LE FAKE NEWS DEI BUONI, NUOVO CAPITOLO - L'ISOLAMENTO DEL VIRUS ALLO SPALLANZANI USATO PER DISTORCERE LA REALTÀ E VENDERE UNA NARRAZIONE CHE CI PIACE (MA PERCHÉ?) - ERA STATO SEQUENZIATO GIÀ DA CINA, AUSTRALIA, GIAPPONE, USA E FRANCIA, MA DAI TITOLI DEI GIORNALI SEMBRA CHE L'OSPEDALE ROMANO SIA AL CENTRO DEL MONDO, PERALTRO GRAZIE A RICERCATRICI DONNE! DEL SUD! PERFINO UNA PRECARIA! - ZINGARETTI CI METTE IL CAPPELLO E PARLA DI ''VIRUS CHE CAUSA IL CORONAVIRUS, ORA LE CURE SONO PIÙ FACILI''. UN ORRORE SCIENTIFICO
le “cure” non sono più facili “ora”. non si comunica così sulla salute. https://t.co/CUdTTVz6vF
— emanuele menietti (@emenietti) February 2, 2020
PRIMA (IERI): CORONAVIRUS: ISOLATO VIRUS, ITALIA PRIMA IN EUROPA
(ANSA) - Primi in tutta Europa, i virologi dell'Istituto Nazionale Malattie Infettive "Lazzaro Spallanzani", a meno di 48 ore dalla diagnosi di positività per i primi due pazienti in Italia, sono riusciti ad isolare il virus responsabile dell'infezione. Lo spiega lo stesso Istituto sottolineando che "avere a disposizione in modo così tempestivo il virus è un passo fondamentale, che permetterà di perfezionare i metodi diagnostici esistenti ed allestirne di nuovi.
La disponibilità nei laboratori del nuovo agente patogeno permetterà inoltre - continua lo Spallanzani - di studiare i meccanismi della malattia per lo sviluppo di cure e la messa a punto del vaccino". La sequenza parziale del virus isolato nei laboratori dello Spallanzani, denominato 2019-nCoV/Italy-INMI1, è stata già depositata nel database GenBank, e a breve anche il virus sarà reso disponibile per la comunità scientifica internazionale.
DOPO (IERI): CORONAVIRUS: IPPOLITO, ISOLATO VIRUS FRA I PRIMI IN EUROPA
(ANSA) - "Come ribadito in conferenza stampa l'isolamento del coronavirus all'Istituto Spallanzani e' stato fra i primi in Europa" lo dice il direttore scientifico dell'Istituto che riferisce il lavoro gia' realizzato dalla Cina, Australia, Giappone, Usa e Francia.
- UN GRANDE AIUTO VERSO IL VACCINO MA L'INCOGNITA SONO LE MUTAZIONI
Adriana Bazzi per il “Corriere della Sera”
È il primo passo. Ed è fondamentale. Quando c' è in ballo un contagio, una malattia infettiva nuova che si trasmette da uomo a uomo e crea panico, bisogna capire innanzitutto chi è «l' agente provocatore». Ora l' Istituto Spallanzani di Roma, dove sono ricoverati i due turisti cinesi con l' infezione da nuovo coronavirus, in sigla il 2019-nCoV, è riuscito a isolare il virus che li ha colpiti.
1L' isolamento del coronavirus in Italia è una novità?
È importante, ma non è una «prima mondiale». Già i ricercatori cinesi hanno identificato il nuovo coronavirus, il 10 gennaio , una quindicina di giorni dopo le segnalazioni dei primi casi di polmonite a Wuhan. Lo hanno isolato, sequenziato e i risultati li hanno subito inseriti in una banca dati (GenBank) il cui accesso è libero. Va dato atto ai ricercatori cinesi di avere svolto un buon lavoro e di avere messo a disposizione della comunità internazionale i dati (la risposta è di Marcello Tavio, presidente della Simit, Società italiana di Malattie infettive).
2Perché è importante questo nuovo isolamento dei ricercatori italiani?
Perché permette di verificare se il virus si sta modificando. Una premessa: i coronavirus sono diffusissimi fra gli uomini e gli animali. A volte sono pure responsabili di raffreddori, nell' uomo. Ma hanno una grande capacità di mutare e, nel caso di Wuhan, sono diventati capaci di provocare polmoniti. Quindi vanno «monitorati» nel tempo (parla Carlo Federico Perno, ordinario di Malattie infettive all' Università di Milano).
3Che differenza c' è fra isolamento e sequenziamento del virus?
Isolare un virus significa identificarlo nei campioni biologici prelevati dai pazienti, analizzando tamponi prelevati per esempio dalla gola, o la saliva. Il sequenziamento, invece, è un' attività di laboratorio. Questi campioni vengono analizzati per ricercare il virus su cui, poi, si fanno analisi per identificare la carta di identità genetica del virus stesso.
4E se il virus isolato a Roma fosse diverso da quello di Wuhan?
Sarebbe una brutta notizia perché di solito i coronavirus non cambiano molto quando colpiscono una stessa specie: gli uomini per esempio (da notare che i coronavirus sono presenti in molte altre specie animali: i cani per esempio, ndr). Quindi, se il virus dovesse modificare il suo patrimonio genetico potrebbe significare che si sta adattando a vivere fra gli umani. E, quindi, in futuro, non si dovrebbe più parlare di epidemie, ma di endemie, cioè di una situazione in cui il virus circola nella popolazione, come del resto avviene per altre infezioni, come l' influenza (parla ancora Perno).
5Che cosa ci possono insegnare i mutamenti del coronavirus?
Il motto, anche degli scout, è «estote parati»: siate pronti a ogni evenienza. Negli ultimi venti anni abbiamo visto tre epidemie di coronavirus: la Sars (la sindrome respiratoria acuta che è comparsa nel 2002 in Cina, si è diffusa nel mondo, ma poi si è esaurita), la Mers (la sindrome respiratoria Medio orientale, che è comparsa nel 2012 ed è ancora presente in alcune zone del Medio Oriente) e ora la polmonite da coronavirus di Wuhan (il virus in questione è simile a quello che ha provocato la Sars e la Mers). E di fronte a quest' ultima l' Italia, grazie all' Istituto Spallanzani ha dimostrato la sua capacità di risposta. Noi abbiamo un ottimo sistema sanitario che ci permette di far fronte a queste emergenze (il commento è di Alberto Mantovani, direttore scientifico dell' Istituto Humanitas di Milano).
6L' isolamento del virus potrebbe aiutare a produrre un vaccino?
Certamente. Attualmente chi si sta occupando di costruire vaccini sta pensando di colpire le proteine di superficie del virus, quelle che permettono al virus di entrare nelle cellule (si chiamano spike, sono quelle palline che hanno conferito al virus il nome di coronavirus). Ma proprio queste proteine sono le più esposte al sistema immunitario dell' ospite, cioè di chi è colpito dall' infezione, e quindi si adattano e si modificano: ecco perché bisogna capire se cambiano nella trasmissione da paziente a paziente. Ed ecco perché monitorare i virus è importante (il commento è di Perno).
ospedali cina per coronavirus 5
7E per quanto riguarda i test diagnostici?
Certo, conoscere il virus significa anche mettere a punto test diagnostici capaci di intercettarlo in tempi rapidi e, di conseguenza, trovare il modo per arginarlo. Al momento si parla di «contenimento dell' infezione»: più sai del virus, meglio puoi combatterlo (risposta di Massimo Galli, professore di Malattie Infettive all' Università di Milano) 8L' isolamento del virus potrebbe aiutare anche a testare nuovi farmaci?
La risposta è sì (e molte istituzioni ci stanno provando) (Lo conferma Giovanni Rezza, direttore delle malattie infettive all' Istituto Superiore di Sanità).
- LA SQUADRA DI DONNE CHE HA ISOLATO IL VIRUS: «NOTTI AL MICROSCOPIO, POI I SALTI DI GIOIA»
Margherita De Bac per il ''Corriere della Sera''
La donna che lavora con i virus non ama ritrovarsi sotto i riflettori anche se ammette di essere riuscita a fare con la sua squadra «quello di cui pochi sono capaci». Isolarne uno non è roba da poco. Soprattutto se non è conosciuto, lo hanno fotografato in pochi, ed ha sul collo il fiato di tutti i migliori gruppi di ricercatori del mondo.
Maria Rosaria Capobianchi, 67 anni, di Procida, è la coordinatrice del team quasi interamente rosa che ha stanato l’agente infettivo responsabile di migliaia di contagi e circa 300 morti. «Quando lo abbiamo visto al microscopio e abbiamo capito che era proprio lui, in reparto ci sono stati salti di gioia», ricorda l’annuncio in notturna delle colleghe Francesca Colavita e Concetta Castilletti, presenti nel laboratorio di massima sicurezza dello Spallanzani, il BL3, nel momento in cui il microrganismo importato dalla Cina si è rivelato. Il 2019-nCov, preso dal liquido del paziente cinese tuttora ricoverato in ospedale, ha cominciato a replicarsi velocemente e si è dimostrato capace di danneggiare le cellule aggredite, alterandone la forma. La prova schiacciante che fosse proprio lui il grande ricercato.
Maria Rosaria dirige da 20 anni il laboratorio di virologia dell’istituto nazionale per le malattie infettive. Altri venti ne ha passati china sui banconi dell’università la Sapienza dove ha imparato a diventare una virologa «artigiana». Laureata in genetica umana, specializzata in virologia, decise di trasferirsi a Roma per realizzare i sogni di ricercatrice e, soprattutto, per seguire nella capitale Felice Cerreto, l’uomo che ha sposato nell’80, con il quale ha due figli.
Dice che è merito suo se è arrivata a questo livello: «Ha tollerato le mie assenze, i continui viaggi, il ritorno a casa in orari improbabili. Ha capito quanto fosse importante per me poter coccolare le mie cellule». Già perché così è. Descritte da questa virologa schiva e poco avvezza a interventi mediatici i virus sono dei «tipetti» da maneggiare con le dovute cautele, rispettando i loro tempi di risposta, quasi vezzeggiandoli con dei trucchetti.
Ha le stesse frasi carezzevoli nei confronti dei suoi perfidi sfidanti Concetta Castilletti, 56 anni, due figli, orgogliosa di essere ragusana («ho concittadini accoglienti, come me»), soprannominata «mani d’oro» per la capacità di sfruculiare i microbi sotto la cappa. Ha alle spalle una famiglia unita che è sua grande alleata: «A casa sono abituati a vedermi impelagata nelle emergenze. Non ricordo una vita diversa da questa. È stato sempre così». Ha l’hobby del basket. Non lo gioca ma con marito e figli si occupa di una società romana con squadra in serie B e C. Lei accompagna i bimbi ai campi estivi. Come responsabile del laboratorio virus emergenti, Concetta ha vissuto l’esperienza della Sars, Ebola, pandemia da H1N1 (la cosiddetta influenza suina), del brasiliano Zika e della chikungunya, il virus trasportato dalla zanzara che due estati fa ha imperversato anche a Roma.
La più giovane è Francesca Colavita, 30 anni, in squadra da quattro, molisana di Campobasso. Durante l’epidemia di Ebola è partita diverse volte per la Liberia e la Sierra Leone, dove il virus della febbre emorragica ha colpito duramente. Non si è tirata indietro quando si è trattato di partecipare a progetti di sicurezza e cooperazione al termine dell’emergenza in quei Paesi. Allo Spallanzani Francesca ha un contratto a tempo determinato in scadenza. Era lei di turno quando il coronavirus si è infine lasciato isolare: «Che emozione, è stato meno difficile del previsto. Ora mi scusi devo lasciarla, mi chiamano per un’urgenza». Quando c’è stato bisogno di raddoppiare i turni dell’h24 normalmente utilizzato per i test su sospette meningiti, malaria e trapianti, hanno chiamato lei. Non se lo è fatto ripetere due volte.
nicola zingaretti giuseppe conte