alessandro giuli fabio tagliaferri arianna meloni

GIULI COMBINA GUAI E FA INCAZZARE LA MAGGIORANZA – SCOPPIA IL CASO DEL DECRETO CULTURA NEL QUALE IL MINISTRO BASETTONI HA INFILATO LA NOMINA DI SEI NUOVI DIRIGENTI PER I PIANI MATTEI E OLIVETTI, FONDI A PIOGGIA E PIÙ POTERE AD ALES, LA SOCIETÀ IN HOUSE GUIDATA DA FABIO TAGLIAFERRI, GRANDE AMICO DI ARIANNA MELONI – IL TESTO RISCHIA DI NON SUPERARE DEL TUTTO IL VAGLIO TECNICO E COSTITUZIONALE PRIMA DI ARRIVARE  IN CONSIGLIO DEL MINISTRI. DUBBI ANCHE IN FDI: “NON SI RISCONTRANO PROFILI DI NECESSITÀ E URGENZA TALI DA GIUSTIFICARE UN DECRETO” – GIULI, SEMPRE PIÙ ISOLATO, È INFURIATO PER LE INDISCREZIONI USCITE SULLA STAMPA E DÀ LA CACCIA ALLA TALPA NEL COLLEGIO ROMANO...

https://www.repubblica.it/politica/2024/12/20/news/decreto_cultura_giuli_reazioni_e_conseguenze-423897544/

 

Estratto dell’articolo di Gabriella Cerami per “la Repubblica”

 

ALESSANDRO GIULI - FOTO LAPRESSE

Le anticipazioni dei contenuti del decreto Cultura piombano negli uffici del Collegio romano e si alza la bufera sulla decisione del ministro Alessandro Giuli di nominare sei nuovi dirigenti per i piani Mattei e Olivetti, dare più potere ad Ales e stanziare fondi a pioggia che sanno di mance.

 

La bozza, di cui Repubblica è entrata in possesso, era tra i documenti riservati in attesa di arrivare sul tavolo del pre-consiglio dei ministri in programma oggi e non è detto che riesca a superare del tutto il vaglio tecnico e costituzionale. «Ci sono approfondimenti in corso», fanno sapere dalle parti del governo e nessuno è pronto a giurare che lunedì il testo sarà approvato così come è stato scritto.

 

alessandro giuli con arianna meloni alla presentazione di gramsci e vivo

Le opposizioni parlano di «amichettismo» e il Pd, in particolare, mette l’accento sulla volontà «di piegare politicamente l’amministrazione ministeriale» con la nomina di nuovi dirigenti scelti fuori dal ministero.

 

Il clima di sospetto, che da mesi si respira nelle stanze di via del Collegio romano, ha raggiunto l’apice quando ieri mattina presto è scattata la caccia alla talpa, ovvero a chi ha passato le dieci pagine del provvedimento. Giuli va su tutte le furie, teme che il suo decreto, già in ritardo di un mese perché il via libera era previsto a fine novembre, possa essere impallinato. […]

 

alessandro giuli fabio tagliaferri

I partiti di maggioranza restano perplessi. Tanti esponenti, anche quelli che alla Camera e al Senato si occupano di cultura, non ne erano a conoscenza: «Di solito si fanno riunioni preparatorie, ma questa volta nulla». Insomma, Giuli si sarebbe mosso da solo, tranne che su Ales, la società in house del ministero guidata da Fabio Tagliaferri, esponente di Fratelli d’Italia e amico di Arianna Meloni.

 

In questo caso la decisione di includere Ales, in automatico, nell’elenco delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza dell’Autorità anticorruzione sarebbe stata presa in accordo con i vertici di FdI.

 

Forza Italia, Lega ma anche alcuni esponenti di FdI sollevano, a taccuini chiusi, forti dubbi di costituzionalità presto recapitati a Giuli: «Come può essere approvato questo provvedimento in cui non si riscontrano profili di necessità e urgenza tali da giustificare un decreto?». Non solo riguardo la nomina di sei nuovi dirigenti, che costerà più di un milione e 500 mila euro per quattro anni, ma anche per lo stanziamento dei fondi.

 

ALESSANDRO GIULI PRESTA GIURAMENTO DA MINISTRO DELLA CULTURA AL QUIRINALE

Giusto per fare qualche esempio si parla di un milione e 150 mila euro per la realizzazione degli stati generali delle periferie, di un milione e 800 mila da dare a quattro istituti culturali e di dieci milioni per la valorizzazione della via Appia antica. Tra le norme attenzionate e che potrebbero essere modificate ci sono quelle che riguardano il piano Mattei, ovvero il piano strategico Italia-Africa, e il piano Olivetti per la cultura.

 

I deputati Pd della commissione cultura della Camera sottolineano che «i nuovi dirigenti saranno incaricati addirittura di controllare attività che rientrano già nelle competenze degli uffici ministeriali esistenti, portando a una duplicità di funzioni e risorse». Il capogruppo M5S in commissione cultura al Senato Luca Pirondini punta il dito contro Ales a cui «sarà dedicata una corsia preferenziale per ottenere più autonomia e potere quando deve indire una gara d’appalto». […]

fabio tagliaferri piazzapulitaPOST FACEBOOK DI FABIO TAGLIAFERRI PER ARIANNA MELONI

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…