giancarlo de cataldo

“L'IMPATTO CON LA BANDA DELLA MAGLIANA? CLAUDIO SICILIA, PENTITO, INCONTRATO IN CARCERE. MI PARLO’ IN CELLA E POI LO AMMAZZARONO PRIMA DEL PROCESSO” - L'EX MAGISTRATO, SCRITTORE E SCENEGGIATORE GIANCARLO DE CATALDO: “GIUDICAI IO SCATTONE E FERRARO PER MARTA RUSSO. UN PROF DI CUI NON RICORDO IL NOME SCRISSE SULLA RIVISTA 'LIBERAL' CHE LI AVEVAMO CONDANNATI PERCHÉ CE L’AVEVA CHIESTO IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SCALFARO" – "IL CASO SIMONETTA CESARONI? A 34 ANNI DI DISTANZA, COL DNA ORMAI ESAURITO, NON ESISTONO TANTE COMBINAZIONI POSSIBILI PER ARRIVARE ALLA SOLUZIONE DI UN CASO” – E SULL’ERGASTOLO…

Tommaso Labate per corriere.it

 

giancarlo de cataldo 3

 

Giancarlo De Cataldo, il suo primo impatto con la Banda della Magliana?

«Claudio Sicilia, pentito, incontrato in carcere. La prima volta che l’ho visto mi disse “sapesse, dottore, che cos’hanno combinato questi qua...”».

 

La volta dopo?

«Non ci fu perché lo ammazzarono prima del processo».

 

Come ci era finito lei in quel processo?

«Nessun giudice voleva farlo. Il mio presidente fu chiamato in Corte d’Assise a celebrarlo e mi chiese di andare con lui. Fino ad allora avevo fatto il magistrato di sorveglianza. Da quel momento in poi, mi resi conto che la cosa più lieve di cui mi sarei occupato sarebbe stata un omicidio».

 

giancarlo de cataldo 2

Romanzo Criminale come nasce?

«Da un racconto scritto per Lo Straniero, la rivista diretta da Goffredo Fofi, intitolato Dandi’s blues. Avevo già in mente quel personaggio, ispirato a Renatino De Pedis».

 

Firmò il pezzo con nome e cognome?

«Lo firmai “Anonimo Romano”. Rincorrevo il sogno di fare un grande libro. Fofi mi disse “molla tutto e concentrati su questa storia”».

 

E poi?

banda della magliana

«Studiavo le carte delle inchieste e del processo. Leggevo e rileggevo ma non riuscivo a scrivere nulla. Come se avessi paura dell’impatto di quella storia con la scrittura. Poi, per fortuna, la paura venne superata e venne fuori la prima stesura».

 

 

(...)

 

Nelle vite di Giancarlo De Cataldo, quella di magistrato e quella di scrittore, esiste un prima e un dopo Romanzo Criminale. Parte di questa esistenza, raccontata in parallelo con alcuni dei più clamorosi casi di nera della storia patria (da Wilma Montesi a via Poma passando per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini), l’autore tarantino l’ha rivissuta in Per questi motivi - Autobiografia criminale di un Paese, appena uscito per Sem.

 

Lei scrisse la sentenza di condanna di Scattone e Ferraro per l’omicidio di Marta Russo. Di cui, però, nel suo ultimo libro non c’è traccia.

«Nell’arco della mia vita da magistrato, tutte le volte in cui ho avuto la sensazione che non ci fosse la prova della colpevolezza ho votato o comunque contribuito all’assoluzione degli imputati, anche se erano pessimi figuri. E, mi creda, se qualcuno mi portasse la prova che ho sbagliato a giudicare, anche a tanti anni di distanza, sarei pronto a riconoscere l’errore».

 

Da come parla, non sembra questo il caso.

giancarlo de cataldo 4

«No. E guardi che già all’epoca del processo le condanne per l’omicidio di Marta Russo furono molto contestate. Come se l’accademia, e in quel caso l’istituto di Storia del diritto romano della Sapienza, fosse un luogo sacro in cui un magistrato non aveva il diritto di mettere il naso. Prima o poi tornerò su quel caso, credo. In passato ho evitato di farlo anche quando si trattava di dovermi difendere da una calunnia».

 

Cioè?

«Un professore di cui non ricordo il nome scrisse sulla rivista Liberal che avevamo condannato Scattone e Ferraro perché ce l’aveva chiesto il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, con l’obiettivo di salvare la faccia della Procura di Roma che non era stata in grado di trovare gli assassini di Massimo D’Antona. Mi immaginai la scena di Scalfaro che telefonava per dettarci la sentenza e noi che rispondevamo “signorsì, presidente, procediamo con la condanna”».

 

Querelò?

«All’inizio lo citai in giudizio. Poi venne ad abitare nel mio palazzo Massimo De Angelis, il direttore della rivista, che mi convinse del fatto che quel pezzo nascondeva una sorta di punto di vista intellettuale sul caso. Convinse non del tutto, come può immaginare. Però ritirai l’azione».

scattone ferraro

 

Simonetta Cesaroni e il giallo di via Poma.

«Il primo applauso ricevuto in vita mia alla lettura di una sentenza; quella di assoluzione in appello di Raniero Busco, il fidanzato della povera Simonetta all’epoca in cui era stata uccisa, indagato, rinviato a giudizio e condannato in primo grado a più di vent’anni dall’omicidio».

 

Il vero omicida si troverà mai?

«Mai non lo dico mai. Certo, a trentaquattro anni di distanza, col il Dna ormai esaurito, non esistono tante combinazioni possibili per arrivare alla soluzione di un caso».

 

Dorme tranquillo un magistrato in pensione?

«Glielo dicevo prima: se qualcuno mi portasse le prove che qualche volta ho agito male, lo riconoscerei senza difficoltà. Segno che, se mai ho sbagliato, l’ho fatto in buona fede».

 

Crede nell’efficacia dell’ergastolo?

GIANCARLO DE CATALDO- ROMANZO CRIMINALE

«Ho fatto per tanti anni il giudice di sorveglianza, credo nella rieducazione e nell’articolo 27 della Costituzione. Anche se ne ho comminati parecchi no, non ci credo, ho anche firmato per la sua abolizione. È una violenza legale, autorizzata. In certi casi irrinunciabile, certo, ma sempre violenza è. Mi dà da pensare come la nostra società occidentale, che ha tanto investito nella cultura giurisdizionale, non sia ancora riuscita a superare il carcere e l’ergastolo».

 

Che cosa facevano i suoi genitori?

«Erano due insegnanti. Mamma democristiana; papà socialista autonomista, come tutta la famiglia De Cataldo, di quelli convinti che c’erano Nenni, Saragat e Pertini ma che i democristiani fossero baciapile e i comunisti liberticidi. Entrambi odiavano l’Italsider, che poi sarebbe diventata l’Ilva, perché affezionati alla vecchia Taranto degli ufficialetti di marina e dei teatri sempre pieni».

 

(...)

Il sogno di ragazzo era fare il magistrato?

GIANCARLO DE CATALDO 3

«No, era scrivere. Infatti la prima idea era quella di andare al Dams, anche se tutti quelli che l’avevano fatto finivano per sconsigliarlo. La laurea in giurisprudenza fu quel pezzo di carta a partire dal quale uno poi poteva decidere davvero che cosa fare. A me sono toccate in sorte le due cose, magistrato e scrittore. E sono stato contento così».

 

Mai tentato dalla politica?

«Una volta, quando sindaco di Taranto era Ezio Stefàno e c’era una giunta di centrosinistra, mi chiesero di fare l’assessore alla Cultura, che tra l’altro era compatibile col lavoro di magistrato. Risposi di no, perché convinto che della città dovesse occuparsi chi ci aveva buttato il sangue, non io che me n’ero andato a fare il signorino a Roma centro. Mi sono salvato, perché fare progetti culturali che avessero finanziamenti a Taranto avrebbe voluto dire relazionarsi con l’Ilva e con il responsabile delle relazioni istituzionali Girolamo Archinà. Magari sarei finito sotto processo anche io, come tanti altri».

SIMONETTA CESARONI

 

Chi c’è nel suo pantheon personale? Chi sono i personaggi che l’hanno ispirata?

«Leonard Cohen, di cui traducevo le poesie, e Balzac; i miei maestri di diritto, Luigi Saraceni e Francesco Amato, perché mi hanno insegnato che il magistrato è prima di tutto un uomo; mia moglie Tiziana, su tutti».

GIANCARLO DE CATALDO 4GIANCARLO DE CATALDO 1

 

GIANCARLO DE CATALDO

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”

ursula von der leyen giorgia meloni donald trump friedrich merz

DAGOREPORT – HAI VOGLIA A FAR PASSARE IL VIAGGIO A WASHINGTON DA TRUMP COME "INFORMALE": GIORGIA MELONI NON PUÒ SPOGLIARSI DEI PANNI ISTITUZIONALI DI PREMIER (INFATTI, VIAGGIA SU AEREO DI STATO) – LA GIORGIA DEI DUE MONDI SOGNA DI DIVENTARE IL PONTE TRA USA E UE, MA URSULA E GLI EUROPOTERI MARCANO LE DISTANZE: LA BENEDIZIONE DI TRUMP (“HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA”) HA FATTO INCAZZARE IL DEEP STATE DI BRUXELLES – IL MESSAGGIO DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, MERZ, A TAJANI: "NON CI ALLEEREMO MAI CON AFD" (I NEONAZISTI CHE STASERA SIEDERANNO ACCANTO ALLA MELONI AD APPLAUDIRE IL TRUMP-BIS), NE' SUI DAZI ACCETTEREMO CHE IL TRUMPONE TRATTI CON I SINGOLI STATI DELL'UNIONE EUROPEA..."

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA MARGHERITA O RIVITALIZZARE LA CORRENTE RIFORMISTA ALL’INTERNO DEL PD? L’IDEA DI FONDARE UN PARTITO CATTO-PROGRESSISTA SEMBRA BOCCIATA - L’OBIETTIVO, CON L’ARRIVO DI RUFFINI E DI GENTILONI, È RIESUMARE L’ANIMA CATTOLICA NEL PARTITO DEMOCRATICO – IL NODO DEL PROGRAMMA, LA RICHIESTA DI PRODI A SCHLEIN E IL RILANCIO DI GENTILONI SULLA SICUREZZA – UN’ALTRA ROGNA PER ELLY: I CATTO-DEM HANNO APERTO AL TERZO MANDATO PER GOVERNATORI E SINDACI…

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)