giorgio gaber vittorio feltri

“IO E GABER CI RECAVAMO NELLE SOLITE VECCHIE OSTERIE. LÌ A VOLTE CI RAGGIUNGEVA UNA NOSTRA AMICA…” - VITTORIO FELTRI RICORDA “IL SIGNOR G” A VENT’ANNI DALLA MORTE: “ANDAVAMO D'ACCORDO PERCHÉ ERAVAMO MOLTO SIMILI. ERA REFRATTARIO COME ME ALLE ETICHETTE, AI LUOGHI COMUNI, AI CLICHÉ, AI PREGIUDIZI E AI GIUDIZI. ERA UN RIBELLE, UN ANARCHICO, UN ANTICONFORMISTA. NEL CORSO DI UNO DEI NOSTRI INCONTRI IN OSTERIA NACQUE UNO IL BRANO “DESTRA-SINISTRA”. CI DOMANDAVAMO CHE DIAVOLO DI SENSO AVESSE ANCORA DISCETTARE DI SINISTRA E DESTRA, ROSSI E NERI E ALLORA…”

Vittorio Feltri per “Libero quotidiano”

 

vittorio feltri

Spirava un'aria frizzantina quella placida domenica sera di luglio a Bergamo alta. All'interno delle ciclopiche mura, a cui il mio cuore resta inchiodato, era in corso la festa dell'Unità, alla quale aderivano con entusiastica partecipazione non solo i comunisti delle valli e della città ma tutti i bergamaschi desiderosi di trascorrere del tempo ameno ascoltando musica e divorando succulento cibo di strada, come si usa fare tuttora nelle sagre paesane.

 

Persino io, che all'epoca ero socialista, mi univo con delizia a questa adunata di rossi e rossi scoloriti, insieme a qualche amico. Ero appena diciottenne e quell'anno era stato invitato all'evento un artista già conosciuto ed apprezzato in tutta la penisola, il cantautore Giorgio Gaber. In estate nelle piscine pubbliche di Bergamo i suoi brani facevano da sottofondo.

 

GIORGIO GABER E OMBRETTA COLLI

Aveva 22 anni allora e non si dava affatto delle arie, come del resto non fece mai.

Ho davanti agli occhi un'immagine di lui sul palco, mentre intona una delle sue canzoni. Indossava una camicia celestina, una giacca blu classica con tre bottoni, un pantalone grigio e le clarks.

 

L'eleganza mi rimane più impressa nella mente della sciatteria, la quale cerco di dimenticare. Allora anche i giovani vestivano in modo sobrio e raffinato ed è forse questo ciò che rimpiango del tempo passato, pur non avendo uno spirito sentimentale e nostalgico nei confronti di ciò che fu. Il rimpianto è da sfigati. Preferisco il pentimento. Ma torniamo a quel giovanotto lassù, con la sua chitarra tra le braccia ed i suoi modi composti. Nessuno della platea che lo osservava si strappava i capelli, non era Paul McCartney né Elvis Presley, eppure incantava.

 

GIORGIO GABER

Terminata l'esibizione, quando la maggior parte della gente accorsa era già rincasata, Giorgio scese dal rudimentale palchetto e si avvicinò al baracchino delle birre, ne prese una e poi fece due o tre passi verso quei ragazzi che se ne stavano seduti ad un tavolino, tra i quali c'ero pure io. Non osò chiederci se potesse accomodarsi accanto a noi, eppure ci lanciò un'occhiata. Non mancammo di incitarlo ad unirsi alla brigata, ed egli accettò di buon grado l'invito.

 

All'improvviso il "divo", l'ospite d'onore, l'attrazione della serata, era uno di noi.

Chiacchierammo a lungo. E prima di congedarci, Gaber ed io ci scambiammo il numero di telefono, promettendoci a vicenda che ci saremmo fatti vivi nel caso in cui io mi fossi trovato a Milano, dove Giorgio abitava, o lui fosse tornato a Bergamo.

giorgio gaber sandro luporini

 

IL NUMERO SULL'AGENDA

Vada sé che non ci telefonammo mai. Tuttavia conservai il suo numero, appuntato scrupolosamente nella mia rubrichetta personale che tenevo sempre in tasca.

Qualche anno dopo mi trasferii nel capoluogo lombardo per lavorare a La Notte, eppure non chiamai Gaber, non mi sembrava opportuno disturbarlo dicendogli: «Ehi, ti ricordi di me? Ci siamo conosciuti alla festa dell'Unità diversi anni orsono. Sono Vittorio, bevemmo una birra insieme». Sarebbe stato ridicolo. Addirittura imbarazzante. Ma il contatto mi risultò utile non appena mi fu affidata la stesura di un articolo riguardante proprio il cantante.

 

Lo chiamai. Mi rispose. Accettò l'intervista. Non feci parola del passato. Ci incontrammo. Lo intervistai. Ad un certo punto, vidi lo sguardo di Giorgio impegnato in uno sforzo mentre mi scrutava.

 

giorgio gaber

«Mi sembri un viso conosciuto. Credo che ci siamo già visti da qualche parte».

«Beh, sì, in effetti, ci siamo già visti. Alla festa dell'Unità di Bergamo, sette o otto anni fa».

«Ma certo, sì. Mi ricordo. Vittorio, poi non mi hai telefonato...».

«Come no?! L'ho fatto adesso».

 

Nacque così la nostra amicizia. Che forse era già nata.

Solo che noi ancora non lo sapevamo. Giorgio mi leggeva e spesso telefonava in redazione per complimentarsi per i miei pezzi o per commentarli. Non erano rare le sere in cui, uscito distrutto dal giornale, incontravo Giorgio per cenare insieme.

 

VITTORIO FELTRI E I GATTI

Di solito ci recavamo nelle solite vecchie osterie, chiamarli "ristoranti" sarebbe troppo, erano taverne dall'ambiente accogliente, caldo e familiare. Lì ci sentivamo a nostro agio.

Una in particolare era cara a Gaber, non ricordo esattamente la via, né il nome del locale. Si trovava nei pressi di Porta Romana. Lì a volte ci raggiungeva una nostra amica. Si mangiava, ma soprattutto si rideva.

 

Io e Giorgio andavamo d'accordo perché eravamo molto simili.Era refrattario come me alle etichette, ai luoghi comuni, ai cliché, ai pregiudizi e ai giudizi. Gaber era un ribelle, un anarchico, un anticonformista. In lui convivevano in perfetta armonia uno spirito introspettivo, umbratile, riservato, se non addirittura solitario, ed uno spirito giocoso, bambinesco, scanzonato ed irriverente.

giorgio gaber 3

 

Penso che questo trapeli pure dalle sue canzoni. Personalmente prediligo di gran lunga il primo Gaber, a livello artistico, ossia quello romantico, quello di una delle mie canzoni preferite: "Porta Romana". Ammetto che tuttora, quando la ascolto, mi commuovo. Vengo travolto da vecchie e tenere memorie custodite nei meandri del cuore.

 

LE CANZONI

giorgio gaber 2

Ripenso alla mia prima moglie, Maria Luisa, morta giovanissima. E anche ai primi amori, agli anni Sessanta, quando i novelli fidanzatini per godere di un barlume di intimità si recavano al cinema ed occupavano le ultime file, poco interessati al film in proiezione e molto interessati alle reciproche esplorazioni. Nulla di scandaloso.

 

Nulla di losco. Tutto aveva un sapore dolce ed innocente, persino ciò che allora sembrava peccaminoso adesso mi appare così ingenuo. Puro. E lo era. Un'altra canzone che ascolto sovente è "Mi innamoro a poco a poco", del 1964.

 

Una sera, mentre consumavamo la nostra cena, Giorgio mi confidò di essere afflitto da una sorta di rimpianto o complesso.

 

Non si era mai laureato e questo lo faceva sentire quasi difettoso, incompleto, o inadeguato. Era un artista di successo, amato e stimato dal grande pubblico proprio per i suoi testi arguti, eppure si percepiva monco. Si era iscritto alla facoltà di filosofia e studiava forsennatamente ma pure a fatica dato che la sua carriera era tutt' altro che poco impegnativa, al fine di colmare quello che considerava un terribile handicap. Sentendolo parlare, mi resi conto della serietà della sua inquietudine.

 

E volli sdrammatizzare senza prenderlo in giro. Anche perché mi appariva assurdo soffrire per non avere la laurea. Gli stilai dunque sul momento la lista di intellettuali, scrittori, poeti, giornalisti, scienziati, premi Nobel che non avevano mai frequentato l'università e che pure nelle università erano entrati sì, ma come autori da studiare e mai nel ruolo di studenti. Annoverai Eugenio Montale, Umberto Saba, Gabriele D'Annunzio, Benedetto Croce, Grazia Deledda, Enzo Biagi, Orio Vergani, Salvatore Quasimodo, Walt Disney, Henry Ford, Guglielmo Marconi. L'unico Nobel italiano laureato per la letteratura fu Pirandello. Giorgio restò attonito per qualche minuto.

giorgio gaber 1

 

Mi guardava perplesso, a bocca aperta, rimuginando pensieri nella sua testa. Poi si mise a ridere. «Ma dici davvero? Sei sicuro?», mi domandò ancora incredulo.

«Certo, e se vuoi ora ti faccio l'elenco dei coglioni con la laurea», risposi. E scoppiamo a ridere. Quella sera Giorgio guarì definitivamente dal suo complesso d'inferiorità o di inadeguatezza. Ed io posso dire di avere un merito: ho fatto sì che Gaber lasciasse gli studi. E prendesse finalmente pace. Non diede più un esame. E a lungo mi ringraziò per averlo liberato dall'ansia di dovere a tutti i costi diventare dottore.

 

vittorio feltri da giovane

DESTRA-SINISTRA

Nel corso di uno dei nostri incontri in osteria nacque uno dei brani più celebri di Giorgio: Destra-Sinistra. Ci domandavamo che diavolo di senso avesse ancora discettare di sinistra e destra, rossi e neri. Cosa è di sinistra e cosa è di destra? Era questo il quesito fondamentale. Egli tirò fuori dalla tasca della sua giacca un foglio piegato in quattro e la penna ed iniziò a prendere appunti.

 

«Fare il bagno nella vasca è di destra, fare la doccia invece è di sinistra», «un pacchetto di Marlboro è di destra, di contrabbando è di sinistra», «una bella minestrina è di destra, il minestrone è sempre di sinistra», «la patata per natura è di sinistra, spappolata nel purè è di destra», «il culatello è di destra, la mortadella è di sinistra», «non si sa se la fortuna sia di destra, la sfiga è sempre di sinistra», «i collant sono quasi sempre di sinistra, il reggicalze è più che mai di destra». A quel punto fui sopraffatto da un'esigenza corporale e lo dissi in modo anche esplicito, addirittura triviale: «Scusate, devo pisciare, ma non seguitemi». E Gaber: «La pisciata in compagnia è di sinistra», ed io aggiunsi «il cesso è sempre in fondo a destra».

giorgio gaber 5

 

Non avevo idea che venissero concepite così le canzoni e restai a dir poco sbalordito, oltre che compiaciuto, allorché Giorgio mi fece consegnare al Giornale il cd che conteneva l'opera.

 

Ogni volta che Giorgio si esibiva a Milano o nella mia città natale, mi inviava i biglietti per i miei figli, che lo adoravano. Aveva queste attenzioni, queste delicatezze quasi commoventi. Era un animo gentile. Uno dei miei amici più cari.

 

Gli impegni, i guai, i fatti della vita, questa corsa spericolata verso non si sa cosa, ci conducono spesso a perderci di vista per un po'. Eppure tra amici veri quel filo sottile e invisibile che ci lega non si spezza mai. Ecco perché ritrovarsi è come rivedersi dopo ieri.

VITTORIO FELTRI GIORGIO GABER

 

LA FINE

Sapevo che Giorgio era molto malato. Un giorno mi telefonò sua moglie, mi fece capire che egli stava per lasciarci. Me lo fece intuire, poiché non aveva la forza di parlarne esplicitamente. Quindi, in un certo senso, il suo trapasso me l'aspettavo.

 

Era nell'aria. Tuttavia, restai raggelato quel dì. Era il primo gennaio del 2003. Alcuni redattori irruppero nel mio ufficio. «È morto Giorgio Gaber, direttore. Dove lo inseriamo?».

giorgio gaber 7

Il giornalista ha la dannazione di arrivare per primo anche alle notizie che non vorrebbe mai apprendere e chissà perché si dà sempre per scontato che queste non gli facciano più nessun effetto. Fu un pugno allo stomaco. Il sangue si congelò nelle vene, il respiro si bloccò nei polmoni, mentre nella mia mente scorrevano immagini mute alla velocità della luce.

 

Eccomi lì, oltre 40 anni dopo il nostro primo incontro, da Bergamo a Milano, dalla fanciullezza all'età adulta, dalle fervidi speranze per il futuro alle sudate sicurezze del presente. Giorgio in tutto questo era cresciuto insieme a me. E non ce ne eravamo quasi accorti. Come era possibile? E ora lui non c'era più.

 

Quel ragazzo con l'asciutta giacca blu, i pantaloni grigi, la camicia celestina e le clarks, che con la mia stessa timidezza si era seduto accanto a me al tavolino di un bar improvvisato se ne era andato via. Per sempre. Lo ritrovo ancora. Quando ascolto la sua voce. La sua musica. E lì ritrovo anche me stesso.

Ultimi Dagoreport

nicola calipari giuliana sgrena nicolo pollari

DAGOREPORT – PIENONE DI AUTO BLU STASERA ALL’AUDITORIUM DI ROMA: DA MELONI E MANTOVANO A GIULI E BERNINI, TUTTI IN FILA PER ASSISTERE ALLA PRIMA DE “IL NIBBIO”, IL FILM ISPIRATO ALLA MORTE IN IRAQ DELL’AGENTE DEL SISMI, NICOLA CALIPARI, UCCISO NEL 2005 MENTRE STAVA RIPORTANDO IN ITALIA LA GIORNALISTA DEL “MANIFESTO”, GIULIANA SGRENA - A VENT’ANNI DALLA TRAGEDIA, RENDE OMAGGIO A CALIPARI ANCHE SERGIO MATTARELLA: “LE SPIEGAZIONI DELLA SUA MORTE PERMANGONO TUTTORA NON ESAURIENTI” - ESSÌ, LA VERITÀ NON È MAI VENUTA FUORI. SE IL SOLDATO AMERICANO HA SPARATO PER ERRORE, È ALTRETTANTO VERO CHE NESSUNO L’AVEVA AVVERTITO DEL PASSAGGIO DELLA TOYOTA - QUINDI, LA DOMANDA: COME MAI LA NOTTE DEL 4 MARZO 2005 LA TOYOTA SU CUI VIAGGIAVANO CALIPARI E SGRENA NON ERA STATA SEGNALATA DALL’INTELLIGENCE ITALIANA AGLI ALLEATI AMERICANI? LA RAGIONE PIÙ PROBABILE È QUESTA….

donald trump giorgia meloni vertice europeo

DAGOREPORT - ADDIO ALLA LOVE-STORY CON TRUMP, MELONI DOVRÀ ACCONTENTARSI DI UN POSTO DI SECONDA FILA DIETRO A MACRON E STARMER - COME NELLA FOTO UFFICIALE DEL SUMMIT DI LONDRA: SBATTUTA IN UNA POSIZIONE "PERIFERICA" (MA GIÀ ALL’INSEDIAMENTO DI TRUMP ROSICO' PER ESSERE STATA RELEGATA IN FONDO ALLA SALA, ACCANTO AL BOSS ARGENTINO JAVIER MILEI) -E QUANDO, PRIMA DEL SUMMIT DI LONDRA, LA DUCETTA HA TELEFONATO A KING DONALD PER UN INCONTRO ALLA CASA BIANCA (AL PARI DI MACRON E STARMER) E' STATA RIMBALZATA CON UN "SE VEDEMO": IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA, CHE HA IN MENTE DI MOLLARE NATO E ONU, SE NE FOTTE DI ASCOLTARE PIPPE SUL "TENERE UNITA LA NATO" E "MANTENERE IL DIALOGO USA-UE” - SE PER L’UCRAINA SI FA DURISSIMA DOPO LO STOP AI RIFORNIMENTI DI ARMI, ANCHE PUTIN HA I SUOI GUAI: I GIOVANI RUSSI SONO SEMPRE PIÙ RESTII A FARSI AMMAZZARE PER IL DONBASS...

alessandro giuli arianna meloni fabia bettini federico mollicone fazzolari giovanbattista giovan battista

DAGOREPORT - E’ SCOPPIATO UN NUOVO “CASO GIULI”, ACCUSATO DA “LA VERITÀ” DI ESSERE “STATO DAVVERO GENEROSO CON LE INIZIATIVE CINEMATOGRAFICHE DELLA SINISTRA ITALIANA”. A PARTIRE DA FABIA BETTINI, ATTIVA DA OLTRE 15 ANNI NEL CINEMA, REA DI ESSERE LA SORELLA DI GOFFREDO (CI SONO SORELLE E SORELLE), PER FINIRE AI FONDI PER “VIDEOCITTÀ” DI FRANCESCO RUTELLI - GIULI QUERELA “LA VERITÀ” MA IL GIORNO DOPO RINCULA, ‘’COMMISSARIATO’’ DA PALAZZO CHIGI - UNO SCAZZO CHE FA VENIRE A GALLA UNA LOTTA INTERNA AI ‘’CAMERATI D’ITALIA’’ CHE HANNO SEMPRE BOLLATO GIULI COME CORPO ESTRANEO ALLA FIAMMA, CACCIATO A SUO TEMPO DAI “GABBIANI” DI COLLE OPPIO (GODE MOLLICONE CHE SOGNAVA IL MINISTERO DELLA CULTURA) - LA “MERITOCRAZIA”, DI CUI SI RIEMPIVA LA BOCCUCCIA LA DUCETTA, È STATA SEMPLICEMENTE SPAZZATA VIA DALL’APPARTENENZA POLITICA: SEI CON NOI, OK; SE SEI CONTRO, NIENTE FONDI - MENTRE SI SCRIVONO MINCHIATE SUI “COMUNISTI DEL CIAK”, IL MINISTERO DELLA SANTANCHÉ È FINITO AL CENTRO DELLE INDAGINI DELL’ANAC, L’AUTORITÀ NAZIONALE ANTICORRUZIONE, PER FONDI DESTINATI A FESTIVAL DI CINEMA ORGANIZZATI DA TIZIANA ROCCA E GABRIELLA CARLUCCI…

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…