“LA STORIA RESTITUIRÀ FORSE UN PO' DI ONORE A MACRON” – “LA STAMPA” IN LODE DEL PRESIDENTE FRANCESE CHE, CON LA SUA MOSSA, HA BLOCCATO L'AVANZATA DI MARINE LE PEN DOPO IL RISULTATO DELLE EUROPEE – “È STATO INCREDIBILMENTE DILEGGIATO E VILIPESO PER AVER INDETTO ELEZIONI ANTICIPATE. KAMIKAZE, COLPO DI POKER, FOLLE SALTO NEL BUIO. FIOR DI DEMOCRATICI L'HANNO ACCUSATO DI AVER RESTITUITO LA PAROLA AL POPOLO COME SI FA NELLE DEMOCRAZIE. NON ESSENDO UN INGENUO, MACRON NON IMMAGINAVA DI VINCERE LE ELEZIONI, MA CERCAVA IL MODO DI INFRANGERE L'IMMAGINE TRIONFANTE DI MARINE LE PEN”
Estratto dell’articolo di Cesare Martinetti per "La Stampa"
La Storia restituirà forse un po' di onore ad Emmanuel Macron, incredibilmente dileggiato e vilipeso per aver indetto elezioni anticipate. Kamikaze, colpo di poker, folle salto nel buio. Fior di democratici l'hanno accusato non di aver chiesto «pieni poteri» o nominato un generale dell'Armée alla guida del governo. Ma di aver restituito la parola al popolo come si fa nelle democrazie.
E adesso che il popolo si è espresso, di nuovo l'accusano per aver gettato il parlamento nel caos, perché nessuno ha la maggioranza assoluta e tocca discutere per formare un governo.
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MARINE LE PEN - JORDAN BARDELLA - EMMANUEL MACRON - MEME BY EDOARDO BARALDI
A Parigi sono passate appena 72 ore dal voto e sembra il finimondo. Il presidente, prima di imbarcarsi per gli Stati Uniti e il vertice Nato, ha però fatto sapere di non sentirsi indebolito perché «la maggioranza dei francesi ha detto no agli estremismi».
Ma per capire meglio bisogna tornare indietro di due anni.
Dopo il ballottaggio vinto contro Marine Le Pen 58 a 42, Macron nelle legislative non aveva ottenuto la maggioranza assoluta. Questo l'ha costretto a due governi di minoranza, con primi ministri Élisabeth Borne e Gabriel Attal, attualmente in carica. Due anni vissuti sempre sul filo delle mozioni di censura (sfiducia) di destra e sinistra.
Il 9 giugno scorso, alle elezioni europee, il Rassemblement di Marine Le Pen ha stravinto (32 per cento contro il 16 della lista presidenziale) in una consultazione con il sistema proporzionale, ben diversa da quella politica nazionale che si fa con il maggioritario a due turni e ballottaggio in ognuno dei 577 collegi elettorali.
IL DISCORSO ALLA NAZIONE DI EMMANUEL MACRON DOPO LE EUROPEE
Di fronte al successo di Le Pen, Macron poteva far finta di niente e rassegnarsi a passare i prossimi tre anni (fino alla presidenziale 2027) sotto il fuoco concentrato dell'estrema sinistra di Mélenchon ma soprattutto dell'estrema destra lepenista sospinta dalla dinamica vincente. Ha scelto di sciogliere l'Assemblea e convocare elezioni anticipate.
Non essendo certamente un ingenuo, Macron non immaginava di vincere le elezioni, ma cercava il modo di infrangere l'immagine trionfante e apparentemente inarrestabile di Marine Le Pen. Ha così deciso di lanciare «una grenade dégoupillée» (una bomba innescata) tra le gambe dell'avversaria, come rivelato da un crudo retroscena di Le Monde. Nella dichiarazione ufficiale il presidente ha naturalmente usato un linguaggio ben diverso, parlando di una necessaria «chiarificazione».
L'effetto è stato il risultato del voto di domenica: Rassemblement in crescita ma solo terzo partito, con 126 seggi all'Assemblea (più 17 di una frazione gollista) ben lontano dalla maggioranza assoluta di 289 che pure era stata prevista da qualche sondaggio e agitata per settimane come uno spauracchio incombente sul paese. Prima per voti la sinistra del Nuovo Fronte Popolare con 180 seggi (ma solo 71 gli Insoumis di Mélenchon), seconda la coalizione del presidente con 163 deputati.
Un esito del tutto imprevisto dai sondaggi, ottenuto grazie ai ballottaggi segnati da un'onda mai vista di "désistements", rinunce, da parte dei candidati più deboli per favorire a destra e a sinistra gli anti-Rassemblement. Se la vittoria della gauche è dunque apparente, la sconfitta del Rassemblement è però certa.
Cocente la delusione dei cantori dell'estrema destra come il filosofo Michel Onfray (uno che piace molto a Roberto Saviano, tanto per dire quant'è diffusa la confusione delle lingue) che nell'intervista di ieri a La Stampa si è dichiarato stupefatto e allibito, denunciando un assurdo «regime dell'Eliseo». Un populista contro un voto del popolo: non c'è vergogna.
marine le pen jordan bardella - elezioni in francia
Tutto si gioca però nella nuova Assemblea, dove escludendo le estreme, sono possibili due maggioranze relative: una di centro destra con macroniani e gollisti (229 voti) e una di centro sinistra con i deputati del presidente più socialisti e verdi (263). Scenari politici entrambi inediti, ma obbligati.
Dal successo del nuovo governo dipenderà la possibilità di sbarrare la strada dell'Eliseo al Rassemblement nel 2027. Macron ha fatto esplodere la sua granata. Un cinico azzardo? Giudicherà la Storia. Ma intanto Marine Le Pen ha perso la mano.