
L’ATOMO FUGGENTE – SE GLI IRANIANI HANNO UN PROGRAMMA NUCLEARE È COLPA DEGLI STATI UNITI: FU EISENHOWER, NEL 1967, A FORNIRE IL PRIMO REATTORE A TEHERAN. ALLORA, LA PERSIA ERA MODERNA NEI COSTUMI, RICCA E FILO-OCCIDENTALE: 12 ANNI PIÙ TARDI, CON LA RIVOLUZIONE DI KHOMEINI, IL PAESE PIOMBERÀ NEL BUIO DELL’OSCURANTISMO ISLAMICO – ORA, USA E IRAN TORNANO A PARLARSI IN OMAN: I PRIMI COLLOQUI SONO ANDATI BENE: FINORA GLI AYATOLLAH HANNO VIOLATO OGNI ACCORDO SULL’ARRICCHIMENTO DELL’URANIO . QUESTA SARÀ LA VOLTA BUONA?
PROVE DI DISGELO IRAN-USA. COLLOQUI 'COSTRUTTIVI' A MUSCAT
Estratto da AGI
La prima prova tecnica di disgelo tra Iran e Stati Uniti sembra non essere andata male. Almeno nei toni e stando ai primi commenti arrivati da Teheran: i colloqui […] a Muscat sono stati "costruttivi e basati sul rispetto reciproco", hanno riferito dal ministero degli Esteri.
Tanto che alla fine una chiacchierata diretta tra i due arci-nemici c'è stata e che si è concordato un secondo round la settimana prossima. Il cerimoniale è stato elemento chiave del 'tripartito' in Oman.
Abbas Araghchi con il ministro degli esteri dell oman al busaidi
Il ministro degli Esteri iraniano Seyyed Abbas Araghchi e l'inviato speciale americano Steve Witkoff […] sono stati ricevuti separatamente dal padrone di casa, il capo della diplomazia omanita Seyyed Badr al Busaidi.
[…] L'Iran ha messo in chiaro i suoi di punti fermi: rifiuto di qualsiasi minaccia militare, negoziati solo sul nucleare, diritto dell'Iran all'arricchimento per scopi civili, un percorso chiaro verso un alleggerimento delle sanzioni. E avrebbe anche riproposto la sua vecchia idea di un Medio Oriente de-nuclearizzato, che significherebbe togliere a Israele l'arsenale atomico che mai ha riconosciuto di avere.
Abbas Araghchi e la delegazione iraniana in oman
E ha ribadito che mai andrà a Washington con il cappello in mano, nonostante le voci che a convincere la guida suprema Ali Khamenei ad accettare i colloqui chiesti da Trump sia stato lo spettro di un rovesciamento del suo regime.
E l'ammonimento del presidente Usa che "l'Iran non può avere l'atomica". "La nostra intenzione è di raggiungere un accordo equo e onorevole, da una posizione paritaria", aveva chiarito Araghchi prima dell'inizio dei colloqui Dal canto suo invece Washington insiste che il dialogo, se sarà, dovrà comprendere anche il ruolo regionale dell'Iran e il suo programma missilistico.
Steve witkoff con il ministro degli esteri dell oman al busaidi
Già parlarsi dunque è stato a suo modo un successo. Per oltre due ore e mezza, al Busaidi ha fatto la spola tra le due delegazioni sistemate "in stanze separate", ha tenuto a sottolineare il portavoce del ministro iraniano, Esmaeil Baqaei. Attraverso il ministro, americani e iraniani si sono scambiati le posizioni dei rispettivi governi sul programma nucleare dell'Iran e la revoca delle sanzioni.
Quando è apparso chiaro che tutto il possibile per un primo approccio era stato detto, le due delegazioni si sono apprestate a lasciare la sede dei colloqui. Ed è a quel punto che Witkoff e Araghchi si sono trovati faccia a faccia e hanno parlato direttamente per alcuni minuti, sempre alla presenza di al Busaidi. È la prima volta che esponenti dell'amministrazione americana e del governo iraniano hanno un contatto diretto dall'insediamento di Trump alla Casa Bianca. E a quanto pare non sarà l'ultima.
DWIGHT EISENHOWER CON LO SCIA DI PERSIA
[…] I colloqui tra Stati Uniti e Iran in Oman hanno segnato un "passo avanti" tra i due avversari, ha dichiarato la Casa Bianca, descrivendo le discussioni, tra cui quella con l'inviato regionale del presidente Donald Trump, come "positive e costruttive".
"Queste questioni sono molto complesse e la comunicazione diretta di oggi con l'inviato speciale Steven Witkoff ha rappresentato un passo avanti verso il raggiungimento di un risultato reciprocamente vantaggioso", ha dichiarato la Casa Bianca in una nota, aggiungendo che le parti hanno concordato di "incontrarsi di nuovo sabato prossimo".
LA CORSA ALLA BOMBA COMINCIÒ CON UN DONO AMERICANO ALLO SCIÀ MEZZO SECOLO DI ATOMO PERSIANO
Estratto dell’articolo di Greta Privitera peri il “Corriere della Sera”
È il 1967. Contesto: in Iran entra in vigore il «diritto di famiglia» che limita la poligamia, consente alle donne maggiori garanzie in caso di divorzio, aumenta l’età minima per il matrimonio da 15 a 18 anni. L’automobile di moda è la Paykan pubblicizzata da una ragazza in calzoncini e lo scià Mohammad Reza Pahlavi incorona se stesso Re dei Re.
PROTESTE CONTRO ISRAELE E USA IN IRAN
Sempre in quell’anno, nell’Iran moderno e irriconoscibile delle minigonne, delle discoteche, del vino e dei capi scoperti, succede una cosa che a guardarla oggi ha dell’incredibile: gli Stati Uniti forniscono a Teheran il primo reattore nucleare, come parte del programma «Atomi per la pace» del presidente Eisenhower.
Un «regalo» dunque diventerà poi il cuore di un conflitto che da quasi cinquant’anni contrappone America e Repubblica islamica. Ma ai tempi, Washington e Teheran sono «amici». Nel 1970, l’Iran rende il suo programma nucleare a uso civile soggetto alla verifica dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e lo Scià pianifica la costruzione di 20 centrali elettriche.
RICHARD NIXON CON LO SCIA DI PERSIA
[…] Va tutto a gonfie vele, fino al 1979. È l’anno della Rivoluzione, Pahlavi viene cacciato e con un grande consenso di popolo torna in patria l’ayatollah Ruhollah Khomeini che trasforma l’Iran in una Repubblica islamica. Gli Stati Uniti diventano «il Grande Satana», l’Occidente il male assoluto. L’ayatollah che odia l’America però si ritrova tra le mani un’eredità da sogno: infrastrutture nucleari made in Usa.
[…] Ma è la guerra con l’Iraq scoppiata nel 1980 e finita nel 1988 a convincere la Repubblica islamica che è tempo di dotarsi della bomba atomica. Iniziano anni di lotte combattute a colpi di sanzioni che piegano per sempre l’economia iraniana, bugie e «arricchimenti proibiti». L’Iran giura di voler fare un uso civile del nucleare. Il successore di Khomeini, l’ayatollah Ali Khamenei, nel 2003 pronuncia una fatwa, un editto religioso, che vieta la produzione di armi nucleari.
khamenei istruisce i chierici durante un meeting a teheran
Giura il presidente ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad che l’uso del nucleare iraniano è puramente a scopo civile. Gli indizi dicono altro.
[…] Nel 2009 Stati Uniti, Regno Unito e Francia svelano un progetto segreto in un villaggio di nome Fordow. Si tratta della costruzione di un secondo sito di arricchimento dell’uranio, nascosto a una profondità di 80 metri, nelle montagne vicino alla città di Qom.
La profondità di questo impianto è superiore a quella massima di penetrazione della più potente arma non nucleare statunitense, la bomba «bunker buster» a guida di precisione. Diventa sempre più evidente che i progetti della Repubblica islamica rischiano di andare in una direzione troppo pericolosa per il Medio Oriente e per il mondo tutto (solo nove Paesi sono dotati dell’arma nucleare).
In questi decenni, anche Israele, l’altro grande nemico degli ayatollah, tenta di arginare i piani iraniani. Lo fa con azioni di sabotaggio, infettando i sistemi informatici di Teheran e, si sospetta, con l’uccisione di scienziati nucleari iraniani.
La più famosa è quella di Mohsen Fakhrizadeh, colpito in un’operazione di intelligence israeliana con una mitragliatrice attivata da remoto: un atto mai rivendicato da Israele. Agli attacchi israeliani e statunitensi, gli ayatollah rispondono rafforzando le loro difese e nascondendo sempre di più gli avanzamenti tecnologici in campo nucleare. Solo nel 2015 si pensa di essere davanti a una svolta storica. Il 14 luglio, a Vienna, il presidente cosidetto riformista Hassan Rouhani firma il Jcpoa act, l’intesa fortemente voluta da Barack Obama con Usa, Gran Bretagna, Cina, Russia, Francia e Germania, che riduce le sanzioni in cambio della rinuncia a sviluppare il progetto nucleare.
Un accordo che viene stracciato nel 2018 da Donald Trump che applica a Teheran la strategia di «massima tensione»: sanzioni e isolamento. Con Biden si cerca di tornare al dialogo, ma senza risultati. […]
la macchina di Mohsen Fakhrizadeh
ali hosseini khamenei prima e dopo