DAGOREPORT – LA "PORA" GIORGIA E' COSI' MALCONCIA CHE JE TOCCA TIFARE PER MACRON - SE MARINE LE PEN OTTENESSE LA MAGGIORANZA ASSOLUTA AL BALLOTTAGGIO (COSA POCO PROBABILE), LA DUCIONA TRANSALPINA POTREBBE DIVENTARE, UNENDO IL SUO GRUPPO I&D AI "PATRIOTI" DI ORBAN, IL CATALIZZATORE DI TUTTE LE FORZE SOVRANISTE, COMPRESI QUELLI DI ECR, LASCIANDO LA “PSICONANA” (COPY GRILLO) ANCOR PIU' ISOLATA – DOPO LA DEBACLE AL CONSIGLIO EUROPEO, UNA VOLTA SENZA I POLACCHI DEL PIS, LA DUCETTA SI RITROVEREBBE CON IL QUARTO O QUINTO GRUPPO EUROPEO, CON POCHISSIMO MARGINE PER ESSERE INCISIVA O DETERMINANTE NELLA COMMISSIONE EUROPEA…
MARINE LE PEN - JORDAN BARDELLA - EMMANUEL MACRON - MEME BY EDOARDO BARALDI
DAGOREPORT
I politologi francesi, sia di destra che di sinistra, sono convinti che, all’80%, il Rassemblement National non avrà la maggioranza assoluta in Parlamento. Se la spallata di Marine Le Pen e del suo galletto coccodè, Jordan Bardella, non andasse a buon fine, per il presidente Macron sarebbe una vittoria a metà.
Da quel momento in poi, inizierebbe una fase di faticoso dialogo politico con gli altri interlocutori, l’estremista della guache pro-pal (ma pure caviar) Jean-Luc Melenchon, e il socialista annacquato Raphael Glucksmann.
MEME SU EMMANUEL MACRON E GIORGIA MELONI AL G7 DI BORGO EGNAZIA, IN PUGLIA
A Bruxelles, ovviamente, tutti tifano per il “Nuovo fronte popolare”, e anche Giorgia Meloni, sotto sotto, sta gufando affinché la sua arci-rivale Marine le Pen non colga questo preziosissimo successo personale. Risultasse vincitrice, la Duciona di Francia avrebbe molte ragioni per fondere il gruppo Identità e Democrazia con quello dei Patrioti di Orban.
Impegnata, come sarà, di qui al 2027 per le presidenziali in Francia, la Le Pen (che in patria sta cercando il riposizionamento verso il centro) potrà delegare le rogne europee al nuovo gruppone di destra, guidato dal “Viktator” ungherese per concentrarsi sulla corsa all’Eliseo. Si formasse il nuovo Rassemblement degli euro-puzzoni de’ destra, che fine farebbe Ecr di Giorgia Meloni?
giorgia meloni e mateusz morawiecki a varsavia
L’effetto magnetico di un forte raggruppamento sovranista e identitario potrebbe destabilizzare ulteriormente i Conservatori e attrarre altre formazioni a sé. I polacchi del Pis, per esempio, già da qualche settimana hanno mostrato insofferenza per le aperture di Giorgia Meloni al dialogo con Ursula von der Leyen: essendo il loro arci-nemico Tusk uno dei padroncini del Ppe, non accettano alcuna interlocuzione con la maggioranza, anche se cinque anni fa, quando erano al Governo, furono determinanti per eleggere la presidente.
Giorgia Meloni Viktor Orban Mateusz Morawiecki
Ma aleggia, a dividere il Pis dalla trimurti Le Pen-Orban-Salvini, lo spettro di Putin. I tre moschettieri di Mosca non hanno mai nascosto le loro simpatie per il Cremlino, mentre Morawiecki e Kaczynski marcerebbero volentieri sulla piazza rossa con un Abrams americano.
Di contro, il ceco Petr Fiala, spinge per portare Ecr verso il Ppe: a differenza della Ducetta, che si è astenuta, ha votato a favore della nomina di Ursula.
In sintesi, mentre la Le Pen diventerebbe la Regina di tutte le destre antisistema, Giorgia Meloni rischia, dopo essere stata isolata al Consiglio europeo, di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano anche al Parlamento: da queen-maker si ritroverebbe con il quarto o quinto gruppo in aula, con ben poco margine per essere incisiva.
CONSERVATORI, MELONI PIÙ ISOLATA CONTATTI PER TRATTENERE I POLACCHI IL PATTO DEI PATRIOTI
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
manifesti elettorali di bardella e le pen strappati
È a Varsavia, non a Bruxelles, né a Parigi, che Giorgia Meloni si gioca il proprio destino europeo. Nelle ultime ore si sono intensificati i contatti per convincere i polacchi del PiS, Diritto e Giustizia, a non abbandonare i Conservatori (Ecr), il gruppo guidato dalla premier italiana.
La nascita di un'altra sigla dell'ultradestra, sotto la regia di Viktor Orban, e con la partecipazione di Matteo Salvini e, forse, di Marine Le Pen, sta condizionando stato d'animo e scelte di Meloni. Il campo dei nazionalisti e sovranisti si sta frammentando e ampliando, ponendo un serio interrogativo sulla leadership della presidente di Fratelli d'Italia nell'emisfero destro della Ue che fino a pochi giorni fa sembrava fuori discussione.
mateusz morawiecki jaroslaw kaczynski
Il patto dei Patrioti, siglato a Vienna, sta raccogliendo adesioni e consensi. I polacchi sono tentati di farne parte. Uno strappo che indebolirebbe Meloni, facendo precipitare Ecr in una nicchia più isolata dell'Europarlamento.
È vero: è la truppa dei deputati di FdI a contare [...] nelle trattative segrete con Ursula von der Leyen [...]. Ma è allo stesso modo vero che senza i polacchi del PiS, la presidente del Consiglio non potrebbe più rivendicare la forza potenziale del terzo gruppo più numeroso nell'emiciclo europeo.
Per questo, confermano fonti di FdI, Meloni si è sentita più volte con Mateusz Morawiecki, l'ex premier polacco e leader del PiS per persuaderlo a rimanere. È stato lui a spiegarle che il partito è spaccato tra chi vuole restare e chi, l'ala più intransigente, vuole mollare Meloni a Ursula. L'argomento su cui fa leva la premier per controbattere ha un peso indiscutibile in Polonia: le simpatie filorusse di Orban e dei suoi nuovi compagni di avventura.
MATTEO SALVINI FA GLI AUGURI A LE PEN E BARDELLA PER LE ELEZIONI LEGISLATIVE
La questione ucraina e i rapporti con Mosca rappresentano una linea invalicabile. «Come faranno a stare insieme?» chiede Meloni. Stessa domanda che si pongono i suoi uomini sulle scelte future di Le Pen.
Se davvero ha iniziato un'operazione di legittimazione internazionale, per rendersi più presentabile , far dimenticare le foghe anti-atlantiste e i finanziamenti russi, provare a costruire un'asse con Meloni, allora – è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi e ai vertici di FdI - la leader del Rassemblement national non può ritrovarsi nell'affollata casa dei Patrioti, sempre più indifferenti alla difesa dell'Ucraina.
[...] Di certo c'è che Meloni sente crescere la competizione a destra, con Salvini che tesse una tela che va da Le Pen, ad Orban, a Donald Trump. Ieri il premier ungherese ha confermato che «presto ai Patrioti si unirà un partito italiano» e «diventeremo il terzo gruppo più ampio dell'Europarlamento».
Quel partito, come è stato confermato ieri a la Stampa, è la Lega. Di fronte a questi movimenti, Meloni ha ritenuto necessario non restare più ferma. Che sia molto preoccupata lo prova il fatto che abbia rotto la consueta neutralità nel commentare i risultati elettorali di altri Paesi. Si è tolta le vesti di capo del governo e, senza troppo indugiare sul bon ton istituzionale con la presidenza francese, si è congratulata con Le Pen. Lo ha fatto con toni della tifosa, in un messaggio alle agenzie: «Siamo di fronte a uno scenario molto polarizzato (in Francia, ndr) e ovviamente preferisco la destra».
EMMANUEL MACRON - DONALD TUSK - OLAF SCHOLZ
Meloni si mostra soddisfatta e non simula una diplomatica equidistanza, nel giorno in cui può approfittare della debolezza di Emmanuel Macron, dopo i tanti «dispetti» che prima al G7 (su aborto e diritti) e poi a Bruxelles (sulle nomine apicali dell'Ue) lei sente di aver subito dal capo dell'Eliseo.
[...] Agli occhi di Meloni sembra replicarsi il modello del centrodestra che governa in Italia, dove secondo la premier è «costante il tentativo di demonizzare e di mettere all'angolo il popolo che non vota per le sinistre. È un trucco in cui cadono sempre meno persone». Meloni ha prima esitato, poi – consigliata dal sottosegretario Giovambattista Fazzolari – ha deciso di uscire pubblicamente. In previsione c'era pure una telefonata con Le Pen, un modo anche per contenere Salvini e non lasciargli l'esclusività dell'amicizia e dell'alleanza con la francese.
Stesso discorso che vale per Trump. Questa prima esplicita presa di posizione è rivolta a Parigi – spiegano da FdI - per parlare a Washington. Meloni ha saputo dei tentativi di Salvini di organizzare un incontro in Usa con Trump e ha necessità di riposizionarsi, se e quando Joe Biden dovesse uscire di scena. Per ora si tratta solo di segnali, diretti al vecchio amico Donald. Nella speranza di recuperare il tempo perduto e ritrovarsi al grande party dei sovranisti. Magari nel primo martedì di novembre.