coronavirus medici sanitari operatori

''CI STIAMO INFETTANDO TRA DI NOI'' - LA FOLLIA PIÙ VERGOGNOSA DI QUEST'EPIDEMIA È IL CONTAGIO TRA OPERATORI SANITARI: SONO OLTRE 2.600, E SOLO PERCHÉ GLI OSPEDALI NON HANNO I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE IDONEI. IL TASSO SUL TOTALE DEI CONTAGIATI È DOPPIO RISPETTO ALLA CINA, E OGNI MEDICO E INFERMIERE PUÒ CONTAGIARE DECINE DI PAZIENTI (ANCHE FRAGILISSIMI) CON CUI ENTRA IN CONTATTO

 

1 - “CI STIAMO INFETTANDO TRA DI NOI”

Barbara Gerosa per il “Corriere della Sera - Edizione Milano”

 

«Io ho già fatto un turno nella polveriera, ma non va bene, così non va bene. Noi potenzialmente tutti positivi e fonte di contagio per altri». Il messaggio sul telefonino arriva a tarda notte. Lo sfogo di uno degli operatori in servizio presso gli ospedali di Lecco e Merate. «Non parlo da coniglio né da infame, ma temo che se ci stiamo contagiando tra di noi è perché non lavoriamo in sicurezza».

 

CORONAVIRUS

Nessuno si tira indietro, tutti in prima linea, ma i numeri sono da brivido. A ratificarli la stessa azienda ospedaliera. Medici, infermieri, operatori, sono 119 quelli risultati positivi al tampone, infettati dal coronavirus: 23 medici, tre in servizio al pronto soccorso, 74 infermieri, 12 operatori socio sanitari del Manzoni e del Mandic. In una chat interna al personale ci sono le paure e le disposizioni: «Nessun camice rinforzato per i dottori di supporto nei reparti Covid, non è necessario se non entrano nelle camere. Ne abbiamo pochi, potremmo rimanere senza per chi opera sul paziente».

 

«I dispositivi sono necessari altrimenti saranno gli operatori sanitari a pagare il maggiore tributo», fa presente il collega. C' è spazio per la commozione: «Mi viene tristezza a vedere l' ospedale intero ridotto a campo di guerra, tutti a fare tutto», il messaggio che ribalza su un' altra chat.

 

striscione per medici e infermieri

C' è l' orgoglio e la preoccupazione. I sindacati davanti ai numeri dei sanitari infettati hanno chiesto un incontro urgente alla direzione ospedaliera. Il prefetto di Lecco, Michele Formiglio si è fatto portavoce delle loro istanze. «A preoccupare sono i dati dei lavoratori positivi al coronavirus, ci dicono 120, temiamo 160, su un totale di 440 contagi complessivi nel lecchese - scrivono Cgil, Cisl e Uil -. Ci chiediamo cosa non stia funzionando. Sono i protocolli di gestione? Oppure la mancanza di dispositivi di protezione individuali? Tutto questo sta cagionando ai dipendenti un fortissimo stress, il timore di poter infettare sé stessi e i propri famigliari».

 

MEDICI E CORONAVIRUS

Il direttore generale dell' Asst di Lecco, Paolo Favini, non si sottrae al confronto: «Gli operatori sanitari sono i più esposti, ma la percentuale dei casi positivi è del 5,17%: 1.800 infermieri, 500 medici, 119 infetti nei presidi lecchesi». La voce è stanca, alcuni suoi collaboratori sono malati o in quarantena.

 

«Non c' è alcun cluster - rassicura -. I dispositivi in dotazione al personale sono a norma Oms e Regione Lombardia e ad oggi erogati in numero adeguato. Qualcuno si è lamentato per l' uso delle mascherine chirurgiche? Quelle Fp2 e Fp3 sono per gli operatori più a rischio, come chi deve intubare i pazienti. Tutti hanno avuto i camici rinforzati, e dove non è stato possibile abbiamo fornito quelli idrorepellenti suggerendo di indossarne tre alla volta». È una corsa contro il tempo. Le Rianimazioni sono piene sia a Merate che a Lecco, 424 le persone ricoverate per il virus nei due presidi: per 93 si attende ancora l' esito del tampone, gli altri sono tutti positivi. Si cerca di reclutare altro personale, pensionati e specializzandi dei corsi di laurea.

 

appello infermiera alessia bonari 1

Poi la boccata di ossigeno: «Sono stati indirizzati a Lecco rinforzi importanti, a ore 36 operatori, 12 medici e 24 infermieri, arriveranno dalla Cina - annuncia Favini -. Capisco i timori, siamo uomini, siamo fragili, ma posso assicurare che stato fatto l' impossibile e anche di più».

 

 

2 - IN PRIMA LINEA SENZA DIFESE LA PROTESTA DEI MEDICI DI BASE

Francesca Angeli per “il Giornale

 

Camici bianchi in prima linea senza difese. Questa volta i medici di famiglia dell' area di Milano e hinterland, quella più sotto pressione, sono allo stremo e hanno deciso di mettere nero su bianco la denuncia del mancato rispetto delle regole di sicurezza previste dal decreto del governo. E non è il solo motivo di protesta da parte dei medici che chiedono di essere testati rispetto alla possibile positività da coronavirus. In sostanza si monitorano soltanto quelli con sintomi già manifesti. Un errore clamoroso perchè i primi ad essere in contatto con i pazienti fragili sono proprio i camici bianchi che da settimane denunciano il rischio che ciascun medico sia un «superdiffusore».

 

Per questo tutti i sindacati medici insistono sulla necessità di estendere «i tamponi a chi, in ragione della sua professione, rischia di più di essere contagiato dal Covid-19: medici, infermieri, tecnici, operatori socio sanitari, inclusi i dipendenti delle cooperative sociali». I tamponi vanno estesi in primis a loro, «per isolare anche i positivi asintomatici, per proteggere le persone».

INFERMIERI ALL OSPEDALE DI CODOGNO CON MASCHERINE MA SENZA GUANTI

 

Nell' esposto dello Snami che è indirizzato anche al Presidente della Regione, Attilio Fontana, e a tutte le autorità competenti il presidente provinciale, Roberto Carlo Rossi scrive: «I medici di famiglia sono stati lasciati ancora allo sbaraglio, senza adeguati dispositivi di protezione individuale, mascherine omologate, camici monouso, occhiali, guanti» strumenti indispensabili ad un esercizio della professione in sicurezza e che nell' emergenza risultano prescritti per legge.

 

Il malessere dei medici di base in Lombardia cresce giorno dopo giorno. Da quando è esplosa l' emergenza coronavirus le chiamate sono aumentate in modo esponenziale. Agli anziani poi è stato chiesto di non uscire quindi i medici di base dovrebbero recarsi in casa ma se poi si espongono al rischio di un contagio, come è accaduto ad un medico di base di Lodi, in condizioni gravissime.

 

Rossi denuncia al prefetto i «gravi accadimenti in netto contrasto con il Dpcm dell' 8 marzo scorso» chiedendo di mettere in atto ciò tutto ciò che serve a consentirne il rispetto: in pratica di requisire tutto quello che serve e metterlo a disposizione dei medici.Ad oggi, denuncia Rossi, sono state consegnati dalle Asl «poche mascherine chirurgiche, mediamente 5 a medico; camici monouso non idrorepellenti, mediamente 2 a medico; mediamente una confezione di 100 guanti; nessun tipo di occhiali o visiera». Ma «le idonee mascherine che questo sindacato aveva reperito sul mercato e ordinate per fornirle, in sostituzione del mancato adempimento di parte pubblica, ai tanti medici che ne hanno fatto richiesta non sono consegnabili per intervento del Governo che risulta aver bloccato tutte le importazioni.

ELENA PAGLIARINI - INFERMIERA DI CREMONA

 

Quindi noi medici in prima linea sul territorio ci troviamo non solo senza i dispositivi di protezione individuale prescritti da Governo e Regione che non li distribuisce, ma anche nell' impossibilità di acquistarli a nostre spese anche dopo averli reperiti autonomamente» Dunque mascherine e tamponi che invece stentano a decollare in molte regioni nonostante l' appello dell' Organizzazione mondiale della Sanità rilanciato dal rappresentante del board italiano, Walter Ricciardi.

 

«Un semplice messaggio per tutti i Paesi: test, test, test. Fate il test a ogni caso sospetto di Covid-1», scrive in un tweet Ricciardi. Se questi pazienti risultano positivi, ammonisce l' agenzia Onu per la Sanità, bisogna isolarli e scoprire con chi hanno avuto contatti stretti fino a 2 giorni prima che sviluppassero i sintomi in modo da testare anche queste persone.

Ultimi Dagoreport

giorgia arianna meloni massimiliano romeo matteo salvini

RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA FACCIA HA RITIRATO DALLA CORSA PER LA SEGRETERIA DELLA LEGA IN LOMBARDIA IL SUO CANDIDATO LUCA TOCCALINI. E ORA IN LIZZA C’È SOLO MASSIMILIANO ROMEO, UNA VOLTA SUO FEDELISSIMO - UNA MOSSA SOSPINTA SOPRATTUTTO DALL’ASSOLUTO BISOGNO DI SALVINI DI AVERE PIÙ UNITI CHE MAI I CAPOCCIONI DELLA LEGA: PER IL 20 DICEMBRE È ATTESA LA SENTENZA PER IL PROCESSO OPEN ARMS - IL CAPITONE SPERA IN UNA SENTENZA DI CONDANNA: DIVENTARE "MARTIRE DELLA GIUSTIZIA" SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UNA MEDAGLIA SUL PETTO PER RISALIRE NEL CUORE DEI LEGHISTI SEMPRE PIÙ DELUSI - DOPO LE SCONFITTE ALLE POLITICHE E ALLE REGIONALI, CON LA LEGGE SULL’AUTONOMIA FATTA A PEZZI, ORA LE SORELLE MELONI VOGLIONO SALIRE ANCHE SUI TRENI, DOVE SALVINI, COME MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VUOL FARLA DA PADRONE. IL BORDELLO CONTINUA: FINO A QUANDO?

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO, GIORGIA MELONI E JOHN ELKANN SONO IMPEGNATI A FARSI LA GUERRA - LA DUCETTA DIFFIDA (EUFEMISNO) DI YAKI NON SOLO PERCHE' EDITORE DI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NONCHE' AMICO DI ELLY SCHLEIN (GRAZIE ALLA DI LUI SORELLA GINEVRA), MA ANCHE PERCHÉ E' CONVINTA CHE FRIGNI SOLTANTO PER TORNACONTO PERSONALE - DI CONTRO, IL RAMPOLLO AGNELLI FA PRESENTE A PALAZZO CHIGI CHE LA QUESTIONE NON RIGUARDA SOLO STELLANTIS MA L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN TUTTO L'OCCIDENTE - E LA CINA GODE GRAZIE AL SUICIDIO EUROPEO SUL GREEN DEAL...