dacia maraini

“PER DECENNI IN TANTI HANNO SOSTENUTO CHE I LIBRI ME LI SCRIVEVA MORAVIA” - DACIA MARAINI SI RACCONTA A ALDO CAZZULLO: “MARIA BELLONCI, MADRE DEL PREMIO STREGA, DISSE: 'QUESTA RAGAZZA NE DEVE MANGIARE DI MINESTRE PRIMA DI DIVENTARE UNA SCRITTRICE" – LA VANONI CHE GIRAVA NUDA PER CASA E PASOLINI CHE SI RITRAEVA SE UNA DONNA LO TOCCAVA - "UNA VOLTA IN AFRICA ERAVAMO IO, ALBERTO, PIER PAOLO, FRANCO CITTI, NINETTO DAVOLI. SI SPARSE LA VOCE CHE IN UN VILLAGGIO VIVEVA UNA TRIBÙ DI CANNIBALI CHE SI NUTRIVA DEL CERVELLO PER APPROPRIARSI DELL’INTELLIGENZA. ERAVAMO TUTTI SPAVENTATI. A UN CERTO PUNTO CITTI DISSE A DAVOLI: “A NINE’, PRIMA SE MAGNERANNO MORAVIA, PASOLINI, DACIA. ARRIVERANNO A NOI CHE SO’ SAZI...”

Aldo Cazzullo e Roberta Scorranese per il Corriere della Sera - Estratti

Dacia Maraini, lei si sente più fiorentina, siciliana o romana?

dacia maraini 22

«Con una famiglia cosmopolita e un’infanzia trascorsa tra Firenze, Kyoto e Bagheria forse sono un po’ di tutto».

La sua stessa vita sembra un romanzo.

«A partire dai miei nonni. Antonio Maraini, scultore, quello che reinventò la Biennale d’arte di Venezia secondo i dettami fascisti. Sposò la bellissima inglese Yoï Crosse, mia nonna. L’altra nonna era la cantante cilena doña Sonia de Ortuzar, una che aveva studiato con Caruso: peccato che non poté mai esordire, perché era sconveniente per una donna dei primi del Novecento calcare il palcoscenico».

 

(...)

Lei scrive il suo romanzo d’esordio, «La vacanza», dopo la separazione da Pozzi e nel dolore per il figlio perduto.

dacia maraini e il padre fosco

«E con i pregiudizi che all’epoca accompagnavano una donna aspirante scrittrice. Finii La vacanza e cominciai a proporlo agli editori. I commenti erano sempre del tipo “bravina, ma perché non se ne sta a casa invece di scrivere?”. Solo l’editore Lerici rispose, ma pose una condizione: che la prefazione fosse firmata da uno scrittore famoso».

E il più famoso di tutti, Alberto Moravia, accettò.

«Stendhal diceva che ci si innamora delle persone che fanno bene il mestiere che ci appassiona. Fu questa la prima impressione che ebbi di Alberto. Serio, attento, generoso. Non ha aiutato soltanto me, ma molti altri giovani. Purtroppo per decenni in tanti hanno sostenuto che i libri me li scriveva lui».

 

pasolini dacia maraini

 

Lei era bellissima, e questo forse con Moravia la aiutò.

«Non andò così, il primo approccio fu al contrario puramente letterario. Insomma, non ci provò».

Lei aveva poco più di vent’anni. Quando vinse il Premio Formentor, il Corriere scrisse che la somma del riconoscimento assegnato «alla bella esordiente a qualcuno sono parsi un riconoscimento eccessivo».

«Ma non erano solo gli uomini ad attaccarmi. Maria Bellonci, madre del Premio Strega, commentò: “Questa ragazza ne deve mangiare di minestre prima di diventare una scrittrice”. Ma io sentivo di vivere dentro una grande famiglia, fatta di scrittori, registi, poeti. Ci vedevamo a Roma da Rosati. Ci trovavi Garboli, Citati, Bassani. Si andava a cena con Fellini, lui mi chiamava Dacina. Tutti pensavamo che fosse solo lui a tradire Masina, ma poi più tardi abbiamo scoperto che anche lei ha avuto vari amori».

 

In effetti Valentina Cortese ha raccontato che suo marito la tradiva con Giulietta.

«Giulietta e Federico erano alla pari».

Com’era la vita con Moravia?

«Aveva una vitalità inesauribile. Una volta andammo in Africa con Pasolini. Avevamo viaggiato tutto il giorno sulla jeep, arrivammo stanchissimi e impolverati in un villaggio. Alberto non volle sentire ragioni e ci trascinò a ballare».

 

ornella vanoni dacia maraini

Con Pasolini siete stati in Africa altre volte.

«Arrivammo in un luogo remoto, eravamo io, Alberto, Pier Paolo, Franco Citti, Ninetto Davoli. Si sparse la voce che in quel villaggio viveva una tribù di cannibali che si nutriva del cervello per appropriarsi dell’intelligenza. Eravamo tutti spaventati. A un certo punto Citti disse a Davoli: “A Nine’, prima se magneranno Moravia, Pasolini, Dacia. Arriveranno a noi che so’ sazi...”. Ridemmo molto».

 

Moravia e Pasolini.

«Alberto era tutta ragione, Pierpaolo tutta sensualità. Andammo in India. Al ritorno uno scrisse Un’idea dell’India, l’altro L’odore dell’India».

Prima di lei, al fianco di Moravia c’era Elsa Morante.

«Quando mi misi con Alberto lei era innamorata di un giovane pittore americano. Soffriva spesso per amore, ma amava giocare, inventava giochi di società, fatti di parole».

dacia maraini

I vostri amici erano Bertolucci, Ginzburg, Penna.

«Sandro Penna viveva di notte. Una volta gli mandai a casa gli operai del telefono e siccome erano le undici del mattino lui li cacciò indignato. Vagava sino all’alba in cerca di compagnia, quando l’ultimo bar lo metteva alla porta cercava le farmacie notturne».

 

Pasolini.

«Affettuosissimo. Ma senza contatto fisico, perché lui si ritraeva davanti al tocco di una donna. Una volta, in osteria al ghetto, cadde a terra. Ulcera. Perdeva sangue. Lo presi tra le braccia e non dimenticherò mai il suo sguardo: era come se stesse guardando sua madre. Non è vero che non si sia mai innamorato delle donne. Ha amato Maria Callas, ma era un amore senza fuoco, di testa. Lei ne soffrì, avrebbe voluto di più. Però lui nel corpo femminile ritrovava sua madre».

 

Cercava i ragazzi.

«Ma per sedurli, non per usare violenza. Eravamo in Africa, io lui e Alberto. Pier Paolo uscì, cercava amore. Tornò che era tardi, sconsolato. Ci disse che un giovane lo aveva rifiutato quasi con terrore, facendosi il segno della croce, come per allontanare un demonio. Ne era rimasto colpito, non capiva perché altri vedessero violenza nella sua ricerca dell’altro. Lui, che era profondamente cristiano e mai avrebbe voluto fare del male a qualcuno».

dacia maraini alberto moravia foto di marcellino radogna

Lei collaborò alla sceneggiatura de «Il fiore delle mille e una notte», il penultimo film di Pasolini.

«Sul set avevamo bisogno di un leone. L’animale arrivò con il domatore, ci assicurarono che era innocuo. Ma a un certo punto piantò le zampe sulle spalle di Ninetto Davoli, lo ferì in modo abbastanza serio. Ci prendemmo un grande spavento. Ninetto urlava. E il domatore: “Tranquilli, vuole solo giocare!”».

 

Dov’era quando le dissero che Pasolini era morto?

«A Rimini, a un incontro femminista. Non volevo crederci, aveva appena 53 anni, era sano, pieno di progetti. 

 

(...)

 

Che idea si è fatta di quella notte del 2 novembre 1975, a Ostia?

alberto moravia e dacia maraini

«Se finora non è emersa una verità chiara, qualcosa dietro deve esserci. Un mistero più grande di noi».

Lei ha viaggiato moltissimo.

«Sud America, Africa, Stati Uniti, Cina. Molti viaggi li ho fatti con gli uomini che ho amato. Alberto, certamente, ma anche Giuseppe, il mio ultimo compagno (di 25 anni più giovane e scomparso prematuramente nel 2007, ndr)».

 

Che cosa è per lei scrivere?

«Dura disciplina. Scrivere una pagina può essere facile; crearsi uno stile richiede anni di lavoro. Ogni mattina mi alzo presto, mi vesto con cura prima di mettermi a scrivere: la letteratura merita rispetto. Faccio una pausa a mezzogiorno, poi riprendo fino al pomeriggio inoltrato».

Moravia ha influenzato la sua scrittura?

«No, semmai l’ha fatto mio padre. Moravia si rifiutava di rivedere i miei scritti, per me non voleva essere un maestro».

 

dacia maraini e alberto moravia a fregene

Lo sogna spesso?

«Sogno spesso Pasolini. Ed è sempre giovane e bello».

Le è piaciuto il film di Roberto Faenza tratto dal suo romanzo «La lunga vita di Marianna Ucria»?

«Molto. La parte del padre doveva andare a Mastroianni, ma alla fine tutto saltò: Marcello aveva avuto un cancro e per questo non ottenne l’assicurazione necessaria a prendere parte alle riprese. Che cosa crudele».

 

Com’era Mastroianni?

ALBERTO MORAVIA - DACIA MARAINI - PIER PAOLO PASOLINI

«Pieno di vita. Mangiava tantissimo e quando finiva il suo veniva a piluccarti nel piatto. Gli volevo bene».

Lei è amica di Ornella Vanoni.

«Molto. Ci conosciamo da tanto tempo. Ornella mi fa lunghissime telefonate che a un certo punto interrompe dicendo “ciao ciao, bacini bacini”. Le voglio bene, è una donna intelligente e libera. Una volta la invitai a casa mia a Campagnano. Nel soggiorno ci sono finestre molto grandi ma lei non si faceva problemi a girare per casa nuda».

 

Lei è amica anche di Carmen Llera, l’ultima compagna di Moravia?

«Sì, anche dopo la fine della storia con Alberto a lui mi ha unito una grande amicizia e una forte gratitudine. E quindi stimo anche Carmen».

 

 

(...)

dacia maraini foto di bacco (3)dacia maraini foto di baccodacia maraini foto di baccoPIER PAOLO PASOLINI DACIA MARAINI

 

dacia marainipasolini dacia maraini moravia dacia marainidacia fosco marainidacia maraini vittorio sgarbi foto di bacco (1)Moravia, Dacia Maraini e Elsa Morantedacia marainipasolini con moravia e dacia maraini in africapasolini con la callas dacia maraini e moraviadacia maraini stefania craxi margherita boniver foto di bacco

 

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”

ursula von der leyen giorgia meloni donald trump friedrich merz

DAGOREPORT – HAI VOGLIA A FAR PASSARE IL VIAGGIO A WASHINGTON DA TRUMP COME "INFORMALE": GIORGIA MELONI NON PUÒ SPOGLIARSI DEI PANNI ISTITUZIONALI DI PREMIER (INFATTI, VIAGGIA SU AEREO DI STATO) – LA GIORGIA DEI DUE MONDI SOGNA DI DIVENTARE IL PONTE TRA USA E UE, MA URSULA E GLI EUROPOTERI MARCANO LE DISTANZE: LA BENEDIZIONE DI TRUMP (“HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA”) HA FATTO INCAZZARE IL DEEP STATE DI BRUXELLES – IL MESSAGGIO DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, MERZ, A TAJANI: "NON CI ALLEEREMO MAI CON AFD" (I NEONAZISTI CHE STASERA SIEDERANNO ACCANTO ALLA MELONI AD APPLAUDIRE IL TRUMP-BIS), NE' SUI DAZI ACCETTEREMO CHE IL TRUMPONE TRATTI CON I SINGOLI STATI DELL'UNIONE EUROPEA..."

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA MARGHERITA O RIVITALIZZARE LA CORRENTE RIFORMISTA ALL’INTERNO DEL PD? L’IDEA DI FONDARE UN PARTITO CATTO-PROGRESSISTA SEMBRA BOCCIATA - L’OBIETTIVO, CON L’ARRIVO DI RUFFINI E DI GENTILONI, È RIESUMARE L’ANIMA CATTOLICA NEL PARTITO DEMOCRATICO – IL NODO DEL PROGRAMMA, LA RICHIESTA DI PRODI A SCHLEIN E IL RILANCIO DI GENTILONI SULLA SICUREZZA – UN’ALTRA ROGNA PER ELLY: I CATTO-DEM HANNO APERTO AL TERZO MANDATO PER GOVERNATORI E SINDACI…

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)