L’UNICA IDEOLOGIA CHE CONOSCONO I MILIARDARI DELLA SILICON VALLEY È QUELLA DEL PORTAFOGLIO – LA SVOLTA TURBO-TRUMPIANA DI MARK ZUCKERBERG, CHE PER ANNI CI HA SBOMBALLATO CON LE PIPPE SULLE FAKE NEWS, LA DIVERSITÀ E L’INCLUSIONE, È IL SEGNO CHE IL PROGRESSISMO DEI TECNO-PAPERONI ERA SOLO UNA FACCIATA. SERVIVA A SEGUIRE IL TREND IMPOSTO DALL’ELITE LIBERAL. ORA CHE TORNA TRUMP, ECCO L’INVERSIONE A U…
Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
l orologio greubel forsey da 900mila dollari di mark zuckerbeg 5
Da sempre considerato, coi 3 miliardi di utenti delle sue reti (Facebook, Instagram, WhatsApp, Threads), capo di un gruppo (Meta) più potente di molte nazioni, Mark Zuckerberg nelle ultime settimane ha imposto un brusco cambio di rotta alla corazzata dei social media, stravolgendo politiche aziendali fin qui presentate come espressione di saggezza di una società consapevole di produrre una sorta di servizio pubblico planetario.
[…] Quando il fondatore di Facebook è andato a Mar-a-Lago alla fine di novembre, si è congratulato con Donald Trump e ha donato un milione di dollari per l’inaugurazione della sua presidenza, è stato facile dipingerlo, insieme con gli altri tycoon della Silicon Valley accorsi da Trump portando elogi e doni, come il classico saltatore sul carro del vincitore.
Con le sue ragioni variamente interpretate dagli analisti: semplice inginocchiamento davanti a un nuovo potere nelle speranza di ottenere benefici e corsie preferenziali; paura per le minacce che Trump gli aveva rivolto durante l’estate («se aiuti Kamala Harris con le tue reti passerai i resto dei tuoi giorni in galera»); timore di essere spiazzato, e ridimensionato, a causa del ruolo conquistato dal suo avversario storico, Elon Musk, a fianco del presidente. O tutte e tre le cose insieme.
[…] Ma, a giudicare dalla raffica di atti decisi successivamente per ingraziarsi Trump, cambiando uomini e politiche editoriali, Zuckerberg non è soltanto salito sul carro del vincitore: ci sta ballando anche sopra.
Scelte come la nomina del trumpiano Joel Kaplan a capo dei global affairs del gruppo al posto dell’ex vicepremier britannico Nick Clegg e l’inserimento nel board di Meta di Dana White, capo della federazione di ultimate fighting e grande amico di Trump, sono state fatte per compiacere il presidente.
MARK ZUCKERBERG - ELON MUSK - JEFF BEZOS - IMMAGINE CREATA DA GROK
Kaplan che, a differenza di Clegg, non vuole sentir parlare di filtri dei contenuti immessi in Rete per eliminare calunnie, falsità, teorie cospirative, ha subito deciso la soppressione del fact checking dei moderatori, sostituito da alcune blande avvertenze come quelle della rete concorrente X di Musk, esplicitamente indicata come il modello da seguire.
[…]
Tanto zelo è valso a Zuckerberg il plauso esplicito di Trump e un nuovo invito a Mar-a-Lago dove, secondo il sito Semafor, è tornato venerdì scorso. Il fondatore del gruppo ora sostiene che i filtri dei contenuti che lui stesso aveva introdotto anni fa comportavano «troppi errori e troppe censure»: bisogna cambiare rotta.
Giuridicamente il suo diritto è fuori discussione: Zuckerberg, proprietario del 13,68% del gruppo Meta, controlla, però, il 61,2% delle azioni con diritto di voto. Può, quindi, fare quello che vuole. Ma ha sempre promesso di esercitare questo grande potere nella consapevolezza di guidare un gruppo con un’enorme capacità di influenzare l’informazione, la politica, i comportamenti sociali. Ci sono, invece, almeno tre buoni motivi per ritenere che le sue scelte riflettano essenzialmente il suo interesse personale e logiche di profitto a tutti i costi.
[…]
Il primo riguarda il modo in cui Zuckerberg ha cancellato il fact checking. Tutto è modificabile, ha notato Michael McConnell, copresidente del Meta Oversight Board, l’organismo creato dallo stesso fondatore anni fa per dimostrare che le decisioni più delicate erano prese in modo responsabile, filtrate da un’alta autorità morale, «ma né io né il board internazionale di esperti siamo stati consultati. Si doveva discutere e decidere in altri momenti, non sotto questa pressione politica».
[…] La seconda questione riguarda il rilievo all’informazione dato dalle reti di Meta. Nell’era Biden, Zuckerberg aveva mantenuto i filtri sui contenuti ma, per cercare di sottrarsi agli attacchi della destra, aveva ridotto di molto il peso delle news nelle sue piattaforme sostenendo che la gente vuole quasi solo comunicazioni private, tipo contatti con parenti e amici. Ma ora che, come dice esplicitamente il fondatore, «siamo in una nuova era», ecco che, come per incanto, viene riscoperta l’importanza del «ruolo civico» dei social: l’informazione torna centrale.
[…]
MARK ZUCKERBERG ANNUNCIA L INGRESSO DI JOHN ELKANN NEL CDA DI META
Infine il voltafaccia sulla promozione dei valori DEI (sta per diversity, equity, inclusion). Abbracciate da anni da Meta, queste garanzie relative soprattutto a razza e sesso dei dipendenti, sono state cancellate da Zuckerberg con una comunicazione interna. Ora lui sostiene di averle subite: pressato da un personale progressista che gli ha imposto una cultura woke da lui non condivisa. Ora che il clima è cambiato (con Trump) può finalmente liberarsene: un vero leader.
l orologio greubel forsey da 900mila dollari di mark zuckerbeg 2MARK ZUCKERBERG ALLE HAWAII MARK ZUCKERBERG ALLE HAWAII