giuseppe conte elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT – CONTE, MA CHE STAI A FA? PER TORNARE A ESSERE IL “PUNTO DI RIFERIMENTO FORTISSIMO DEI PROGRESSISTI”, PEPPINIELLO APPULO È DISPOSTO AD AFFOSSARE IL PD E AD AVVANTAGGIARE LA MELONI. L’INTRANSIGENZA DEL M5S SUL CASO BARI È IL SEGNALE CHE L’EX PREMIER SI PREPARA A UNA INTIFADA CONTRO I DEM PER SOTTRARRE CONSENSI IN VISTA DELLE EUROPEE E SCIPPARE A ELLY LO SCETTRO DI LEADER DELLA COALIZIONE

DAGOREPORT

 

ELLY SCHLEIN E GIUSEPPE CONTE

A che gioco sta giocando Giuseppe Conte? Il leader dei 5 Stelle, ormai in formato “Gattopardo appulo” riesce, con il suo movimentismo populista, a giocare su più tavoli.

 

L’ultima dimostrazione di una certa scaltrezza paracula riguarda il caso Bari. Il “fuoco di Puglia” scoppiato con l’inchiesta sulle commistioni tra politica, malaffare e crimine organizzato nel capoluogo, tra Regione e Comune, ha scatenato l’intifada contiana verso il Pd. Come mai?

 

La voglia di leadership che non ha mai abbandonato l’ex presidente del Consiglio, fin da quando fu scalzato da Palazzo Chigi dall’arrivo dell'"usurpatore” Draghi. La brama di centralità, per un narciso come Peppiniello, si è riaccesa in un lampo. E quale migliore occasione di tornare centrale, di assurgere a unico portabandiera del "Campo largo", che sfruttando il Bari-gate, piazzando un colpo ferale a Elly Schlein e al Partito Democratico ?

GIORGIA MELONI - ELLY SCHLEIN

 

I sondaggi, in vista delle elezioni europee, dimostrano che, nonostante le battaglie paci-finte e di bandiera (salario minimo), il Movimento 5 Stelle non si schioda dal 15-16%. 

 

E poiché il voto del 9 giugno sarà proporzionale, e dunque ciascun partito correrà per se stesso, azzoppare il partito alleato è una ghiotta opportunità per accaparrare nuovi consensi.

 

La decisione di Conte di mostrare un volto intransigente al Pd dopo i fatti di Bari, dove è emersa una corruttela stracciarola con voti comprati a 50 euro e promesse di pagamento di bollette e acquisti di bombole di gas, è il pretesto perfetto per marcare una ulteriore distanza dai dem, offrendosi come l’alternativa legalitaria. Il senso è: cari elettori, noi siamo i buoni, loro i maneggioni. 

 

CONTE SCHLEIN

Peppiniello è inflessibile: minaccia di uscire dalla maggioranza che sostiene Michele Emiliano in Regione (il M5s ha un assessore e quattro consiglieri) e nel frattempo “sospende” le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato unitario per il Comune di Bari. Con una mossa, due favori al centrodestra.

 

In questi anni, Giuseppe Conte ha mostrato una certa disinvoltura nel dondolarsi come Spiderman tra aree "culturali" agli antipodi: dallo studio Alpa a Beppe Grillo, da Salvini a Travaglio, dai decreti sicurezza al reddito di cittadinanza, da Zingaretti a Elly Schlein passando per la liaison politica con Goffredo Bettini. Senza dimenticare le sbandate internazionali per Trump e Putin, con retrogusto cinese in salsa "Via della Seta".

 

SCHLEIN MELONI

Il suo camaleontismo parolaio lo spinge a badare al fine giustificando i mezzi, e se, per diventare il leader del centrosinistra, deve affossare il Pd e avvantaggiare il centrodestra, poco male.

 

Anche perché un professore universitario dalla pochette sempre inamidata e due volte premier, come può accettare che Giorgia Meloni riconosca non a lui, ma alla giovane Elly, il ruolo di unica avversaria, al punto da legittimarla con un duello tv?

 

Sarah Disabato

Peppiniello vuole tornare a essere il “punto di riferimento fortissimo dei progressisti” (Zingaretti dixit), incalza Elly Schlein sulla necessità di epurare cacicchi e i capibastone, ha presentato la sua candidata per il Piemonte, Sarah Disabato, di fatto consegnando la Regione al centrodestra.

 

Destino che potrebbe toccare anche alla Puglia, da vent’anni saldamente in mano alla sinistra e che adesso, complice la rottura voluta dal fu “avvocato del popolo”, potrebbe finire nelle grinfie meloniane.

 

Una perdita che, evidentemente, Conte considera accettabile pur di ottenere lo scettro di reuccio del "Campo largo", e non solo, visto che la sua entente cordiale con il Governo di destra-centro porta frutti anche in altri campi. La "corrispondenza di amorosi sensi" con la maggioranza si è già materializzata sulla Rai e potrebbe portare ai 5 Stelle la direzione del Tg3 in cambio del voto pentastellato a Simona Agnes (in quota Gianni Letta) come Presidente.

 

LA MORALE ERA CIÒ CHE RESTAVA AI DEM. MA QUELLA DI CONTE È SOLO STRATEGIA

Estratto dell’articolo di Massimiliano Panarari per “La Stampa”

 

giorgia meloni urla alla camera contro conte 2

C’era una volta la «diversità morale». Ovvero una componente di quel «fattore K» […] che contraddistingueva il Partito comunista italiano. […] Una risorsa etico-politica che aveva funzionato parecchio per poi entrare […] in una sorta di cono d’ombra, venendo espropriata dal famoso-famigerato giustizialismo, brandito come un corpo (elettoralmente ed editorialmente) contundente da altre forze politiche più movimentiste e da taluni media.

 

Fino alle vicende giudiziarie di questi giorni che, da Bari a Torino, stanno largamente seminando il caos nel Partito democratico […]. Dando l’opportunità al presidente del M5S di riconfermarsi una volta di più come il CamaleConte, prontissimo a sfilarsi dalle primarie del sinistracentro per il sindaco di Bari, tanto da suscitare la reazione della segretaria dem Elly Schlein che sul «nucleo duro giallorosso»  […] aveva scommesso in modo privilegiato per provare a competere con l’(apparentemente)«invincibile armata» del destracentro.

BARIS HILTON - MEME BY EMILIANO CARLI

 

E dando il destro alle destre di attaccare a testa bassa dopo il discutibile provvedimento ministeriale di accesso ispettivo al Comune di Bari che lasciava chiaramente intravedere la volontà di dare una spallata ad Antonio Decaro, alle prese – per giunta – con il “fuoco amico” indirizzatogli dall’incontenibile e debordante Michele Emiliano.

 

[…] questa eclissi conclamata della questione morale rischia di far perdere al Pd […]  l’ultima mitologia fondativa.  […]

 

Una concezione – di matrice, in verità, extrapolitica – che incontrò pure dissensi interni (nelle correnti di sinistra come di destra), ed esplose come un fulmine a ciel sereno sulla politica italiana. E che era stata preparata da un’altra intervista di Alfredo Reichlin, uscita sull’Unità nel dicembre dell’‘80, e seguita alla direzione straordinaria del Pci post-terremoto dell’Irpinia in cui Berlinguer aveva affermato che «la “questione morale” è divenuta oggi la questione nazionale più importante».

michele emiliano antonio decaro

 

Ma una certa omologazione era in agguato dietro l’angolo, e nel tempo avrebbe portato dalle inchieste giudiziarie sugli illeciti di svariate giunte rosse alla “proverbiale” frase fassiniana sull’«abbiamo una banca», sino al Qatargate. Episodi di entità e livelli differenti, ma che […] confermavano l’esistenza di un’innegabile questione morale anche a sinistra. E, dunque, bye bye diversità morale. Anche se nella scelta del M5S di ritirarsi dalle primarie baresi non c’è nulla di «incomprensibile», bensì una “tattica strategica” molto chiara e ribadita ogni volta che Conte vede aprirsi una finestra di opportunità. E il nodo è di tipo politico, non moraleggiante.

giuseppe conte risponde a giorgia meloni sul mes 11

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA