
IL GOVERNO ALZA IL LIVELLO DI SCONTRO CON LE TOGHE – IL DUO MANTOVANO-NORDIO ACCUSA LA MAGISTRATURA DI VOLERSI SOSTITUIRE AGLI ALTRI POTERI DELLO STATO – PER IL SOTTOSEGRETARIO “C’È ORMAI UN CRONICO SVIAMENTO DELLA FUNZIONE GIUDIZIARIA, CHE DERAGLIA DAI PROPRI CONFINI E DECIDE LE POLITICHE SUI TEMI PIÙ SENSIBILI”. E IL GUARDASIGILLI FA ECO: “NELLA DEGENERAZIONE CORRENTIZIA CI SONO CRITERI DI POTERE” – LA REPLICA DELL’ANM: “SE IL GOVERNO RITIENE DI ESSERE LIMITATO DA QUESTO ESERCIZIO DI POTERI PUÒ RICORRERE ALLA CORTE COSTITUZIONALE PER IL CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE...”
Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “La Stampa”
ALFREDO MANTOVANO E CARLO NORDIO - INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO FORENSE
Anche l'ultima linea rossa è caduta e ora lo scontro tra governo e magistrati non sembra più componibile. Sono ultimative infatti le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio e soprattutto del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, entrambi ex magistrati prestati a Fratelli d'Italia. Dice Mantovano: «Quello che preoccupa è il rischio che la magistratura percepisca sé stessa non già come chi è chiamato a esercitare l'arte regale dello ius dicere nel caso concreto, bensì come parte di un establishment che ha la funzione di arginare la "pericolosa" deriva della coerenza fra la manifestazione del voto, la rappresentanza politica e l'azione di governo».
Detta più semplicemente, il governo accusa la magistratura di volersi sostituire agli altri poteri dello Stato. Siamo insomma a un passo dall'alto tradimento. E infatti Mantovano conclude così il suo ragionamento: «Secondo l'establishment, deve prevalere il diktat dell'establishment». […]
giorgia meloni e cesare parodi - incontro tra anm e governo a palazzo chigi
Sempre Mantovano: «Non riduciamo questo scenario a un racconto di "toghe rosse" in azione, che forse aveva senso trent'anni fa e ora è macchiettistico. È qualcosa di più complesso e di più grave. È un ormai cronico sviamento della funzione giudiziaria, perché quest'ultima deraglia dai propri confini e decide, insieme alle norme, le politiche sui temi più sensibili, e chi quelle politiche deve applicare. Ed è uno sviluppo che attraversa tutte le giurisdizioni, a prescindere dalle appartenenze correntizie. Ritrovare l'equilibrio è indispensabile».
Nordio è sulla stessa linea: «Non ho mai creduto quando ero in magistratura alle toghe rosse, nere, bianche o azzurre: si tratta di una semplificazione che prendeva spunto da un parallelismo politico, con una magistratura di destra, sinistra o di centro. Oggi, con la dissoluzione delle ideologie, le problematiche non sono agganciate a una dottrina politica ma obbediscono ad altri criteri che nella degenerazione correntizia sono criteri di potere».
CARLO NORDIO ALFREDO MANTOVANO
Troppi sono stati gli scontri nell'ultimo anno per pensare ancora che ci siano magistrati amici e magistrati nemici: agli occhi del governo ormai sono tutti ostili. Mantovano fa un esempio lampante: «Il tema della giurisprudenza creativa è diffuso fra tutte le giurisdizioni, con riferimenti alle fonti internazionali ed europee, dando una lettura "estensiva", per non dire arbitraria, delle norme costituzionali». E c'è poi «la tendenza delle corti a negare spazi regolativi al legislatore», che erode «gli spazi di diretta espressione della sovranità popolare. Pensiamo, per riportare un esempio di leggi sistematicamente disapplicate, a quelle in materia di immigrazione».
[…]
sciopero dei magistrati - protesta davanti alla cassazione a roma
Mantovano lo dice esplicitamente, parlando della sentenza con cui a Marine Le Pen è stata applicata la sanzione dell'ineleggibilità per cinque anni: «Va scongiurato, in particolare, il sospetto che il perseguimento dell'incandidabilità del soggetto politico visto come ostile condizioni il merito della decisione giudiziaria: perché questo sospetto mina in modo irreparabile la fiducia dei cittadini nella giustizia e nella politica».
Cronico sviamento, deragliamento dai confini, decisioni giudiziarie basate su presupposti politici, erosione della sovranità parlamentare, diktat? Ce n'è abbastanza per far drizzare i capelli all'associazione nazionale magistrati.
incontro tra anm e governo a palazzo chigi - cesare parodi
E così reagisce seccamente il vicepresidente dell'Anm, Stefano Celli: «Vi sono delle valutazioni che spettano ad organi diversi da quelli eletti (intendendo i magistrati, ndr), previsti dalla legge e che fanno il loro dovere, i quali a volte possono andare in contrasto con le decisioni del governo. Se proprio il governo ritiene di essere limitato da questo esercizio di poteri e se fosse vero che qualcuno di noi ha esercitato un potere che non è suo, si può ricorrere alla Corte costituzionale per il conflitto di attribuzione».