VIAGGO AD OSWIECIM, LA CITTÀ POLACCA DOVE I NAZISTI COSTRUIRONO IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI AUSCHWITZ-BIRKENAU, IL PIÙ EFFICIENTE E IL PIÙ TERRIBILE. UN AVAMPOSTO DELLA MEMORIA DIVISO TRA LE NUOVE GENERAZIONI, CHE VORREBBERO DISCOTECHE E DIVERTIMENTI, E CHI DICE: “QUESTO POSTO DEVE RIMANERE IMMOBILE, LA MEMORIA SI CONSERVA SE I SEGNI DEL DOLORE SONO VIVI. NON VA BENE UNA DISCOTECA VICINO A AUSCHWITZ, QUESTO È UN POSTO CHE VA PRESERVATO. QUI È VIETATO VIVERE COME SE NULLA FOSSE ACCADUTO”
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Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
Ci sono posti che vogliono fare la storia, altri che se la ritrovano addosso, come un macigno e non possono fare altrimenti che curvare tutto ciò che li riguarda sotto il peso del passato.
Anche l’architettura si trasforma: palazzi, musei, caffetterie sembrano disporsi lungo la schiena di una vecchia stanca, contorta e deformata dal fardello degli anni consumati e dei dolori indimenticabili.
la citta polacca di oswiecim auschwitz 2. 3
La città polacca di Oswiecim è uno di questi posti, il più terribile di questi posti, tanto che addirittura il suo nome è accovacciato e striminzito sotto quello per cui tutti la conoscono: Auschwitz.
Eppure Oswiecim è ambiziosa, e alla stazione, appena si scende dal treno, si entra in un corridoio decorato con le immagini di tutte le glorie della storia: la Piazza del mercato con le fondamenta dell’antica città che risale alla dinastia dei Piast, e quindi è segno di lignaggio antichissimo; il castello sul fiume Sola; la residenza neoclassica degli Slebarski; il Palazzo dei matrimoni; la Cappella della famiglia Haller; […]
Ma no, a Oswiecim nessuno viene per la piazza, il castello, la macchina degli anni Trenta, o per l’hockey o per la ferrovia. A Oswiecim si viene perché il nome Auschwitz non si cancella e a ben guardare tutti i segni che indicano quanto possa essere antica la città portano addosso il marchio del male nazista: sotto la Piazza del mercato, che venne chiamata Adolf Hitler Platz, vicino alle rovine della città antica ci sono i resti di un bunker tedesco della Seconda guerra mondiale;
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Auschwitz ha cancellato Oswiecim per sempre e gli abitanti si dividono tra chi di tanta storia non ne può più e chi invece con rispetto pensa che la città vada tenuta in una bolla, conservata nella sua austerità, rimossa da ogni vezzo storico, e tenuta stretta così com’è: avamposto della memoria.
La signora Ania è tra questi ultimi cittadini, è una custode fiera e intransigente di quello che è accaduto durante la Seconda guerra mondiale: “Si sono inventati ogni tipo di museo per distrarre da Auschwitz, come se davvero un visitatore potesse appassionarsi al castello o al resto che la città ha da offrire. Potrebbe, se questo fosse un posto normale, ma non lo è”.
OSWIECIM - IL BINARIO CHE PORTAVA AD AUSCHWITZ
E’ molto severa con la sua città e con i suoi concittadini. “Qui c’è chi vuole discoteche, divertimenti. E’ un errore, questo posto deve rimanere immobile, la memoria si conserva se i segni del dolore sono vivi. Invece abbiamo avuto un governo che impediva di dire ‘campi di concentramento polacchi’”. Ania si riferisce alla legge sull’Olocausto con cui il governo precedente, guidato dal PiS, creò non pochi problemi agli studiosi che facevano ricerca sui massacri di ebrei avvenuti in tutto il paese.
“Da quel momento hanno iniziato a esaltare la storia di quei polacchi bravi che hanno cercato di opporsi ai nazisti, di aiutare gli ebrei e tutti coloro che venivano mandati a morire. Sono storie importanti da raccontare, ma diventa scorretto se vengono tirate fuori soltanto per far dimenticare che il male è accaduto qui, anche sotto i nostri occhi”.
[…] “Crediamo di essere i nostri monumenti, crediamo che basti una statua per metterci in pace la coscienza, invece no, più ci allontaniamo dall’Olocausto più dobbiamo essere attivi nel ricordare”. Ania sembra bloccata nel tempo, ha un’età indefinita, rifiuta di farsi fotografare e di dire quanti anni ha. Ripete: “Abbastanza”. Non specifica abbastanza per cosa, se per ricordare o per ammonire. “Va spiegato ai nostri giovani perché non va bene una discoteca vicino a Auschwitz, non devono smettere di divertirsi, ma questo è un posto che va preservato. Qui è vietato vivere come se nulla fosse accaduto”.
IL BUNKER DEGLI OCCUPANTI NAZISTI NELLA PIAZZA DI AUSCHWITZ
Ania si riferisce al fatto che qualche anno fa venne realizzato un progetto per una discoteca da posizionare non certo attaccata a uno dei campi, ma in un terreno che venne comunque ritenuto troppo vicino per un luogo di svago. Ci furono alcuni musi lunghi, si sollevarono le proteste di chi accusava la città di vivere nel passato, ma alla fine gli abitanti capirono. Auschwitz si estende su Oswiecim, la copre in una bolla e i cittadini come Ania stanno attenti che ogni minimo cambiamento non alteri quell’ecosistema della memoria che ogni anno si fa più rarefatto.
“Gli ottant’anni della liberazione di Auschwitz sono delle commemorazioni molto diverse rispetto al passato”, Jochen Böhler, storico e direttore dell’Istituto Wiesenthal di Vienna per gli studi sull’Olocausto percepisce la differenza del posto che la memoria occupa in un’Europa che si è ritrovata a confrontarsi con la guerra e in un mondo in cui l’antisemitismo è in crescita.
[…] “Ora che i sopravvissuti all’Olocausto sono sempre meno, bisogna stare attenti a come la storia viene tramandata. Arriverà il giorno in cui ci troveremo a commemorare senza nessun testimone tra noi, a quel punto tutto il materiale che abbiamo raccolto, libri, registrazioni con le loro parole potenti non vanno tenuti in una teca, vanno condivisi con i più giovani.
Mi allarma pensare che come commemoreremo in futuro dipenderà dai governi e dalle loro politiche della memoria”, Böhler sottolinea quanto il ricordo sia legato alla politica e torna all’Austria: “A Vienna il possibile partito di maggioranza ancora non ha attaccato la memoria, sa di avere una cattiva reputazione presso la maggior parte degli austriaci, quindi anche il nostro istituto non è stato toccato, ma siamo consapevoli che è necessario stare all’erta, essere pronti a reagire quando il governo vorrà diventare il custode della memoria e detterà a riguardo la sua politica”.
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la citta polacca di oswiecim auschwitz
Oswiecim è inquieta sotto il peso della memoria, forse alcuni suoi abitanti vorrebbero liberarsene, vorrebbero che magari i visitatori iniziassero davvero ad accorgersi che il castello, l’hockey e la piazza valgono il viaggio, ma è impossibile staccare questo posto dal ricordo e le cadenti vie del centro sono tappezzate di foto di Oswiecim ai tempi della guerra. Tra i muri di edifici in ristrutturazione spuntano i disegni con i volti di Giovanni Paolo II e di Martin Luther King che pronunciano frasi che in questo posto hanno un valore proporzionato alla storia.
“L’antisemitismo è un peccato contro Dio e contro l’umanità”, dice il Papa e sotto qualcuno ha aggiunto in stampatello minuscolo una frase: “Anche il silenzio lo è”. “Alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici”, dice King sovrastato dalla foto di un ebreo con lo shtreimel in testa.
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