1. LAPO STRACULT: “CAMBIO SPESSO TAGLIO PERCHÉ MI PIACE METTERMI IN DISCUSSIONE”! 2. DAGO-PRESENTAZIONE DEL NON-LIBRO” DEL NON-SCRITTORE: “LE REGOLE DEL MIO STILE” 3. L’IMMAGINE DEVE AVERE IL SUO POTERE, E QUELLA DELL’EX SVALVOLATO NIPOTE DELL’AVVOCATO (OGGI ACQUA LISCIA E ASPIRINA GRANULARE), E’ L’ELOGIO DI QUEL “PENSIERO SUPERFICIALE CHE RENDE LA PELLE SPLENDIDA”. ECCO: IL SUPERFICIALISMO SENZA LIMITISMO COME MASSIMO DELLA PROFONDITÀ: SCUSATE, A CHE SERVE ANDARE A CERCARE CHISSÀ QUALE VERITÀ, SCAVARE SCAVARE E POI MAGARI TROVARLA E UNA VOLTA RITORNATI SU CAPIRE CHE QUELLA “VERITà” È GIÀ INUTILE PERCHÉ È TUTTO CAMBIATO? 4. “NON C’È NULLA CHE NON SIA STATO DETTO SU DI ME. CREDO CHE UNO POSSA SCIVOLARE SU UNA BUCCIA DI BANANA MA QUELLO CHE CONTA NON È COME CADI MA COME TI RIALZI”

Video di Veronica Del Soldà

Foto di Luciano Di Bacco

 

 

DAGOREPORT

«Uso una crema per gli occhi se sono stanco, un idratante sempre, poco profumo, mai lo stesso. Ho una vera mania per i capelli. Cambio spesso taglio perché mi piace mettermi in discussione». Inizia dalla lettura del capitolo "Beauty", la Dago-presentazione del "non-libro" del non-scrittore Lapo Elkann "Le regole del mio stile" alla libreria Arion di Palazzo delle Esposizioni a Roma.

L'immagine deve avere il suo potere, e quella dell'ex svalvolato nipote dell'Avvocato (oggi acqua liscia e aspirina granulare), almeno a surfare tra pensieri, colori e paradossi alla Diane Vreeland delle pagine del suo ‘work in regress' (le pagine procedono all'indietro come fossero i giri di un Gran premio di F1) non è la «posa di un dandy che vuole stupire» a tutti i costi ma l'atto di creatività di un imprenditore in blue-jeans connesso con la realtà contemporanea che crede nella «personalizzazione del prodotto» e resta convinto che il denim possa essere applicato a tutto («ma bisogna saperlo portare: io ci ho fatto il sellino del motorino, l'interno della mia Ferrari, i miei smoking, il frigorifero...»).

Accanto al presidente di Italia Independent (e consulente Ferrari) il suo amico interista Marco Materazzi («nel bene e nel male lui è uno con le palle che non ha paura di mostrarsi per quello che è») e il vecchio compagno di università Andrea Lupo Lanzara, direttore generale dell'Accademia di Costume e di Moda. In platea a rimirare lo stile Lapo ci sono, tra gli altri, la zia Maria Sole Agnelli, l'imprenditrice bulgara Darina Pavlova, Guido Torlonia, Marcello Sorgi, Maria Corbi e Laura Laurenzi, Gelasio Gaetani D'Aragona, etc. etc.

Dago mescola Federico Zeri ("ognuno vede quello che sa"), il libro "Power Look" del mitologico Egon von Fürstenberg e l'elogio di quel "pensiero superficiale che rende la pelle splendida" (per dirla con gli Afterhours). Ecco: il superficialismo come massimo della profondità: a che serve andare a cercare chissà quale verità, scavare scavare e poi trovarla e una volta su capire che è già inutile perché è tutto cambiato?

Il rampollo di casa Agnelli prende a contaminare i diversi territori del bello e discetta di piccole e medie imprese e artigiani, «motore del rilancio del Paese». Poi mentre una gran coda si mette in fila per la firma sulle copie del suo libro, l'ex svalvolato risponde alle domande su Renzi («che ha votato alle primarie») anche se per raccontarlo non c'è cosa migliore della pagina del suo libro in cui scrive: «Non c'è nulla che non sia stato detto su di me. Per quel che mi riguarda credo che uno possa scivolare su una buccia di banana ma quello che conta non è come cadi ma come ti rialzi..»

 

Una maglia per Lapo Pubblico Micaela Calabresi Materazzi tatuato

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