
LA GRANDE DIFFERENZA TRA TRUMP E XI JINPING: IL PRIMO IMPROVVISA, IL SECONDO HA UNA STRATEGIA DI LUNGO PERIODO – PECHINO HA GIOCO FACILE NEL VEDERE IL BLUFF DEL TYCOON, CAPACE SOLO DI INNALZARE I DAZI SENZA FARE SUL SERIO SU TIKTOK E SUI LEGAMI DI XI CON PUTIN (ZERO SANZIONI ALLE AZIENDE CINESI CHE ACQUISTANO PETROLIO DA MOSCA) – IL FALSO PROBLEMA DEL DISAVANZO COMMERCIALE – IL “WALL STREET JOURNAL”: “STA FACENDO PIÙ DANNI ALLA PROPRIA CAUSA E AL PROPRIO PAESE DI QUANTI NE STIA FACENDO AL PARTITO COMUNISTA CINESE…”
Traduzione di un estratto dell’editoriale del “Wall Street Journal”
«Sta andando tutto secondo i piani», assicura la Casa Bianca, e viene quasi da sorridere di fronte a questa lettura ottimistica, che tenta di vendere la parziale marcia indietro di Donald Trump sui dazi come un trionfo. In realtà, Trump sta improvvisando, e sarebbe utile se avesse una vera strategia, in particolare nei confronti della Cina.
[…] Il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha dichiarato che l’obiettivo commerciale degli Stati Uniti è sempre stato isolare la Cina come principale trasgressore. Un approccio che ha le sue ragioni: le pratiche predatorie di Pechino includono attacchi informatici contro aziende e istituzioni americane, furto di proprietà intellettuale, trattamento discriminatorio delle imprese USA in Cina, e la disinformazione sul Covid-19.
DONALD TRUMP BANDERUOLA AL VENTO
Ma non è affatto chiaro cosa vogliano Trump e Bessent dalla Cina, né quale sia la strategia per ottenerlo. Vogliono davvero un disaccoppiamento completo delle due economie? Perché questo sembra suggerire un dazio del 145%. Ma ciò comporterebbe una massiccia discontinuità economica nel breve e medio periodo, considerando che si parla di circa 600 miliardi di dollari di scambi commerciali bilaterali che scomparirebbero o dovrebbero trovare nuove rotte. Un disaccoppiamento selettivo e mirato, limitato ai settori strategici, avrebbe più senso.
SCOTT BESSENT INTERVISTATO DALLA MSNBC
Eppure non è questo che dice Trump: mercoledì ha ribadito di sperare ancora in un accordo commerciale con la Cina. I dazi, in questa logica, sarebbero una leva negoziale per costringere il presidente Xi Jinping al tavolo. Il problema è che i dazi sono armi rozze, che colpiscono i consumatori americani tanto quanto gli esportatori cinesi. E i mercati stanno dicendo proprio questo: anche l’economia statunitense ne soffrirà.
C’è poi la contraddizione con cui Trump gestisce altre questioni legate alla Cina. Sta facendo un favore a Xi Jinping rifiutandosi di applicare una legge approvata dal Congresso che impone la vendita di TikTok, controllata dalla cinese ByteDance.
[…] Trump rifiuta anche di imporre sanzioni alle aziende cinesi che acquistano petrolio dalla Russia, contribuendo così a finanziare la macchina bellica di Mosca. Con queste scelte, Trump invia a Xi il messaggio che non è serio nel contrastare gli abusi della Cina.
Se Trump facesse sul serio, la strategia migliore sarebbe quella di coinvolgere gli alleati nella lotta contro il mercantilismo cinese. Ma non sembra interessato neppure a questo. Nella sua prima presidenza ha sprecato l’occasione migliore per isolare la Cina, uscendo dal Trans-Pacific Partnership, un accordo commerciale che escludeva Pechino. La Cina ha poi concluso un proprio accordo con molti dei Paesi abbandonati dagli Stati Uniti.
In questo mandato, Trump sta punendo apertamente quegli stessi alleati di cui avrebbe bisogno per costruire una strategia coerente. Ha imposto dazi al Canada e al Messico, insultando persino l’orgoglio nazionale canadese. Ha colpito il Giappone con il 24% di dazi, la Corea del Sud con il 25%, l’Europa con il 20%, il Vietnam con il 46% — quest’ultimo paradossalmente beneficiario del calo delle esportazioni cinesi verso gli USA dopo i dazi del primo mandato.
Ora questi dazi sono sospesi per 90 giorni, ma tutti questi Paesi sanno bene che Trump potrebbe ripristinarli in qualsiasi momento. Ha anche offeso il Giappone rifiutando che Nippon Steel acquistasse U.S. Steel, nonostante l’impegno a investire miliardi nella manifattura americana. Perché questi alleati dovrebbero fidarsi ora di Trump, se chiede loro di unirsi contro l’avanzata dell’intelligenza artificiale cinese? Se non possono accedere al mercato statunitense, potrebbero dover puntare su quello cinese.
MEME SUL CROLLO DEL VALORE DEL DOLLARO BY TRUMP
Il problema ideologico di Trump — o almeno uno dei tanti — è la sua ossessione per il disavanzo commerciale degli Stati Uniti, sia con gli amici che con i rivali. Ma il disavanzo, dal punto di vista economico, non è un problema reale. E se esistono problemi commerciali con gli alleati, possono essere affrontati con accordi bilaterali o multilaterali.
Il vero grande problema del commercio globale è l’abuso delle regole del libero scambio da parte del regime autoritario cinese. Ma la politica tariffaria di Trump, disordinata e improvvisata, non risolverà questo problema. Finora, sta facendo più danni alla propria causa e al proprio Paese di quanti ne stia facendo al Partito Comunista Cinese.
MEME SU DONALD TRUMP GOLFISTA E DAZISTA
BORN TO TARIFF - ILLUSTRAZIONE DEL FINANCIAL TIMES
scott bessent 1
DONALD TRUMP - FRA DAZIO DA VELLETRI
MEME SUL CROLLO DEI MERCATI DOPO I DAZI DI DONALD TRUMP