1. “DI' LA VERITÀ, MI TROVI CAMBIATO?” NON CREDE AI SUOI OCCHI ISABELLA FERRARI QUANDO NEL RETROPALCO DEL GRAN TEATRO DI ROMA SI TROVA DAVANTI IL SUO PIGMALIONE BONCOMPAGNI CON NASO FINTO DI PLASTICA ACCANTO A RAFFAELLA CARRA’ 2. SOTTO UN MEGA-TENDONE NEL GELO DELLA PERIFERIA ROMANA, LO SPETTACOLO DI LUNGA DURATA (TRE ORE) DI MARCO TRAVAGLIO ED ISABELLA FERRARI (‘’E’ STATO LA MAFIA’’) 3. PLATEA RICCA DI FRECCERO, DI PIETRO, INGROIA, VAURO, RUOTOLO, SCAMARCIO E GOLINO 4. TRAVAGLIO SI TOGLIE UN SASSOLINO DAL MOCASSINO: “GLI HANNO LASCIATO LE TV PER 20 ANNI E ADESSO VENGONO A DIRE CHE BERLUSCONI GUADAGNA VOTI PER UNA PUNTATA DI ‘’SERVIZIO PUBBLICO’’. PURTROPPO CERTI COMMENTI SUPERFICIALI SI SONO CONCENTRATI SULLA SPOLVERATA ALLA SEDIA. È STATA LA TRASMISSIONE PIÙ DURA SUL CAVALIERE”

Video di Veronica Del Soldà

 

TRAVAGLIO

 

Foto di Luciano Di Bacco
Francesco Persili

«Di' la verità, mi trovi cambiato?» Non crede ai suoi occhi Isabella Ferrari quando nel retropalco del Gran Teatro di Roma si trova davanti il suo pigmalione Boncompagni in versione "la vida es un carnaval" con naso finto di plastica.

La tappa romana dello spettacolo di Marco Travaglio (‘'E' Stato la mafia'') si apre con la resistibile gag del regista "burle&pupe" e l'inconfondibile risata - marchio di fabbrica insieme al Tuca-Tuca - del mito Carrà: "Gianni è un grandissimo intellettual- comico", sottolinea Raffa che coccola con lo sguardo Bonco in montgomery rosso anni Sessanta mentre gigioneggia in stile ‘'Altro gradimento'' tra nonsense e battute irriverenti: «Ma è vero che leggi in play-back?», chiede ad una divertita Isabella Ferrari che si appresta a recitare sul palco brani di Gaber, Pasolini, Flaiano, Pertini e Calamandrei.

Dal rulloo di Selvaggia, icona sexy di quella meravigliosa estate italiana immaginata dai fratelli Vanzina, al Discorso ai giovani sulla Costituzione, da musa engagè di Nanni Moretti e Paolo Franchi - con tanto di ‘origine del mondo' in bella vista - alle parole sui partigiani caduti per il riscatto della libertà e della dignità di una nazione: tanta roba.

Intanto Raffaella Carrà, in attesa di tornare in tv con il talent ‘'The voice of Italy'' dal 7 marzo su Rai2, si informa sulla durata della "requisitoria" di Travaglio e incassa con un misto di stupore ed eleganza la notizia. «Due ore e quaranta: ma davvero?». Per prepararsi alla maratona il vicedirettore del Fatto si avventa su una banana, la cantautrice Pilar con cappello "da corsara" strologa sulla tramontana nemmeno fosse Antoine mentre Boncompagni fa capire di temere più il freddo che le polemiche di rito arcitaliano su Sanremo: «Il Festival? Roba da terzo mondo. Fossi stato in Fazio, non l'avrei fatto. Lui è molto meglio di Sanremo».

Nel mondo di Travaglio che si ritrova, dopo le tappe a Bologna e Pescara, in questo gelido sabato di carnevale ci sono anche Gianni Minà, Fabio Canino e Irene Ghergo, il ‘giro' del Fatto (direttore Padellaro in testa) e in quota Servizio Pubblico, Sandro Ruotolo, candidato di Rivoluzione civile alla presidenza della Regione Lazio, che spiega la stretta di mano negata al candidato di CasaPound, Simone di Stefano: «Mi è venuto naturale in segno di solidarietà a Nichi Vendola che dai candidati di CasaPound viene offeso per la sua omosessualità...» (Il giornalista "orgogliosamente antifascista" è stato, poi, aggredito con minacce e insulti lunedì durante un comizio a Civita Castellana da esponenti di CasaPound, ndr)

Arriva anche il compagno Vauro, che sbuca alle spalle del Baffo di San Toro, e lo fulmina: «Salve sono il coordinatore di CasaPound, posso stringerle la mano?» Risate. Al vignettista non sono andate giù le parole di Napolitano sul fallimento del comunismo: «Ci ha messo 70 anni ad accorgersene, può darsi che tra 70 anni riesca a dire anche qualcosa contro Berlusconi....».

Dall'ironia salmastra di Vauro al Di Pietro unchained che firma autografi, si concede a foto e incitamenti di giovani giuristi cresciuti nel mito di Mani Pulite e scherza con una ragazza dai capelli a caschetto, una Carfagna in sedicesimo: «Mara, che ci fai qui?». Il gioco futile lascia spazio al voto utile. «L'ingordo Pd ha fatto male i suoi calcoli - attacca Tonino - mi auguro un grande risultato di Rivoluzione civile tale da costringere il centrosinistra a tornare sui propri passi dopo le elezioni». Quando potrebbe essere troppo tardi, però, al Senato, nelle regioni in bilico, la differenza (in negativo) per i Progressisti la fa proprio la lista di Ingroia. A Renzi, che ha parlato di autogol, il leader dell'Idv risponde - in dipietrese - con la richiesta al Pd di un atto di «resipiscenza operosa» per ricostruire dopo il voto un'alleanza di centrosinistra.

Mentre prendono posto Valeria Golino e Riccardo Scamarcio, arriva anche il leader di Rivoluzione civile, Ingroia, il pm in aspettativa che con la sua indagine sulla trattativa Stato-mafia ha portato alla sbarra mafiosi, ex ministri, servitori dello Stato e rappresentanti delle istituzioni. Le musiche di Valentino Corvino introducono il prologo (Votare informati) di Travaglio sui candidati impresentabili. Segue j'accuse in forma di prosa sulla "tacita intesa" (così definita dalla Relazione Pisanu alla Commissione Antimafia) tra Cosa Nostra e lo Stato. Pactum sceleris o arretramento tattico? Dalle stagioni delle stragi alle intercettazioni tra Mancino-Napolitano, Travaglio ricostruisce con accuratezza didascalica quello che definisce un "film dell'orrore".

Una trama torbida di fatti e misfatti, opere e omissioni, convivenze e connivenze, opacità e complicità. Le illazioni e le mezze verità si legano a segreti e ricatti inconfessabili. Muri di omertà e ambizioni veritative. «Noi sappiamo e abbiamo le prove», scolpisce Travaglio in pieno mood pasoliniano. E via a sciorinare di pentiti e pataccari. Agenzie di stampa romane legate a Sbardella che annunciano il botto prima di Capaci e manine che sottraggono l'agenda rossa di Paolo Borsellino pochi istanti dopo l'attentato di via D'Amelio. Ipocrisie e depistaggi, campagne di delegittimazione nei confronti dei magistrati e conflitti di attribuzione: «C'è chi si ostina a definire la trattativa presunta, immaginaria, cosiddetta - conclude Travaglio allo scoccare della mezzanotte - ma in questa storia di presunto c'è solo lo Stato».

Rewind. Parlando con Dagospia, Marcolino propone una rilettura delle vicende all'origine della Seconda Repubblica «nata dalla trattativa» nel momento in cui «lo Stato fece un patto con Cosa Nostra: la rinuncia delle stragi in cambio dell'immunità - o meglio, del condono tombale - per Provenzano e i suoi uomini e di una serie infinita di leggi di favore, tutte dettate da Riina prima del suo arresto, nel papello consegnato ai referenti di Vito Ciancimino che conduceva la mediazione».

Il ‘papello' rappresenterebbe, dunque, «la costituzione materiale della Seconda Repubblica», secondo Travaglio che sul ‘romanzo Quirinale' e la vicenda delle intercettazioni tra Mancino e il capo dello Stato va giù piatto: «Napolitano si è reso ancora più ricattabile gestendo malissimo la storia delle intercettazioni. Dovrebbe dire subito cosa si disse nelle quattro telefonate intercettate per non esporsi al rischio che qualcuno di quelli che hanno avuto accesso alle intercettazioni - o magari lo stesso Mancino - possano divulgare i contenuti della telefonata senza che nessuno possa più smentirli con la versione integrale». Nel dubbio, comunque, ci si può sempre rivolgere ad Ingroia che ha detto proprio al Fatto di tenerle ben impresse nella sua memoria...

Dal montanelliano ‘turatevi il naso e votate Dc' al travagliesco «bendatevi gli occhi e votate Pd» pronunciato nell'ultima puntata di ‘'Servizio Pubblico'', il vicedirettore del Fatto sgombra il campo dagli equivoci: «Non ho cambiato idea, e non voterò per il Pd, un partito che non racconta cosa vuole fare, non dice con chi andrà a governare e non spiega se l'alleanza con Vendola è valida solo per la campagna elettorale mentre per il dopo-elezioni è già pronto a stringere un patto con Monti».

E anche «se si fa fatica a capire la linea del Pd in questa campagna elettorale - prosegue Travaglio - il distacco di Berlusconi è tale che al Nazareno o fanno errori memorabili in questi 15 giorni o non riusciranno - nemmeno se si sforzano - a perdere le elezioni». Sulle polemiche che hanno accompagnato la performance di Berlusconi a Servizio Pubblico, Marcolino risponde a chi ha accusato lui e Santoro di un eccesso di morbidezza nei confronti di Sua Emittenza: «Cazzate, gli hanno lasciato le tv per 20 anni e adesso vengono a dire che il Cavaliere guadagna voti per una puntata di Servizio Pubblico. Purtroppo certi commenti superficiali si sono concentrati sulla spolverata alla sedia. È stata la trasmissione più dura nei confronti del Cavaliere. Dura ma educata. Poi è chiaro che non possiamo smentire tutte le balle che racconta il Cavaliere, ma sull'Imu, ad esempio, Berlusconi non ha detto più nulla per un mese dopo che gli abbiamo ricordato che l'aveva votato anche lui».

Anche se il prof. D'Alimonte ha parlato di un risultato alla Camera che è tornato ad essere incerto, il problema ai fini della governabilità resta il Senato. I voti ‘pindarici' dati a Rivoluzione civile, che, intanto, ha scelto come inno («Io non ho paura») di Fiorella Mannoia, favoriscono il Cavaliere. Se il centrosinistra non vincerà, dunque, la colpa sarà di Ingroia? «Berlusconi mette insieme tutta la destra perché - avendo voluto il Porcellum - sa che questa legge favorisce le coalizioni più ampie. La sinistra, invece, che ha deciso di cacciare Di Pietro e di non rispondere a Ingroia, va in ordine sparso e pretende di dare anche la colpa a Rivoluzione civile in caso di risultato negativo». Travaglio affonda il colpo: «Se il Pd non vincerà sarà solo colpa di chi ha preferito Monti all'alleanza con Ingroia...». Avessi detto Mitterrand.

 

 

 

 

 

 

 

 

Raffaella Carra Gianni Boncompagni e Isabella Ferrari Isabella Ferrari Raffaella Carra Marcello Corvino e Gianni Boncompagni Marco Travaglio Marco Travaglio Isabella Ferrari Valeria Golino e Riccardo Scamarcio Vauro Ingroia Di Pietro e Boncompagni Ingroia e Di Pietro Boncompagni Carra e Travaglio Sandro Ruotolo e Raffaella Carra Daniele Luttazzi Irene Ghergo Gianni Mina Interpretazione di Travaglio Foto ricordo con Ingroia

Ultimi Dagoreport

mario draghi praga

DAGOREPORT - MA DRAGHI, COSA SI ASPETTAVA COL SUO DISCORSO AL SENATO, DA PARTITI CHE AVEVANO GIA' AFFOSSATO IL SUO GOVERNO E LA SUA AMBIZIONE QUIRINALIZIA? E SE È ANDATO VIA SBATTENDO LA PORTA, STIZZITO (“VEDO CHE GUARDATE L’OROLOGIO, PER CUI VI RINGRAZIO”) - EPPURE LE SUE PAROLE CONTENEVANO UNA PROPOSTA IMPORTANTE: FINANZIARE IL RIARMO CON EUROBOND - DIETRO IL NO A URSULA, CHE GLI AVEVA PROPOSTO DI COORDINARE IL PIANO REARM EU, PRIMA PASSO A UNA FUTURA DIFESA EUROPEA, CI SONO DUE MOTIVI... -VIDEO

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA” (E DELL'AUTOREVOLISSIMO SETTIMANALE "THE ECONOMIST). MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...