
CAFONALINO DE’ NOANTRI - IL ‘’CORRIERE DELLO SPORT’’ BASTONA L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA GIALLOROSSA (E GARCIA): “BASTA CON QUESTA SQUADRA CHE SOFFRE DI IPERTROFIA NARCISISTICA E SI BUTTA VIA CONTRO IL SASSUOLO E CONTRO LE RISERVE DEL MANCHESTER CITY” - IN TRIBUNA D’ALEMA CON GASPARRI, CONTE CON MALAGO’, VANZINA CON AMENDOLA
Reportage dallo stadio Olimpico di GMT-Mezzelani
Paolo De Paola per il “Corriere dello Sport”
Per costruire una mentalità vincente non occorrono anni. Può maturare anche in una sola stagione ma deve nascere dentro un ambiente che ci creda. Forse ha ragione
Capello (ultimo a vincere uno scudetto con i giallorossi) quando afferma che
a Roma esistono troppi ostacoli riferendosi proprio a una cultura impossibile da impiantare
se non con l’imposizione. La Roma è uscita dalla Champions per... leggerezza.
La stessa irritante impalpabilità che l’ha inchiodata a un pareggio incredibile a Mosca
dove non sono stati gli errori concreti di un portiere o di un centrocampista a determinare
l’atassia di una formazione completamente scoordinata ma la presunzione di aver già conquistato qualcosa che non era per nulla al sicuro.
Cara Roma devi convincerti che non basta più dirti quanto sei bella per dieci vittorie
di seguito, non serve a nulla correre sotto la curva a raccogliere l’applauso
di tifosi - encomiabili per la pazienza figlia della speranza - non è sufficiente riempirsi
la bocca di “internazionalizzazione del brand” come si sente dire da tempo se
non si ottengono successi significativi. E le vittorie si raggiungono attraverso la perseversanza, la capacità, la grinta, la cattiveria agonistica.
La partita contro il Manchester City è la riprova di quanto sia bella e vuota allo stesso tempo questa squadra, come un pomodoro apparentemente grosso e maturo, ma insapore e pieno di acqua.
Il copione era già scritto, o almeno già visto. Ottime occasioni (non sfruttate) nei primi
minuti, gioco disinvolto e piacevole ma poi tutto si sgonfia davanti alla solita distrazione.
Peccato, verrebbe da dire come tantissime altre volte, ma ormai questo è il limite
di Garcia e dei suoi uomini. Una parola atroce che nello sport si riserva per incoraggiare,
ma inutile quanto una pacca sulla spalla.
Siamo stufi di dire “peccato” per questa Roma che soffre di ipertrofia narcisistica
e si butta via contro il Sassuolo e contro le riserve di un Manchester City privo di un
fenomeno come Aguero e dello squalificato Yaya Touré. Il punto non è capire come interpretare questo clamoroso stop in Champions dopo due match ball buttati via. Forse
è finito il periodo roseo della speranza ed è il caso di accendere un bel semaforo rosso
su una deludente deriva scaturita da stucchevole leziosità.