LA DESISTENZA E’ LA MIGLIOR FORMA DI RESISTENZA! SECONDO L’ULTIMO SONDAGGIO DI “LE FIGARO” REGGE IL FRONTE ANTI-LE PEN. PER IL RASSEMBLEMENT NATIONAL SI ALLONTANA LA MAGGIORANZA ASSOLUTA DI 289 SEGGI (E' DATO TRA 210 E 240) - IL NOUVEAU FRONT POPULAIRE DI SINISTRA POTREBBE CONTARE SU 170 -200 SEGGI E IL BLOCCO MACRONISTA DI CENTRO OTTERREBBE TRA 95 E 125 DEPUTATI IN GRADO DI INFLUIRE IN POSITIVO SULLA POSSIBILITÀ DI COSTRUIRE UNA “GRANDE COALIZIONE” – LA RIVELAZIONE: IL NEO-GOLLISTA ÉRIC CIOTTI PRIMA DI ANDARE DA BARDELLA SI SAREBBE PROPOSTO A MACRON, VENENDO SNOBBATO DAL PRESIDENTE…
1 - LE DESISTENZE FRENANO LA DESTRA: SI ALLONTANA LA MAGGIORANZA ASSOLUTA
S. Mon. per il “Corriere della Sera” - Estratti
Stasera a mezzanotte si chiude la difficile e talvolta violenta campagna elettorale, prima del voto decisivo di domenica, quando alle ore 20 saranno annunciati i primi risultati. E la tendenza degli ultimi giorni sembra confermata: il Rassemblement national e i suoi alleati tra i Républicains rimasti fedeli a Éric Ciotti potrebbero fermarsi a molti seggi di distanza dalla maggioranza assoluta di 289 seggi, la condizione posta inizialmente da Jordan Bardella per accettare l’incarico di primo ministro.
Le oltre 200 desistenze frutto dell’accordo elettorale anti-Rn hanno cambiato la situazione, di questo si era subito accorta Marine Le Pen, quando martedì ha detto che in fondo anche una iniziale maggioranza relativa di circa 270 seggi poteva bastare, confidando poi di trovare i 20 mancanti a parlamento ormai formato.
MARINE LE PEN - JORDAN BARDELLA - EMMANUEL MACRON - MEME BY EDOARDO BARALDI
Ma l’ultimo sondaggio pubblicato ieri sera dal Figaro indica che anche la soglia «politica» di 270 si allontana molto: il blocco nazionale raccoglierebbe tra 210 e al massimo 240 seggi, nell’ipotesi a lui più favorevole, e non si vede come potrebbe aggiungere la cinquantina di seggi mancanti.
(...)
Il principale blocco rivale, il Nouveau front populaire di sinistra, potrebbe contare su minimo 170 - massimo 200 seggi, arrivando così quasi a contendere al Rassemblement national lo status di primo partito di Francia.
E il terzo blocco, quello macronista di centro, otterrebbe tra 95 e 125 deputati: se va bene la metà rispetto agli attuali 250, quindi risultato in assoluto molto negativo, ma in grado comunque di influire in positivo sulla possibilità di costruire una «grande coalizione» o «alleanza plurale» alternativa al Rn, formata dalla destra che non ha seguito Éric Ciotti, il centro macronista e la sinistra moderata, escludendo La France insoumise di Mélenchon, verso la quale Macron ha posto il veto.
2 - CIOTTI L’UOMO DEL SUD CHE HA SPACCATO I GOLLISTI PER PORTARLI A LE PEN: «PRONTI A LAVORARE CON MELONI»
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera” - Estratti
L’uomo che si era barricato nella sede dei Républicains, a Parigi, inseguito dai baroni del partito gollista furiosi per l’accordo con Jordan Bardella, qui sotto il sole della sua Nizza respira libero, acclamato dagli elettori che lo conoscono da sempre, nell’afa del porto affrontata comunque in giacca, cravatta e Rolex d’oro. Sorridente ma non trionfante, perché gli ultimi sondaggi gettano un’ombra sul successo della sua audace operazione.
Éric Ciotti, 58 anni trascorsi a destra, sogna da una vita di fare il sindaco di Nizza e il ministro dell’Interno, lo sanno tutti. Così, alla fine del discorso, appena sceso dal palco piazzato tra il quartier generale della campagna e la fila degli yacht, gli chiediamo che cosa farebbe lui per fermare i clandestini, specie quelli che attraversano il confine di Ventimiglia a pochi chilometri da qui. «Noi e l’Italia abbiamo gli stessi problemi, le stesse preoccupazioni», e infatti spesso Parigi e Roma su questo litigano.
«Ma adesso l’Italia sta proteggendo bene le frontiere, e noi con il governo Meloni lavoreremo molto meglio di quanto non abbia fatto Macron. Per il bene nostro, e di tutta l’Europa», dice Ciotti, lontane origini trevigiane da parte di padre, che da almeno un paio d’anni sognava una coalizione sul modello italiano e che dopo le Europee ha deciso di provarci sul serio.
È un momento decisivo per la Francia, e anche per Ciotti, figlio di un proprietario di ferramenta e di una maestra, che da ragazzo è salito a Parigi, si è diplomato a Sciences Po, e poi è tornato nel Sud per fare carriera nella politica locale.
manuel bompard jean luc melenchon rima hassan
Se stavolta le chance dell’estrema destra di arrivare al potere sono così importanti, tra ingerenze del Cremlino e fiato sospeso degli alleati europei, è anche perché Ciotti, martedì 11 giugno, è apparso all’improvviso al tg delle 13 per annunciare l’alleanza con il Rassemblement national.
Fino a quell’istante l’uomo dai molti soprannomi non sempre benevoli (tra i quali «Benito» per il cranio pelato), trattato un po’ sempre da seconda scelta, messo lì a gestire la crisi gollista in attesa di tempi e leader migliori, guidava un partito dal 4,8% alle Presidenziali e 7% alle Europee.
Dopo quei 5 minuti in tv, Ciotti è diventato una star. Rimarrà come il primo leader che ha rotto il «cordone sanitario» anti Le Pen. Per sua volontà il partito gollista dei Républicains, che ha cambiato tanti nomi ma è pur sempre quello di De Gaulle, Pompidou, Chirac e Sarkozy, si è alleato con il Rn erede del partito di Jean-Marie Le Pen e degli ex collaborazionisti di Pétain, i nemici di De Gaulle.
A vederlo sul palco, mentre lancia anatemi contro «quelli che vogliono rubarci la vittoria», contro «Macron che è il presidente del caos ed è pronto a qualsiasi alleanza pur di conservare quel che gli resta del suo piccolo potere», viene in mente che la storia è fatta sempre di grandi movimenti di fondo e anche di piccole vicende personali.
Crisi della globalizzazione, ritorno degli Stati nazione, popolo che si sente tradito dalle élite, certo, c’è tutto questo nell’avanzata del Rn. Ma anche che Éric Ciotti prima di andare da Bardella si sarebbe proposto a Macron, venendo però snobbato dal presidente.
(...)
emmanuel macron e marine le pen