VI RICORDATE DI CARMELO CIPRIANO, IL MAESTRO DI KARATE DI BRESCIA CHE COSTRINGEVA LE SUE ALLIEVE A FARE SESSO CON LUI? – I GIUDICI DI SECONDO GRADO HANNO DECISO DI SCONTARGLI LA PENA DI QUATTRO MESI, RIQUALIFICANDO UNO DEI CAPI DI IMPUTAZIONE. ECCO PERCHÉ…
Paolo Cittadini per “il Giorno”
Sconto di quattro mesi in appello per Carmelo Cipriano il maestro di karate di Lonato del Garda in carcere da un anno con l’accusa di avere costretto dal 2008 al 2017 alcune sue giovani allieve a consumare rapporti sessuali con lui e altri adulti.
Il 44enne in primo grado, al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, era stato condannato a 9 anni e mezzo di reclusione. I giudici di secondo grado, al termine di una camera di consiglio durata quasi due ore, sono usciti con una sentenza di condanna a 9 anni e due mesi di carcere.
La corte ha accolto la richiesta della Procura generale, che aveva chiesto uno sconto di sei mesi sulla pena inflitta in primo grado, di riqualificare uno dei capi di imputazione attenuandolo.
Violenza sessuale di gruppo, atti sessuali con minori, prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico i reati contestati al 44enne di origine siciliana che ieri non ha voluto partecipare al processo di secondo grado iniziato nel primo pomeriggio e conclusosi poco dopo le 19.
Secondo l’accusa Cipriano, già a partire dal 2003 avrebbe iniziato a cacciare le sue prede. Per i magistrati che un anno fa hanno chiesto e ottenuto il suo arresto la condotta del 44enne karateka denotava «una totale assenza di freni inibitori e un totale sprezzo delle regole di civile convivenza e di rispetto per la vita altrui, dimostrando infine di essere avvezzo all’uso della violenza e della prepotenza e di farvi ricorso con assoluta disinvoltura».
Non meno tenera era stata il giudice Anna Di Martino nelle motivazioni della sentenza di primo grado: «Al Cipriano non va riconosciuta nessuna attenuante. Il quadro che emerge, alla stregua della pluralità/serialità degli abusi commessi, è quello di un uomo del tutto incapace di reprimere i propri impulsi, ciò che, si badi, non è certo indice di patologia ma solo di sfrenato libertinaggio», la valutazione fatta dal magistrato in sede di condanna.
«Siamo soddisfatti perché l’impianto della sentenza di primo grado – sottolinea all’uscita dall’aula l’avvocato Riccardo Caramello, il difensore di Giada una delle ragazze vittima delle morbose attenzioni di Cipriano – è stato confermato.
La riqualificazione chiesta dalla Procura generale ci sta perché per quell’episodio sarebbe stato esagerato configurare il reato di violenza sessuale». Soddisfatta, ma molto provata, è anche Giada: «Per i prossimi 9 anni Cipriano non potrà fare del male – osserva la ragazza che dai 12 ai 17 anni ha dovuto subire le attenzioni del maestro di karate – Alla luce di questa nuova sentenza mi auguro che l'ex moglie di Cipriano capisca finalmente quello che l’uomo con cui viveva ci ha fatto.
Un pensiero va anche a tutti i compagni di karate che non hanno mai creduto alle mie parole dicendo che mi ero inventata tutto. Il loro comportamento è ciò che mi ha dato la forza in questa lunga vicenda processuale».