![cavalcavia crollato lecco](/img/patch/10-2016/cavalcavia-crollato-lecco-847254.gif)
IL VIDEO DEL CROLLO DEL CAVALCAVIA: SI VEDE IL TIR CHE PASSA SOPRA, E L'AUTO DELLA VITTIMA CHE VIENE SCHIACCIATA - IL SOPRAVVISSUTO, SCHIACCIATO DAL PONTE MA USCITO ILLESO: ''PER POCHI CENTIMETRI NON SONO RIMASTO SOTTO LE MACERIE'' - DELRIO ACCUSA L'ANAS: ''UN PONTE NON CADE IN TRE ORE''. DISGUSTOSO RIMPALLO CON LA PROVINCIA
1.VIDEO - IL MOMENTO ESATTO DEL CROLLO DEL CAVALCAVIA
2.DELRIO:UN PONTE NON CADE IN TRE ORE, ANAS,PIÙ MANUTENZIONE
(ANSA) - "Come Anas ha la responsabilità del viadotto, così la Provincia ha la responsabilità dei transiti sul viadotto, punto. È sbagliato e inutile scaricare le colpe gli uni sugli altri, l'autonomismo italiano funziona se ognuno sa con precisione che cosa gli tocca fare".
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E' quanto afferma Graziano Delrio, ministro dei Trasporti, a Repubblica sull'incidente del cavalcavia. "Alla Provincia - spiega Delrio - è stato detto di occuparsi di scuole e strade e la manutenzione del viadotto è indubbiamente a cura dell'Anas. Ne ho appena parlato con il presidente della Regione Roberto Maroni e con il presidente della Provincia. Basta litigi e scaricabarile, la magistratura farà il suo corso e ci dirà se la strada andava chiusa o no. Purtroppo è stata uccisa una persona, le lacrime per incidenti del genere devono finire".
"Dobbiamo compensare un ritardo di trent'anni - sottolinea il ministro - e l'ubriacatura sulle Grandi opere, perché qui bisogna cambiare prospettiva, e cioè avere strade statali efficienti. Tenere bene quello che già abbiamo. Per questo abbiamo stanziato risorse pluriennali, e non annuali, non ci possono essere scuse". "Non bastano tre ore di attesa - aggiunge Delrio - perché un ponte crolli. Ma l'altro aspetto riguarda il Tir, il come e il perché carichi eccezionali si siano susseguiti su quel ponte e su altri. Il viadotto aveva le caratteristiche adeguate per reggere quel continuo passaggio?".
3.ANNONE, CAVALCAVIA CROLLATO. MECCANICO-EROE: "VENIVA GIÙ TUTTO, SALVATO DAI SEDILI"/ VIDEO
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«Sono nato due volte, la prima nel dicembre 1982, la seconda l’altro ieri, il 28 ottobre, quando non sono morto schiacciato. Il 28 ottobre d’ora in poi sarà il mio secondo compleanno». A parlare è Roberto Colombo, quasi 34 anni, di Cesana Brianza, scampato al disastro del cavalcavia crollato sulla Superstrada 36 ad Annone Brianza. Era al volante della sua Fiat Punto di colore rosso e se ne stava tornando a casa quando il ponte e il tir che viaggiava sopra gli sono letteralmente piovuti addosso. Quanti hanno assistito alla scena lo davano ormai per spacciato, invece lui è riemerso completamente incolume da quel groviglio di lamiere e cemento.
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Com’è andata?
«Ho visto il viadotto cedere e l’autotreno piombare di sotto. D’istinto ho frenato, mi sono spostato sulla corsia alla mia destra e mi sono accovacciato sui sedili, è stata questione di un attimo e di pochi centimetri, se avessi esitato non potrei raccontarlo».
E quando ha riaperto gli occhi?
«Ho impiegato qualche secondo per rendermi conto di essere ancora vivo. Un miracolato, mi sono sentito un miracolato. “Il Signore e gli angeli custodi esistono”, mi sono detto».
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Non ha provato paura, non ne ha avuto il tempo, si è solo preoccupato di salvare il camionista romeno 37enne intrappolato nel tir: «Mi sono arrampicato sino alla cabina, ha aperto la portiera, l’ho liberato dalle cinture di sicurezza e l’ho tirato fuori. Lavoro come meccanico di autobus in una società di trasporti pubblici di Lecco, ogni tanto mi capita di guidarli i pullman e ho compreso come si sentisse quell’uomo, quasi un collega, che continuava a ripetere «Aiutami, aiutami, tirami fuori di qui, ti prego». Poi, inspiegabilmente per alcuni testimoni ma non per lui, si è infilato di nuovo in quel che restava della sua macchina, nella trappola mortale da cui era appena scampato. «Il motore era acceso – spiega Colombo –, non volevo si innescasse un incendio e inoltre ne ho approfittato per recuperare il telefonino per avvisare mio padre e la mia compagna che stavo bene, non volevo si preoccupassero». Dopo essersi nuovamente sfilato dall’abitacolo dell’auto, definitivamente in salvo e al sicuro, si è guardato attorno e si è reso finalmente conto delle proporzioni dell’incidente.
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Cosa ha provato?
«Rabbia, tanta rabbia, non possono succedere queste cose da paese del terzo mondo. Forse ormai anche noi siamo il terzo mondo. Non mi interessa di chi sia la colpa, non mi interessa della burocrazia, certe cose non devono succedere e basta, una persona è morta e potevo morire anche io, poteva essere una strage, da lì passano migliaia e migliaia di automobilisti... Quando mi sono accorto di quell’Audi A3 stritolata sotto il cavalcavia ho capito che chi c’era dentro non ce l’aveva fatta, mentre invece io ero vivo, un sopravvissuto. Per me è come se in quel preciso momento fossi rinato».
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