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GIORGIA SI AGGRAPPA AL PNRR PER EVITARE UN BAGNO DI SANGUE A CAUSA DEI DAZI – LA TASK FORCE CHE MELONI HA RIUNITO IERI A PALAZZO CHIGI HA PARTORITO L’IDEA DI UTILIZZARE I FONDI DEL RECOVERY CHE NON POSSONO PIÙ ESSERE MESSI A TERRA DA QUI AL 2026 A CAUSA DEI RITARDI, PER DESTINARE LE RISORSE ALLE IMPRESE SOTTO FORMA DI INCENTIVI: L’OBIETTIVO È RIMEDIARE 10 MILIARDI DI EURO – MA C’È L’INCOGNITA DELLA COMMISSIONE UE, CHE DEVE DARE IL VIA LIBERA A UNA REVISIONE DEL PIANO – IL CORTOCIRCUITO DEL VIAGGIO DELLA DUCETTA DA TRUMP, PREVISTO IL GIORNO DOPO L'AVVIO DEI DAZI UE...

1. TASK FORCE DEL GOVERNO L’IDEA: PER LE IMPRESE DIECI MILIARDI DAL PNRR

Estratto dell’articolo di To.Ci. e G.Col. per “la Repubblica”

 

https://www.repubblica.it/politica/2025/04/08/news/task_force_governo_italiano_dazi_usa-424113669/?ref=RHLF-BG-P5-S3-T1-RIAPERTURA%7C

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni foto lapresse.

La task force si riunisce quando Piazza Affari ha appena chiuso, distinguendosi per un altro tracollo. Il terzo consecutivo. Giorgia Meloni chiama i suoi ministri a Palazzo Chigi: il titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per analizzare mercati e prospettive macroeconomiche.

 

E gli altri per ragionare sull’impatto dei dazi: i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, Adolfo Urso e Francesco Lollobrigida, insieme a Tommaso Foti. Al termine dell’incontro, la premier fa diffondere una nota in cui si ribadisce che «una guerra commerciale non avvantaggerebbe nessuno, né l’Unione europea né gli Stati Uniti». […]

 

PNRR

Non è un caso che si parli delle aziende, che vivono ore di angoscia. Meloni incontrerà i rappresentanti delle categorie produttive oggi pomeriggio a Palazzo Chigi. A loro assicurerà anche di essere pronta a battersi a Bruxelles per «intervenire sulle regole ideologiche e poco condivisibili del Green deal e sulla necessità di semplificare il quadro normativo».

 

La premier ritiene che esistano diverse soluzioni per destinare risorse ai settori sottoposti al tornado dei dazi. Il problema è capire quali siano i punti deboli della filiera. Quantificarne le perdite. E costruire la strategia migliore per sostenerle, sapendo che il Pnrr consente solo alcuni tipi di interventi innovativi. È un calcolo scivoloso, ma necessario. Così sul tavolo finisce il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

 

PNRR - I RITARDI ITALIANI NELLA SPESA DEI FONDI

Non un decreto di ristori, che sarebbe di difficile realizzazione: quelli a fondo perduto sbatterebbero contro le regole Ue degli aiuti di Stato, senza contare che i margini del bilancio sono esigui, se non nulli. Non a caso Meloni e Giorgetti insistono per una sospensione del Patto di stabilità. Al contrario, il Pnrr è uno strumento già a disposizione, con i prestiti inglobati nel debito e ancora un certo margine sulle sovvenzioni.

 

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7

La trattativa con Bruxelles per la revisione del Piano è già avviata. Ora però si tratta di riadattarla all’emergenza dazi. L’obiettivo è liberare fino a 10 miliardi, da girare alle imprese sotto forma di incentivi. In cima alla lista dei beneficiari ci saranno le aziende dei settori più colpiti dalle barriere commerciali di Donald Trump, come l’agroalimentare. Ecco allora il progetto allo studio. Poggia su un assist costruito in Europa da Raffaele Fitto: la riforma della politica di coesione. La programmazione potrà accogliere i progetti del Pnrr che non riusciranno a essere completati entro la scadenza del 31 agosto 2026.

 

Il disegno di Meloni parte da qui. Alcuni investimenti saranno spostati dal Piano alla Coesione, liberando circa la metà dei 10 miliardi per le imprese. L’altra metà arriverà da una rimodulazione di Transizione 5.0, i crediti d’imposta per gli investimenti green. Dei 6,3 miliardi previsti dal Pnrr sono stati utilizzati appena 700 milioni. Restano circa 4,3 miliardi, considerando che si stima un utilizzo di altri 1,3 miliardi da parte delle imprese. Quasi tutti i residui finiranno sui contratti di sviluppo.

 

giorgia meloni - meme by vukic

Aiuteranno le filiere produttive strategiche. La premier è pronta ad accogliere la proposta di Confindustria, ma non vuole che la riallocazione si trasformi in un “liberi tutti”. E quindi dirà no ai finanziamenti a pioggia. Per questo le risorse resteranno dentro il Pnrr, rispettando le milestone del Recovery.

 

C’è un’altra incognita che pende sui sostegni alle imprese: l’Europa. La Commissione deve dare il via libera alla revisione del Pnrr. I dazi premono, bisogna fare in fretta. Ma il lavoro aggiuntivo richiederà tempo, almeno un paio di settimane. Nel frattempo, Meloni prepara la missione da Trump. La data del colloquio alla Casa Bianca è il 16 aprile, anche se resta un margine per cambiare programma e spostare l’incontro al 17. [...]

 

2. IL GOVERNO STUDIA UNO SCUDO DA SEI MILIARDI CON FONDI PNRR

Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

DONALD TRUMP GIORGIA MELONI

E ora Giorgia Meloni deve sperare che la visita a Washington non si trasformi in un gigantesco inciampo. Sicuramente il tempismo non ha aiutato la premier: se sarà confermata la data, entrerà alla Casa Bianca il 16 aprile, meno di 24 ore dopo l'avvio dei primi controdazi stabiliti dall'Unione europea come ritorsione contro le tariffe di Donald Trump.

 

Difficile che l'imprevedibile presidente americano non faccia un riferimento in pubblico, nello Studio Ovale o in conferenza stampa, alla mossa degli europei. L'imbarazzo di Meloni lo raccontano i retroscena dell'incontro dei ministri del Commercio estero – per l'Italia presente il titolare degli Esteri Antonio Tajani.

 

Il governo ha provato a rinviare di due settimane (il 30 aprile) l'entrata in vigore dei dazi Ue proprio per sminare il faccia a faccia tra la presidente del Consiglio e Trump. Ma non c'è stato niente da fare.

GIORGIA MELONI STRETTA TRA SALVINI E TAJANI SU POLITICO

 

[…]  Lo smarrimento di queste ore è negli occhi dei fedelissimi che riportano il pensiero della premier: «Ho il dovere di provarci comunque» è la frase che ripete a chiunque le esprima il pessimismo di fronte al crollo dei mercati mondiali.

Anche se non c'è grande speranza all'orizzonte, nella nota di fine vertice Palazzo Chigi ha ribadito che «l'allarmismo rischia di causare danni ben maggiori di quelli strettamente connessi con i dazi».

 

[…]  Ieri c'è stata la prima riunione della task force governativa: erano presenti Meloni, Tajani, Matteo Salvini e i ministri direttamente interessati, Giancarlo Giorgetti (Economia), Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Adolfo Urso (Made in Italy), Tommaso Foti (Affari Ue), assieme al sottosegretario della presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. […]

 

DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI MEME

 A preoccupare maggiormente, spiegano da Fratelli d'Italia, è l'agroalimentare. Più in generale, però, si è discusso di quale soluzioni mettere in campo. Oggi, il confronto con le categorie produttive consentirà anche di ragionare sulla fattibilità di alcune proposte. Una delle ipotesi che circola molto in ambienti di governo è quella suggerita da Confindustria: aprire all'utilizzo di parte delle risorse del Pnrr.

 

 Si punta ai soldi di Transizione 5. 0, poco meno di 6 miliardi di euro, che altrimenti l'Italia difficilmente sarà in grado di utilizzare per il 2026, come previsto dalle regole del Piano. Un fondo di aiuto e compensazione alle imprese potrebbe essere integrato da altri soldi del Pnrr dirottati strategicamente ai fondi di Coesione (che hanno una scadenza nel 2029). Il tutto potrebbe arrivare a poco meno di dieci miliardi di euro. Ovviamente le modifiche di destinazione andrebbero negoziate con Bruxelles.

 

raffaele fitto giorgia meloni - foto lapresse

Dopo la riunione con i ministri, c'è stato un vertice ristretto a tre tra Meloni, Tajani e Salvini. Ed è stato in quel momento che è emersa come prevalente la convinzione di non poter fare altro che restare allineati alle decisioni dell'Ue, una linea da sempre sostenuta dal capo della Farnesina e completamente avversata da Salvini.

 

Da quanto risulta, però, i toni del segretario leghista sono stati molto meno assertivi contro l'Unione di quelli mostrati in pubblico. Meloni considera il viaggio da Trump un'occasione per tentare di arrivare a un compromesso, negoziando accordi vantaggiosi per entrambi, Usa e Ue: l'obiettivo sarebbe convincere il tycoon a essere più collaborativo, mostrando – in cambio – il volto del governo politicamente più amico in Europa. […]

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