
IL DIVANO DEI GIUSTI/2 - IN CHIARO CHE VEDIAMO? IO MI RIVEDREI ANCORA UNA VOLTA “LAWRENCE D’ARABIA” SU RAI MOVIE - SE LO VEDETE COME UN FILM VECCHIOTTO, POTETE OPTARE SU CINE 34 PER LA COMMEDIA “TUTTI A BORDO” O PER L’ACTION FIRMATO ANG LEE “GEMINI MEN”, SU CANALE 20 - RAI4 PASSA IL THRILLER CON UNA MAMMA CHIUSA IN CASA PER SBAGLIO, UNA BAMBINA DA SOLA E UN PEDOFILO IN GIRO, “SHUT IN”. TV2000 PROPONE IL FILMONE DI RIDLEY SCOTT, “EXODUS: DEI E RE” – PASSIAMO ALLA SECONDA SERATA CON “MISS MARX” SU RAI5… - VIDEO
Estratto dell’articolo di Marco Giusti per Dagospia
E in chiaro che vediamo? Aquaba! Aquaba! Io mi rivedrei ancora una volta “Lawrence d’Arabia”, filmone di David Lean girato in Super panavision 70mm con Peter O'Toole, Alec Guinness, Anthony Quinn, Omar Sharif, Jack Hawkins, José Ferrer, Rai Movie alle 21, 10.
7 Oscar, miglior film, regia, fotografia, montaggio, musica, ma nessun attore vinse. Vinse anche per la sceneggiatura, firmata sui titoli dal solo Robert Bolt, ma in realtà scritta anche dal blacklisted Michael Wilson, che venne reintegrato solo nel 1995. Poi dicono di Trump, ma la vergogna del maccartismo non era certo una cosa tanto diversa.
Peter O’Toole ottenne il ruolo di T.E.Lawrence dopo il rifiuto di Marlon Brando, molto voluto da Lean e dal produttore Sam Spiegel, e da Albert Finney, che allora era sconosciuto. Brando disse che non voleva passare due anni della sua vita su un cammello. Finney non voleva firmare un contratto di sette anni. O’Toole accettò.
Sharif fu invece la scelta immediata di Lean. Gli aggiunse solo i baffi, che l’attore non si tolse più. In un primo tempo il mondo arabo lo rifiutò pensando che erano stati mal rappresentati. Poi piacque molto a Nasser e il film venne visto in Egitto. Leggo che Lean e i suoi collaboratori ritrovarono intatta la locomotiva turca che era stata assaltata da Lawrence in Giordania.
Non era stata mai spostata. Peter O’Toole disse che aveva imparato più sulla recitazione lavorando con José Ferrer che in anni di accademia. Sam Spiegel, il produttore ebreo-americano, voleva girarlo tutto in California o in Israele. Lean non accettò, voleva il vero deserto. Anche se molte scene sono girate in Spagna, in Almeria, in Marocco e non arrivarono mai alla vera Aquaba. Alec Guinness apprezzava il talento di Peter O’Toole, ma si accorse presto che eccedeva nell’alcool provocando disastri.
Quando Noel Coward andò alla prima del film, pensando che Peter O’Toole era molto più bello del vero Lawrence, disse “"Se lo avessero fatto ancora più carino, lo avrebbero dovuto chiamarlo Florence d'Arabia."
La notte prima della prima a Los Angeles, Peter O’Toole e Omar Sharif andarono a vedere Lenny Bruce. Poi bevvero con lui, lo accompagnarono a casa e lì Lenny Bruce iniziò a farsi di eroina. Irruppe la polizia che si portà in prigione tutti e tre. Sharif chiamò Spiegel che riuscì a liberare i due attori, ma O’Toole si impuntò che dovesse liberare anche Lenny Bruce. La versione integrale della prima londinese era di 222 minuti. Ma Spiegel chiese a Lean 20 minuti di tagli. Che vennero fatti. Quando alla fine degli anni’80 si decise di restaurare la versione integrale, lo stesso Lean dovette non solo ricostruire le scene mancanti, ma anche farle ridoppiare dagli attori sopravvissuti. La director’s cut dura 228 minuti. Vi ricordo che è il film preferito di Spielberg. E di molti altri.
Se lo vedete come un film vecchiotto potete vedere su Cine 34 alle 21 la commedia “Tutti a bordo” di Luca Miniero con Stefano Fresi, Giovanni Storti, Giulia Michelini, Gigio Alberti, Carlo Buccirosso. O l’action firmato Ang Lee “Gemini Men” con Will Smith in doppio ruolo, Mary Elizabeth Winstead, Clive Owen, Benedict Wong, Canale 20 alle 21, 05. O l’ottimo “Un sacchetto di biglie” di Christian Duguay con Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Patrick Bruel, Elsa Zylberstein, Christian Clavier, coi bambini ebrei in fuga da Parigi.
Su La7 alle 21, 15 passa “Notre-Dame in fiamme” di Jean-Jacques Annaud con Élodie Navarre, Chloé Jouannet, Jesuthasan Antonythasan, fiction sull’incendio di Notre-Dame. Su Cielo alle 21, 20 il thriller “The Vanishing – Il mistero del faro” diretto da Kristoffer Nyholm con Peter Mullan, Gerard Butler, Connor Swindells, Ólafur Darri Ólafsson, Gary Lewis.
Rai4 alle 21, 20 passa il thriller con mamma chiusa in casa per sbaglio, una bambina da sola e un pedofilo in giro, “Shut In” di D.J. Caruso con Rainey Qualley, Jake Horowitz, Vincent Gallo, Luciana VanDette, Aidan Steimer. Su Tv2000 alle 21, 40 il filmone di Ridley Scott “Exodus: Dei e re”, cioè la versione de “I Dieci Comandamenti” di Ridley Scott con Christian Bale, Aaron Paul, Joel Edgerton, Sigourney Weaver, Ben Kingsley, Emun Elliott. Non era molto riuscita. Intanto, possiamo accettare Batman, cioè Christian Bale, come Mosé, anche perché un po’ assomiglia a Charlton Heston buonanima, ma certo il bisteccone australiano Joel Edgerton, che è un ottimo attore però, come Ramses II, mah… Troppo muscoloso.
Neanche Yul Brynner, ebreo russo cresciuto in Svizzera, era il tipico egiziano, ma il suo Ramses di I Dieci Comandamenti di Cecil B. De Mille, era bello, cattivo, e non poco innamorato del fratellastro Mosé-Charlton Heston.
In questo “Exodus - Dei e re”, polpettone da 150 milioni di dollari con titolo assurdo che Ridley Scott ha diretto col consueto vigore, ma con scarso rispetto per la storia, la cose che ci piacciono di più sono i grandi set in Almeria, tra Tabernas e Sierra Alhamilla, come ai tempi degli spaghetti western e dei kolossal di Samuel Bronston. E’ notevole anche parte del cast europeo, come la spagnola Maria Valverde, vi ricordate la Melissa P. dell’omonimo film?, che fa Zipporah, la moglie di Mosé. O la bellissima Golshifteh Farahani come Nefertite, la moglie del faraone, che Cecil B. De Mille affidò a Anne Baxter.
Mentre John Turturro come vecchio faraone Sethi è forse anche superiore al già vecchissimo Sir Cedric Hardwicke, proprio sballato come egiziano. Ma Ben Kingsley non è superiore a Edward G. Robinson come vecchio capo comunità ebreo e Aaron Paul come Joshua non è bello come John Derek, che fece impazzire Ursula Andress quando entrò negli studi della Paramount a Hollywood.
Da parte sua, Cecil B. De Mille non solo riuscì a fare un polpettone biblico che vedemmo tutti a occhi spalancati per 4 ore, mentre il povero Ridley Scott, che aveva montato la “sua” versione di 4 ore, ha dovuto ridurla a 150 minuti, ma era riuscito a girarlo in esterni in Egitto, nel vero deserto con le vere piramidi. Il governo egiziano, che aveva gradito un suo vecchio film, I crociati, lo accolse a braccia aperte, mentre Ridley Scott ha dovuto ricostruire tutto digitalmente.
Non solo, a film finito, proprio il governo egiziano, assieme a quelli di Marocco e Kuwait, hanno vietato che si potesse vedere il film nei loro paesi, definendolo “storicamente inaccurato”. Gli ebrei, ad esempio, non costruirono le piramidi come schiavi, visto che erano state costruite mille anni prima il loro esodo dall’Egitto. E gli egiziani, come gran parte degli ebrei, sono interpretati solo da attori occidentali bianchi per esigenza di box office. E questo ha disturbato parecchio gli stati arabi. Lo potevano accettare ai tempi di Cecil B. De Mille. Oggi no. L’altra accusa che viene fatta a Ridley Scott è un pessimo uso delle piaghe d’Egitto, che è un momento fondamentale della storia. In questo caso si perdono i significati teologici delle piaghe, gli ebrei le subiscono come gli egiziani, e questo non è esatto.
Se De Mille girò, ma tolse al montaggio, l’invasione delle rane, pensandola poco terrorizzante, mentre qui c’è, Scott addirittura aggiunge una piaga che non esiste, quando un gruppazzo di coccodrilli si mangiano i pescatori del Nilo, scena che sembra provenire da un thriller d’avventure alla Ovidio Assonitis.
In generale, poi, queste piaghe ci sembrano usate solo per far vedere che c’è il 3D, ma non sono forti come lo erano nel vecchio film, a parte le cavallette che fanno sempre la loro figura. E servono magari a spiegarci i dolori psicologici di Ramses che ripete al figlio, “Dormi tranquillo perché sai che c’è chi ti ama”. Come a dire che lui non è stato abbastanza amato come Mosé da bambino. Quindi tutta la sua molla di cattiveria non è la passione verso Mosé, quanto il non essere stato amato dal padre.
Mah… Passiamo alla seconda serata con “Ci vuole un gran fisico”, opera prima di Sophie Chiarello e primo film da protagonista per Angela Finocchiaro. Con lei troviamo Raul Cremona, Elio, Jurij Ferrini, Antonella Lo Coco, Laura Marinoni, Cine 34 alle 23, 05. Non è un gran film, ma è molto simpatico. Su Rai5 alle 23, 15 ci sarebbe “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli con Romola Garai come la sfortunata figlia di MArx, Patrick Kennedy, John Gordon Sinclair, Felicity Montagu, Karina Fernandez.
Diciamo che è difficile essere la figlia di un genio e cercare di poter vivere la propria vita al di fuori del confronto continuo con la figura paterna. Ancor più difficile farne un film. Susanna Nicchiarelli, dopo averci dato l’ottimo “Nico, 1988” dedicato alla vita della cantante dei Velvet Underground nei suoi ultimi anni di vita, ci prova con questo “Miss Marx”, per la prima volta in concorso a Venezia, scomodando addirittura l’ultima sfortunata figlia dei sei che ebbe Karl Marx, Eleanor, nata nel 1855 e morta suicida a 43 anni.
Nemmeno le altre figlie finirono bene, Jenny morì due mesi prima del padre, mentre Laura si suiciderà col marito nel 1911. Eleanor, chiamata in famiglia Tussy, interpretato con grande partecipazione da Romola Garai, era figlia amatissima del vecchio Karl, interpretato nei flashback dal regista Philip Gröning, colta, intelligente, sensibile.
Si divise fra la passione per il teatro, per la letteratura e la politica. Fu la prima traduttrice in inglese di “Madame Bovary” di Flaubert, mise in scena delle dotte rappresentazioni teatrali, addirittura una “Casa di bambola” di Ibsen dove lei era Nora e suo marito, l’intellettuale Edward Avelling, interpretato qui da Patrick Kennedy, era Torvald. E’ anche una delle scene migliori del film, perché rivela molto dei veri sentimenti di Eleanor. Fece politica militante lottando per le condizioni degli operai e per i diritti delle donne.
Il film si apre col suo discorso funebre per il padre nel cimitero di High Gate a Londra. Ma, come le sue eroine letterarie, Eleanor fu alla fine schiava del potere maschile, fosse quello benevolo del padre, che non era un santo, fosse quello del marito, alla fine democratico solo a parole e non certo con lei. Alla Nicchiarelli, brava ragazza di Prati cresciuta tra Normale e Moretti, magari un po’ lontana da queste eroine rivoluzionarie e perdenti, dopo “Nico”, credo interessasse questo aspetto di ragazza in lotta contro le ingiustizie del mondo che non riesce a rendere più libera la sua vita.
Rai4 alle 0, 25 propone lo storico “Robert the Bruce. Guerriero e re” di Richard Gray con Angus MacFadyen, Daniel Portman, Anna Hutchison, Jared Harris, Patrick Fugit. Rete 4 alle 0, 50 propone “The New World” di Terrence Malick con Colin Farrell, Christian Bale, Q'Orianka Kilcher, Jesse Borrego, Ben Chaplin. In pratica la storia di John Smith e Pocahontas. Bello, ma faticoso.
Cine 34 alle 0, 50 passa il più divertente “La dea fortuna” di Ferzan Özpetek con Stefano Accorsi, Edoardo Leo, Jasmine Trinca, Serra Yilmaz, Filippo Nigro, Sara Ciocca. Magari il pubblico più sofisticato gli preferirà il più curioso e misterioso film precedente, “Napoli velata”, anche quello costruito a partire da una celebre scultura con significati nascosti, ma questo è sicuramente più commedia, cioè si ride, e più mélo, cioè si piange, secondo i modelli del cinema ozpetekiano.
Qui il regista rilancia la stella di Edoardo Leo, già gettonatissimo nel nostro cinema, in versione idraulico romano bisex di gran cuore, che si ritrova a casa una crisi col suo amore, Stefano Accorsi, traduttore e intellettuale frustato con baffetti, che lo tradisce con un pittore bonazzo, e i due figli piccoli della sua migliore amica e ex-fidanzata, ovviamente Jasmine Trinca, stavolta mora versione Laura Morante, che è baronessa un po’ scocciata e un bel po’ malata. E non vuole tornare da mammà a Bagheria, te ce credo è la perfida Barbara Alberti in versione Maleficent, preferisce che i suoi figli stiano con la coppia di amici gay attorniati dal presepe umano alla Ozpetek, con tanto di Sierra Ylmaz, il Mario Brega del regista, e Filippo Nigro. Quando uscì lo vidi come l’unico film di Natale con un cuore per il pubblico.
Iris alle 2, 19 passa “Il cardellino” diretto da John Crowley, tratto dal best seller di Donna Tart con Ansel Elgort, Nicole Kidman, Oakes Fegley, Aneurin Barnard, Finn Wolfhard, Sarah Paulson. Rai Tre alle 2, 30 propone il capolavoro di Antonio Pietrangeli “Io la conoscevo bene” con Stefania Sandrelli meravigliosa come ragazza che da Viareggio viene a Roma in cerca di fortuna e trova solo dei mostri pronti a divorarla.
Molti i maschi del film, Nino Manfredi, Mario Adorf, Jean-Claude Brialy, Joachim Fuchsberger, Ugo Tognazzi che ruba la scena a tutti nel ruolo del Baggini, attore sfigato che cerca di ottenere qualcosa col numero del treno di fronte al produttore romano Enrico Maria Salerno in una squallida serata cinematografara. Grandioso spaccato del cafonal cinematografaro romano degli anni ’60.
Su Cine 34 alle 2, 55 il più raro, ma non più bello, “Teresa la ladra” di Carlo Di Palma, tratto da un romanzo di Dacia Maraini con Monica Vitti, Stefano Satta Flores, Michele Placido, Carlo Delle Piane. Doveva esserci anche Franco Franchi… Rete 4 alle 3, 50 passa il film americano di Paolo Sorrentino, “This Must Be the Place” di Paolo Sorrentino con Sean Penn come vecchia star del rock, Eve Hewson, Frances McDormand, Judd Hirsch, Harry Dean Stanton, Heinz Lieven. La chiudo qui.