MI SI NOTA DI PIU’ SE FACCIO IL MARTIRE? – L’ASSENZA DI SAVIANO DAL SALONE DEL LIBRO DI FRANCOFORTE STAVOLTA NON E’ FRUTTO DELL’EPURAZIONE MELONIANA – E’ STATO CHIESTO ALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA EDITORI QUALI SCRITTORI INVITARE ED E’ VENUTO FUORI UN ELENCO DI SINISTRELLI MICA MALE, DA NICOLA LAGIOIA A CHIARA VALERIO – MANCAVA SAVIANO SOLO PERCHE’ LE DUE CASE EDITRICI CHE POTEVANO INDICARLO NON L’HANNO FATTO. LA PRIMA È “FUORISCENA” DEL GRUPPO SOLFERINO-CAIRO EDITORE (CHE NON È NEANCHE ASSOCIATO ALL’AIE) - L’ALTRO EDITORE CHE POTEVA INSERIRE LO SGOMORRATO NELLA LISTA ERA BOMPIANI, GRUPPO GIUNTI, PER LA QUALE, SEMPRE QUEST’ANNO, SAVIANO HA PUBBLICATO “SOLO È IL CORAGGIO” (MEZZO FLOP). L’EDITOR PRINCIPE DEL GRUPPO GIUNTI È ANTONIO FRANCHINI, CHE SI È MESSO IN TESTA DI…

Dagoreport

 

salone del libro francoforte.

In Italia non esiste la scrittura, ma esiste il circolino degli “scrittori”. Un circolino fondato contro: contro Berlusconi - che pubblicava i loro libri -, contro Salvini - che manco sa chi siano – e ora contro le camicie brune che hanno preso possesso, manu militari, persino del Salone del libro di Francoforte dove l’Italia è ospite d’onore. La letteratura è fiction e, di conseguenza, anche i letterati allestiscono da decenni la fiction sul pericolo fascista che impedisce loro di parlare (così possono nasconde il fatto che non hanno niente da dire).

 

salone del libro francoforte. 1

Per scegliere gli scrittori da invitare al Salone del Libro di Francoforte, le destre maldestre, con un metodo fascistissimo, hanno operato nel seguente modo: hanno chiesto all’Associazione italiana editori (presieduta dal coltissimo Innocenzo Cipolletta) quali scrittori invitare, questa li ha chiesti alle case editrici associate e in conseguenza alle segnalazioni hanno predisposto un elenco.

 

roberto saviano

Ne è uscito un manipolo di pericolosi squadristi mai sentiti: Silvia Avallone, Marco Balzano, Alessandro Baricco, Franco Buffoni, Mauro Covacich, Giuseppe Culicchia, Erri De Luca, Claudia Durastanti, Antonio Franchini, Nicola La Gioia, Vivian Lamarque, Vincenzo Latronico, Dacia Maraini, Paolo Nori, Valeria Parrella, Francesco Piccolo, Carlo Rovelli, Paolo Rumiz, Emanuele Trevi, Chiara Valerio, Sandro Veronesi e compagnia…

 

Tra essi, però, spiccava per assenza l’ayatollah del circolino, il martire pour l'excellence Roberto Saviano. Per allestire una nuova puntata della fiction sul pericolo fascista che impedisce agli “scrittori” senza scrittura di parlare non ci poteva essere un innesco migliore: sono state le destre, guidate dall’ex direttore Rai Mauro Mazza (avrà mai sfogliato un libro?), incaricato di gestire la presenza italiana a Francoforte (dopo il pasticciaccio di Ricardo Franco Levi), a mettere la mordacchia allo Sgomorrato.

MAURO MAZZA FIERA DEL LIBRO DI FRANCOFORTE

 

Ecco che parte la Resistenza, per solidarietà all’escluso. Il “tacitato” da 1.800 euro al minuto Antonio Scurati, e i locupletati collaboratori dei giornali come Emanuele Trevi e Paolo Giordano dicono che non andranno a Francoforte per solidarietà (e giù paginate sui giornali da parte delle giornalistine amiche). Giordano specifica (sui social) di aver detto che doveva andare a judo (che cose ridicole).

 

Francesco Piccolo e Sandro Veronesi (talmente tacitato che il “Corriere” annuncia in prima pagina che pubblicherà alcuni stralci del suo prossimo libro) decidono di andare lo stesso a Francoforte, ma di non svolgere il loro dialogo in Piazza Italia (ndr progettata dall’Albert Speer delle destre, Stefano Boeri) ma altrove, che, so, in corridoio, al cesso. Gli altri dissidenti saranno al fin fine invitati lo stesso, ma dagli editori stranieri che hanno tradotto il loro libro: più chic di così… Una buffonata.

 

URBANO CAIRO

Ma perché Saviano non era in elenco? Molto semplice, come ha rivelato in un tweet l’editore Laterza al Festival dell’Economia di Torino le due case editrici che potevano indicarlo non l’hanno fatto. La prima è Fuoriscena del gruppo Solferino-Cairo editore, che in aprile ha pubblicato un libro – del tutto senza successo – intitolato “Noi due ci apparteniamo”. E come mai l’editore, che è anche editore del “Corriere della Sera” del cui tacitato Saviano è un locupletato collaboratore non l’ha indicato? Semplice, perché Solferino-Cairo non è associata all’Aie. È perché non è associata all’Aie? Chiedere a Urbano Cairo, visto che Solferino non ha nemmeno uno stand-ino a Fancoforte.

 

antonio franchini

L’altro editore che poteva inserire lo Sgomorrato nella lista di Leporello era Bompiani, gruppo Giunti, per la quale, sempre quest’anno, Saviano ha pubblicato “Solo è il coraggio” (mezzo flop pure questo). L’editor principe del gruppo Giunti è Antonio Franchini, che si è messo in testa di fare, pure lui, lo scrittore. Infatti, ha pubblicato un libro su sua madre intitolato “Il fuoco che ti porti dentro”. Glielo ha pubblicato l’amica, camicia nera pure lei, Chiara Valerio, editor in chief della Marsilio. Solo che Franchini si è preoccupato che lui e Chiara Valerio fossero presenti a Francoforte invitandosi mentre hanno lasciato al suo destino lo Sgomorrrato.

 

La destra maldestra, che già aveva sbagliato affidandosi democraticamente alle case editrici che hanno operato per puro marketing e non per scelte culturali, e che poi ha risbagliato non accorgendosi che l’assenza dello Sgomorrato era l’ideale per sollevare un polverone, ha cercato di porre rimedio a una colpa che non aveva commesso.

 

roberto saviano

Il direttore generale del gruppo a cui fa capo Solferino, Alessandro Bompieri, vecchio amico di Innocenzo Cipolletta (presidente AIE) ai tempi della Confindustria, ha scritto una lettera stupefatto sull’assenza di Saviano (non si era accorto che Solferino non era associata all’Aie?).

 

A questo punto, l’homo senza libri Mauro Mazza ha potuto annunciare di inserire Saviano, seppur con una “segnalazione arrivata in ritardo”. La democrazia è salva? Manco per niente. Questa soluzione fascistissima si è rivelata un’altra ottima occasione per dar vita a un’altra puntata della fiction sul pericolo fascista che impedisce agli scrittori di parlare.

 

E giù paginate delle giornalistine con il loro rinnovato grido di dolore: troppo tardi, non ci andiamo. Anzi, no, ci andiamo a Francoforte, ma non in piazza Italia: mi si nota di più se vado in piazza Boeri, sto a casa a fare judo o parlo in corridoio con il mio amico a viaggio spesato? Tanto ci sarà sempre un “Corriere” che annuncia i nostri libri, una Bortone che combatte per la Libertà di stampa, una “Repubblica” che tuona contro la mordacchia…

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