero perché venissero alla luce i capolavori del razionalismo architettonico a Roma e altrove?
Galli della Loggia sostiene che è fuori posto usare la parola "sventramenti" a proposito della politica urbanistica del fascismo a Roma, anche se "sventramenti" ce ne furono. Il più micidiale quello della "Spina del Borgo", dell'apparato di case e casuzze che sorgevano attorno alla Basilica di San Pietro e che vennero via via sostituite dagli edifici che marchiano l'odierna via della Conciliazione fino a uccidere il fascino di quello spicchio di Roma.
Imponente era il progetto dell'E42, dove pure confliggevano le idee di Marcello Piacentini (l'architetto sovrano nel dar vita alla "maestosità" dell'architettura fascista) e quelle degli alfieri del razionalismo in architettura, il cui lascito maggiore è lo strabiliante Colosseo Quadrato, la cui costruzione cominciò nel luglio 1938 per poi venire inaugurato nel 1940.
ernesto galli della loggia foto di bacco
Lasciamo le parole conclusive allo stesso della Loggia: "E sebbene appaia ormai obbligatorio bandire l'idea che 'il fascismo ha fatto anche cose buone' sarà forse ancora permesso, chissà, sostenere che è francamente impossibile che esso abbia fatto solo cose cattive"
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