L'ITALIA CHE NON PUÒ FERMARSI - MARTINA BENEDETTI, L'INFERMIERA COL VOLTO SEGNATO DALLA MASCHERINA CHE HA COMMOSSO L'ITALIA CON UN POST SU FACEBOOK, PARLA AI LUNATICI DI RADIO2: "ECCO COME E' NATO IL MIO POST. LA MAGGIOR PARTE DI NOI INFERMIERI SI SENTE ABBANDONATA. LA NOSTRA RIANIMAZIONE E' PRATICAMENTE SATURA. SCARSEGGIANO I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE. SPERO CHE QUANDO TUTTO QUESTO SARA' FINITO CI SI RICORDI DI NOI. NON SOLO A LIVELLO EMOTIVO MA ANCHE ECONOMICO E CONTRATTUALE"
Caldo, afa .... sensazione di respiro corto, goccioline di sudore che cadono dal viso, un viso che senti sciogliere...
Pubblicato da Martina Benedetti su Martedì 10 marzo 2020
Da I Lunatici Radio2 https://www.raiplayradio.it/programmi/ilunatici/
Martina Benedetti, infermiera che opera nel reparto di terapia intensiva e rianimazione del Noa a Massa, ha commosso l'Italia con una foto pubblicata sul proprio profilo Facebook che in poche ore ha raccolto più di 80.000 like e 30mila condivisioni. Nella notte ha raccontato la sua storia ai Lunatici di Rai Radio2, programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta ogni notte dalla mezzanotte e mezza.
Martina ha parlato di come è nato il post che ha commosso l'Italia: "Sono uscita alle 22 dal turno di pomeriggio e mi sto un attimino rilassando dopo questi giorni di fuoco. Non è facile, non è per niente facile timbrare ogni mattina il cartellino e trovarsi nella situazione che stiamo vivendo oggi. Facciamo un grande sforzo fisico, uno sforzo che non fa che aumentare il disagio a livello emotivo. Il mio post nasce da uno smonto notte. Avevo tutti questi segni sul viso di questa mascherina, dei dispositivi di protezione che usiamo per proteggerci dal contagio, mi sentivo attonita, atterrita, mi sono fatta questa foto, non avrei mai pensato di pubblicarla. Poi mi sono venute delle sensazioni, delle parole, le ho condivise. Non pensavo di ricevere così tanti messaggi".
striscione per medici e infermieri
Martina lavora presso la rianimazione e terapia intensiva del Noa, a Massa: "Molte persone mi hanno scritto cose bellissime. Tanto affetto. Tanti mi hanno scritto che dai dati e dalle statistiche non capivano. Con una testimonianza più umana, invece, si sono resi conto. Quando abbiamo preso il primo paziente positivo per il Covid 19 ci ha spiazzato. Ora la nostra rianimazione è praticamente satura. E siamo diventati un set Covid. E rispetto alla Lombardia, ad esempio, da noi la situazione pare ancora sotto controllo. L'attrezzatura che indossiamo è indispensabile per proteggerci, ma rende il lavoro molto più pesante. Speriamo di riuscire a risolvere il problema dei dispositivi di protezione individuale che scarseggiano. I camici impermeabili e le tute fino a poco tempo fa erano contate, ora stanno arrivando. E poi le mascherine al momento sono carenti. Speriamo arrivino presto e per tutti. Ci sentiamo un po' insicuri nel fare il nostro lavoro senza i dispositivi giusti e nelle quantità sufficienti".
striscione per medici e infermieri
Martina ha raccontato: "Da quando abbiamo il primo paziente Covid 19 non ho più contatti sociali. Evito le mie nonne, anziane. Non vedo la mia bisnonna di 102 anni. Evito i contatti con i bambini, le mie amiche, le persone più fragili della mia famiglia. Vivo in casa segregata e mi sposto solo per andare a lavorare. Molte persone sottovalutano il nostro sacrificio. Spero che quando tutto questo sarà finito ci si ricordi di noi. Non solo da un punto di vista del riconoscimento sociale, ma anche contrattuale e remunerativo. La maggior parte di noi infermieri si sente abbandonata".
Ecco come Martina ha deciso di diventare infermiera: "Volevo fare giurisprudenza alle superiori. Volevo anche scrivere libri per bambini. L'idea di diventare infermiera è nata con l'associazionismo. Quando ero alle superiori ho avuto la fortuna e l'onore di far parte dell'associazione 'Un cuore un mondo' che opera presso un ospedale pediatrico di Massa. Tramite questa associazione andavo ad assistere i bambini cardiopatici negli ospedali. Da lì mi è nata la passione per questo lavoro. E' stata la svolta che mi ha fatto cambiare strada".
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